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Love difference

Silvio Remotti

1 In pratica

2 Spunti di riflessione

2.1 Punti di forza


Le prospettive dell'organizzazione

L’intervista realizzata con Filippo Fabbrica – coordinatore del movimento LD – ha evidenziato svariati punti di forza che collocano LD come realtà di assoluto rilievo nel panorama delle iniziative interculturali piemontesi.


Primo elemento di notevole interesse è la concezione dell’arte – dell’azione creativa – proposta dal network. «Le pratiche artistiche – sulla scorta di quanto teorizzato da Pistoletto nel suo “Manifesto Progetto Arte” del 1994 – sono oggi chiamate a relazionarsi e ad agire su e con il contesto sociale». L’interpretazione dell’arte, della cultura in generale, proposta da LD – prosegue Fabbrica – permette di ispirare, alimentare e generare concreti cambiamenti sociali. È questa dunque la finalità del movimento: agire su problematiche urbane, economiche e sociali utilizzando come concreto strumento operativo la creatività dell’artista. Attraverso i numerosi incontri organizzati da LD si sono progettati, nel corso degli anni, azioni concrete per migliorare la qualità della vita delle persone. Dall’intervento nei villaggi non riconosciuti del Negev alla creazione di strutture aggregativo-culturali nel campo profughi di Farkadona, dalla riqualificazione urbanistica (Casablanca, Marsiglia, Roma, Milano) al contrasto del digital divide (Pontos de cultura) dai progetti di sensibilizzazione sulle realtà migratorie (LD Tour, Skin of Biella) alla promozione del free software e free knowledge (Bledi in progress, D-Media). Tematiche diverse, progettazioni e target diversi. Ma uniti da un unico filo conduttore – motore del movimento LD – “la creatività artistica ha la possibilità di produrre cambiamenti, miglioramenti nella quotidianità degli individui”. La metodologia di lavoro condivisa dal network – riflette Fabbrica – presuppone un modus operandi basato su alcuni principi cardine. Tra questi: l’osservazione e l’analisi del contesto in cui si agisce, il coinvolgimento delle competenze e delle risorse già presenti in loco, la capacità di relazionarsi in modo costruttivo con i soggetti coinvolti, il learning by doing, l’action research.


Un secondo aspetto di forza, sottolineato dal coordinatore del movimento, è «l’attenzione e la valorizzazione dell’individuo, delle sue competenze e abilità». Sono le persone – spiega Fabbrica – che (o come soci sostenitori o come soci operativi LD) pensano e realizzano concretamente i progetti, che si interessano a studiare le modalità d’attuazione, che propongono collaborazioni e sinergie. Il rapporto umano – la relazionalità – diventa elemento centrale, indispensabile per tradurre in azione le idee, per co-operare, per essere network. Un altro fattore di interesse è rintracciabile nella sostanziale crescita del movimento: durante i primi anni di attività, LD realizzava progetti piuttosto semplici e lineari, che – generalmente – coinvolgevano un solo soggetto (un artista) e agivano in un contesto sociale tutto sommato ristretto (si vedano per esempio i progetti di cooperazione Bledi in progress, Memento Vivere). Oggi invece, pur continuando a promuovere azioni artistiche circoscritte – ma non per questo meno incisive – il movimento si dedica all’ideazione di progetti più complessi e articolati che, non di rado, arrivano a coinvolgere vaste aree urbane se non intere città. Si veda a tal proposito i tre interventi compiuti a Venezia, piuttosto che le operazioni La Source du Lion a Casablanca o Gundran for Art and Development presso il villaggio egiziano El-Max (citati in “Codex – Laboratorio sull’arte e la conoscenza libera per la trasformazione sociale”, punto 1.2). Anche il workshop successivo, “Metodi: progetto di ricerca sulle relazioni arte e società”, testimonia quanto l’ambito di intervento si sia allargato: ricordiamo, a titolo d’esempio, i lavori di riqualificazione urbana (e soprattutto sociale) realizzati nei quartieri Isola a Milano, Corviale a Roma, Nowa Huta a Cracovia.

L’attuazione di questi progetti ha ovviamente richiesto operazioni ad ampio raggio e il conseguente coinvolgimento non soltanto di artisti, ma anche di sociologi, architetti, educatori e – naturalmente – degli stessi cittadini. Il cambiamento nella progettazione (da una più mirata e circoscritta a una più impegnativa e multidimensionale) va letto come il risultato dell’evidente consolidamento del network. Filippo Fabbrica: «Un network che, partito nel 2002 da Cittadellarte di Biella, da un luogo fisico, oggi riesce a riunire e coinvolgere numerose persone e professioni provenienti dai diversi paesi del Mediterraneo». Gli interventi sociali proposti da LD richiedono una vasta rete, articolata, eterogenea nella progettazione e nella tipologia di soggetti coinvolti. L’obiettivo che si sta tentando di raggiungere – con finora ottimi riscontri, aggiungiamo noi – consiste proprio nel coinvolgere, attorno al messaggio “Love Difference”, attori con competenze e specificità differenti: dalle istituzioni all’associazionismo, dalle imprese alla cittadinanza. Tutti interessati a porre le basi per una concreta interazione tra creatività artistica e trasformazione sociale.


Un ulteriore elemento di forza che LD evidenzia, risiede secondo Fabbrica, nella metodologia utilizzata per realizzare i diversi progetti. «Abbiamo notato che pur cambiando il contesto sociale in cui operare e i soggetti con i quali interagire, rimane costante il nostro metodo: partendo dalla propria individualità capire cosa poter fare, cosa voler raggiungere. Osservare la particolare realtà in cui ci si trova, considerare le modalità per concretizzare le idee progettuali. Conoscere e comprendere le persone». È una metodologia che il movimento LD applica a tutte le iniziative cui partecipa. Essa – conclude Fabbrica – rivela la propria utilità nell’organizzazione del lavoro e nell’individuazione degli eventuali sviluppi di un ciclo progettuale.


L’ultimo aspetto di rilievo individuato da Fabbrica concerne la modalità comunicativa propria di LD. La sagoma del Mediterraneo – simbolo del movimento – racchiude nella sua ageometrica semplicità la filosofia alla base del movimento: un mare metaforico che non separa più popoli e paesi, ma che li accomuna in un nome di una politica intermediterranea. Un mare che diventa il centro a cui guardare, una superficie liquida in cui dialogare, incontrarsi, cooperare. «E’ un simbolo assolutamente efficace, di grande impatto concettuale. Così come anche lo slogan: “Amare la differenza” è un nome che colpisce, che trasmette in modo diretto i valori che intendiamo promuovere. Il simbolo e lo slogan – questa è la loro forza – possono essere declinati in moltissimi altri format. Love Difference può essere una stazione radio, una rivista, un programma di scambio universitario sul modello Socrates, un movimento per promuovere il dialogo interculturale».  

La prospettiva di Interculture map

Il movimento LD presenta, secondo il nostro punto di vista, svariati motivi di interesse e, dunque, numerosi elementi di forza. In primo luogo – l’aspetto che ci ha immediatamente colpito – è l’interpretazione dell’arte presentata dal movimento. LD – come ricordava in uno slogan Pistoletto – pratica e ricerca un’arte “eterodossa”: alternativa a quella museale, innovativa nel messaggio che veicola, incentrata sulla società e sulle sue problematiche. Un’arte che dunque, esce dal museo e che si fa strumento di sensibilizzazione e di conoscenza. Un’arte che nasce – esplicitamente – per promuovere azioni e cambiamenti sociali. La creatività, come abbiamo più volte osservato, può intessere rapporti significativi con il mondo socio-politico.

Da un lato, ha la possibilità di offrire – questa è la dichiarata mission di LD – prospettive e orizzonti alternativi, contribuendo a ispirare in tal modo politiche economico-sociali responsabili, democratiche e sostenibili. Dall’altro lato, come si può verificare nella sezione dedicata ai progetti creativi LD (punto 1.3), l’arte può incidere concretamente sui contesti sociali in cui si propone di agire. “Responsabilità, partecipazione, sostenibilità, condivisione, trasparenza” sono i criteri che una azione artistica LD deve esibire. Elementi questi, che permettono all’artista di operare concretamente su un determinato contesto sociale, di incidere su di esso per migliorarlo. Il filone progettuale della “riqualificazione urbana” proposto da LD ne è un fulgido esempio. Ma anche le campagne di sensibilizzazione (LD Tour, Europoly, Skin of Biella) – e le modalità con cui sono state realizzate – rappresentano un chiaro tentativo di sradicare il senso comune e, nel contempo, offrire nuovi paradigmi con cui leggere il tema dell’immigrazione.


L’essersi strutturato come un network rappresenta indubbiamente un secondo aspetto importante del movimento LD. Progettare e agire attraverso una rete intermediterranea, con soggetti e organismi tra loro eterogenei, permette di veicolare il messaggio “Love Difference” su scala quasi continentale. Il Mediterraneo è infatti interpretato come luogo geopolitico in cui sperimentare nuove forme di collaborazione e cooperazione socio-culturale. La stessa ambizione di gettare le basi per un Parlamento Culturale Europeo (si veda il punto 1.2) va letta come la volontà di istituzionalizzare un nuovo modus operandi: contribuire a consolidare una cultura della cittadinanza partecipata, dell’integrazione democratica passando – anche – attraverso l’azione culturale e artistica. “La differenza” non va più acriticamente accettata come dato di fatto, va ricercata e valorizzata come elemento di reciproco arricchimento sociale, culturale, psicologico. Quando nel manifesto LD leggiamo che “amare vuol dire provare attrazione, emozione, esprimere affetto e dedizione” ci viene alla mente il rapporto tra due amanti, che in modo consapevole e paritario, comunicano le loro emozioni, dialogano, discutono. E interagiscono con reciproco rispetto, con la volontà di capirsi e di consolidare i propri sentimenti. L’”amore” di cui parla LD è propria questa ricerca di dialogo partecipato, paritario e costruttivo tra le culture che abitano il Mediterraneo. Il movimento – così noi l’abbiamo interpretato – non lavora “per”, lavora “con” la differenza.

Le pratiche interculturali (siano esse di carattere sociale piuttosto che artistico) soffrono spesso di un’endogena e paternalistica presunzione: “il fare per”, senza coinvolgere attivamente il destinatario finale, senza progettare con esso (o con un suo rappresentante) l’intervento. Le iniziative calate dall’alto – oggi definite “bottom down” – è ormai palese, perdono in efficacia poiché si basano sulla convinzione di non aver bisogno di confrontarsi con il “basso”, con la quotidianità e le reali esigenze delle persone a cui si rivolgono. LD – lo dichiara il suo coordinatore – fa dell’analisi del contesto (sociale e relazionale) in cui sceglie d’operare – e soprattutto dell’attivo coinvolgimento dei beneficiari – alcuni dei suoi indiscutibili principi cardine. Tutto ciò, secondo il nostro giudizio, è fondamentale se si sceglie di operare in ambito interculturale. In cui, come dice la stessa parola, si opera “inter” (tra) le culture; ma se queste non sono interpellate, non sono chiamate alla progettazione, si finisce in un evidente e ormai ridondante paternalismo. La ricerca di partecipazione e di condivisione sono invece aspetti primari per il movimento LD. E, nell’ottica della ricerca Interculture Map, possono divenire criteri decisivi per valutare la bontà (e la coerenza) di una pratica che si definisce inter-culturale.


Ulteriore punto di forza del movimento LD consiste, secondo la nostra prospettiva, nell’eterogeneità delle iniziative proposte. Filo conduttore è sempre l’arte responsabile, ma la progettualità presentata dal network spazia su ambiti molto diversi: dalla cooperazione culturale alla riqualificazione urbana, dall’installazione al laboratorio informatico (free software, free knowledge), dal gioco di ruolo al documentarismo sociale. Le tematiche affrontate dalle azioni creative LD si identificano dunque nella valorizzazione interculturale, nella ri-costruzione di contesti urbani degradati, nella promozione di politiche integratorie democratiche. Questa eterogeneità di lavori si riassume – come osservava Fabbrica – nella multifunzionalità del nome “Love Difference”. Partendo da un tale slogan, infatti, si possono ideare e realizzare innumerevoli progetti culturali.


Il fattore “comunicazione”, poi, riveste – a nostro giudizio – un altro rilevante elemento forte del movimento. Trasmettere i valori interculturali, soprattutto oggi, richiede un attento studio delle modalità comunicative: da un lato, ad esempio, può risultare efficace l’utilizzo delle nuove tecnologie digitali, dall’altro è anche importante l’immediatezza e la semplicità del messaggio. Riportiamo come caso emblematico il progetto d’installazione realizzato da Michelangelo Pistoletto presso il mercato Porta Palazzo di Torino (opera già segnalata in chiusura della sezione dedicata ai progetti LD al punto 1.3).
Riteniamo che nella sua elegante essenzialità, l’installazione sia davvero convincente: per il messaggio che veicola, per il plurlinguismo adottato, per la scelta del luogo, per il cromatismo. In breve: un eccellente esempio di un arte (e di una comunicazione) che fa dell’intercultura il tema portante, esplicitando due parole soltanto: Love-Difference.

Le prestiogiose collaborazioni che LD, nel corso degli ultimi tre anni, è riuscito a intessere, rappresentano un’ennesima caratteristica di rilievo per il movimento. Dall’ONG all’azienda, dalle vele nautiche alle tazzine del caffè, dalle borse al vino il messaggio Love Difference trova un ulteriore modo di essere letto, di essere conosciuto, di sensibilizzare anche chi sa poco di interculturalità o chi non è per nulla interessato ad essa. Arrivare alla gente, comunicare, invitare – spesso con messaggi davvero semplici – alla consapevolezza, alla cambiamento, al rispetto. Questo è, secondo noi, il maggior pregio del movimento LD.


Un network internazionale, interdisciplinare che si impegna a inventare nuove letture e interpretazioni – o «provocazioni» come le ha definite l’antropologo Lacecla – della contemporaneità. La scelta dei progetti artistici, che ogni anno LD, è chiamata a compiere segue infatti due precise linee guida. L’iniziativa creativa non solo deve avere come focus una questione di rilevanza sociale, ma anche costituire lo stimolo per ulteriori riflessioni sui temi del multiculturalismo, dell’integrazione, della cooperazione. L’aspetto di ricerca continua – altro punto di forza – è sicuramente rilevante. Un progetto LD non si esaurisce nel momento della sua realizzazione: esso, può infatti divenire – seguendo il modello della piattaforma Creative Commons – un’eventuale base di partenza per lo sviluppo di ulteriori azioni artistico-sociali. rappresentano quindi alcuni aspetti della metodologia praticata dal movimento LD (sia in termini di progettazione sia in termini di realizzazione delle iniziative). Come testimonia la cronologia del network riportata al punto 1.5, dal 2001 ad oggi, si sono succeduti numerosi incontri teorici e workshop interdisciplinari. Un segno di quanto il movimento sia alla costante ricerca di nuovi paradigmi metodologico-operativi, di nuovi input, di nuove co-operazioni.


Ultimo aspetto di interesse che vogliamo segnalare riguarda l’istituzione – all’interno di Cittadellarte – Fondazione Pistoletto – di UNIDEE. Come abbiamo già accennato al punto 1.1, UNIDEE è un programma internazionale, nato nel 1999, aperto a studenti di varie facoltà universitarie e a giovani artisti di tutto il mondo interessati a sviluppare iniziative creative per la trasformazione responsabile della società. I residenti che – per quattro mesi l’anno sono ospiti di Cittadellarte – sono chiamati a seguire un percorso formativo interdisciplinare in cui l’arte interagisce con discipline umanistiche e scientifiche. UNIDEE ha fornito nel corso degli anni al movimento LD, diversi progetti artistici elaborati dai giovani residenti. Nel presente caso studio sono stati citati i lavori di Cameron Sinclair (UK), Diego Paccagnella (Italia), Enuji Cho (Corea), Vered Dror (Israele), Victor Martinez (Colombia).
Love Difference – Movimento Artistico per una Politica InterMediterranea si segnala come un’iniziativa estremamente significativa tra le proposte interculturali offerte dalla regione Piemonte. Il messaggio, la deontologia, l’ideale di un’arte responsabile, la ricerca continua costituiscono alcuni degli elementi sui quali ruota il movimento LD. E il suo tentativo di rendere «concrete le utopie» rappresenta l’impegno di utilizzare la creatività per ispirare un «pensiero nuovo», un nuovo orizzonte politico-ideologico con cui leggere la contemporaneità e agire su di essa.

2.2 Criticit�

Le prospettive dell'organizzazione

Primo elemento di criticità individuato dal coordinatore del movimento risiede nell’attuale scarso riconoscimento di progetti artistici come quelli promossi da LD. Un non-riconoscimento che – stando alle riflessioni di Fabbrica – avviene su due livelli. Da un lato, l’apparato istituzionale dimostra una conoscenza tuttora approssimativa di quelle pratiche, che attraverso la creatività, intendono contribuire ai processi di trasformazione sociale. Dall’altro lato, è lo stesso mondo dell’arte che, in generale, manifesta una certa ritrosia nel considerare alcune iniziative degne di definirsi “artistiche”. «Biennali e festival sonno stati spesso l’occasione per presentare il movimento LD: la reazione di numerosi artisti – all’invito di sostenere e partecipare al network – e’ stato di esplicito disinteresse». La tendenza diffusa sembrerebbe quella di considerare movimenti come LD realtà ancora estranee al mondo dell’arte tout court; relegandoli – e definendoli – come iniziative di “arte-società”.


Emblematico, in questo senso, e’ il caso dello scultore svizzero Thomas Hirschorn. L’artista, gia conosciuto a livello internazionale, a seguito della sua partecipazione alla kermesse Documenta di Kassel – la piu importante rassegna europea con la Biennale di Venezia – ha esplicitamente escluso la possibilità di un’arte incentrata – e impegnata – alla trasformazione sociale. Hirschorn, che per circa due mesi ha scelto di vivere a Kassel, in un sobborgo a forte presenza di immigrati turchi e curdi, ha realizzato – grazie al contributo (remunerato) di alcuni adolescenti del quartiere - diverse installazioni e monumenti. Tra questi, il più celebre è quello intitolato Bataille Monument. L’opera dell’artista svizzero, ispirata alle riflessioni del filosofo Georges Bataille, ha come tema centrale quello della “sofferenza umana”.

La scelta di un tale argomento e soprattutto il coinvolgimento della popolazione locale, farebbe pensare a un approccio coerente con la concezione di “arte responsabile” avanzata da Pistoletto e dal suo movimento. Un progetto che – apparentemente – richiama quello realizzato all’Heremitage di Casablanca dal collettivo marocchino La Source de Lion (si veda a questo proposito il workshop “Codex – Laboratorio sull’arte e la conoscenza libera per la trasformazione sociale” citato al punto 1.2). Thomas Hirschorn – come riporta Filippo Fabbrica – dichiara invece: «odio il volontariato nel mondo dell’arte. Questo Bataille Monument è un progetto artistico, non un  progetto sociale o un’opera sociale. Io volevo costruire il monumento con i residenti, non potevo completare il lavoro da solo e allora per tutta la durata del progetto mi è sempre stato chiaro che sono un artista e non un operatore sociale. E la domanda non era “posso aiutarvi, cosa posso fare per voi?”, ma era piuttosto “potete o volete voi aiutarmi?”». Hirschorn con questa dichiarazione nega qualsiasi forma di interazione tra pratica artistica e trasformazione sociale: i due ambiti sono del tutto differenti per loro stessa natura; e – anzi – come tali, vanno tenuti rigorosamente distinti.


Certo, l’arte può parlare di problematiche sociali, di banlieu, di esclusione. Ma l’artista è artista; e il suo lavoro non ha nulla a che spartire con l’azione sociale, sembrerebbe dire Hirschorn. Le interpretazioni dell’arte, (cosa essa sia e di cosa essa si occupi) proposte dallo scultore svizzero e dal movimento LD appaiono profondamente dissimili, se non del tutto antitetiche. Fin qui, verrebbe da dire, nulla di male. Il problema può emergere quando progetti creativi – esplicitamente orientati alla trasformazione sociale – non vedano riconosciuta la loro componente artistica da parte del mondo dell’arte (critici, curatori, galleristi, artisti). Si viene dunque a generare – secondo Fabbrica – una palese ambiguità (se non disarmonia) tra la progettualità creativa proposta da movimenti come LD e i canoni artistici consolidati dall’establishment del settore.

 L’ambiguità – prosegue Fabbrica – risiede nell’atteggiamento e nell’approccio di alcuni artisti. «Se da un lato, le loro opere affrontano tematiche e problematiche di rilevanza sociale, dall’altro alcuni autori si dimostrano fortemente disinteressati a utilizzare il linguaggio artistico come strumento per la trasformazione sociale. Sembra non essere riscontrabile nel loro modus operandi, lo stimolo a concepire l’arte come possibilità per il beneficio sociale». E una constatazione questa, che ha portato nel corso degli anni, il movimento a considerare fondamentali – per la buona riuscita di un progetto artistico-culturale – gli atteggiamenti e i valori dell’artista coinvolto in un’iniziativa LD. Proprio per evitare fraintendimenti, divergenze e mancanza di presupposti condivisi.


Il mondo dell’arte, nella sua frenetica iperproduttività, sembra oggi invitare l’artista – se interessato a rappresentare il contemporaneo – a uscire dal mondo delle esposizioni e gallerie: i quartieri postindustriali, i sobborghi, le banlieus per l’appunto, divengono luoghi fisici (e sociali) in cui trovare ispirazione, in cui produrre arte. LD – come afferma Fabbrica – va oltre: gli artisti che il movimento raccoglie e promuove «non sono – come sostiene Thomas Hiirschorn degli operatori sociali. Sono artisti a tutti gli effetti. Sono artisti che interpretano la propria creatività e le proprie produzioni come utili nel promuovere dinamiche di condivisione  e di cambiamento del punto di vista (caratteristiche queste, proprie anche dell’arte tradizionalmente intesa). Sono autori che fanno della responsabilità sociale il filo rosso di tutte le proprie creazioni». Ma e’ proprio questa loro interpretazione dell’arte – come abbiamo finora osservato – a costituire un problema. Un problema in termini di scarso riconoscimento (sia istituzionale sia da parte del mondo dell’arte), di ambiguità, di confusione. Lavorando a cavallo tra la sfera della produzione artistica e quella dell’intervento sociale (secondo il nostro parere indubbio punto di forza), il movimento LD sembra – ad oggi – condannato a subire questa difficoltà nel venire riconosciuto e collocato nella dimensione con giustamente gli compete. Quella della creatività, quella dell’arte. Di un’arte che – oltre a descrivere il sociale – decide di agire in maniera responsabile su di esso e con esso.


Il secondo elemento di criticità individuato da Filippo Fabbrica, e la difficoltà a interpretare in maniera uniforme – a livello “intermediterraeo” – il concetto di “sfera pubblica” (dalle istituzioni all’associazionismo). Detto in altri termini, «esiste un vero e proprio problema nel costruire un linguaggio comune, fatto di concetti e parametri condivisi a partire dai quali progettare le diverse iniziative». Manca ancora – probabilmente – un programma di cooperazione mediterranea strutturato e solido. In aggiunta a ciò, si segnala la difficoltà nel venire a contatto e nell’interagire con le realtà associative dei paesi interessati dal movimento LD. Il non potersi muovere liberamente tra il Mediterraneo – specialmente per alcuni soggetti – costituisce un grave handicap nel far conoscere le proprie progettazioni, iniziative, proposte.

Di riflesso, anche organizzare momenti di incontro e scambio tra gli artisti non si rivela un’operazione di semplice attuazione. Nonostante queste difficoltà «è a noi ormai chiaro che molti paesi sentano l’urgenza di realizzare progetti in linea con quanto proposto da LD. Come dire: la capacita, la sensibilità, la progettualita esistono. Quello che manca in molte realtà mediterranee sono le strutture che appoggino e promuovano determinate iniziative. Un esempio: il progetto proposto da La Source de Lion se fosse stato concepito in Italia, probabilmente, avrebbe avuto l’appoggio di qualche ONG e degli enti locali. Ma in Marocco, a Casablanca, l’artista e i cittadini che con lui hanno collaborato, sono ugualmente riusciti a riqualificare – nella sua funzione sociale e aggregativa – il parco Heremitage».

La prospettiva di Interculture map

Il movimento LD – secondo il nostro giudizio – presenta un solo elemento di criticità. È quello – come segnalava già lo stesso Filippo Fabbrica – legato al quasi non-riconoscimento “artistico” delle sue azioni e iniziative. L’arte – per essere tale – secondo il giudizio di alcuni addetti ai lavori (Thomas Hirschorn per esempio), non ha tra le sue funzioni quella di agire sul sociale e di incidere – programmaticamente – su di esso. Il suo è un ruolo puramente descrittivo, di semplice testimonianza del reale. Soprattutto quando l’argomento che affronta è di natura sociale, politica, economica. Questa interpretazione piuttosto “rigida” dell’arte – osservava anche Fabbrica – non consente a LD una sua piena e definitiva legittimazione nel mondo dell’arte. Quella proposta dal movimento viene spesso definita come “arte-società”, come un’arte ancora in fieri. Proprio perché intende agire sulle problematiche sociali. Proprio perché – non di rado – un progetto artistico LD è condotto con un lavoro d’èquipe, in cui tra le professionalità coinvolte, si annovera il ricercatore sociale, l’operatore sociale, il mediatore interculturale… Insomma – secondo alcuni – è ancora un’arte ibrida, dove l’artista vero e proprio è soltanto un ingranaggio di un’azione (orientata al sociale) collettiva.

2.3 Links

www.cittadellarte.it
[Cittadellarte – Fondazione Pistoletto, ente promotore del movimento Love Difference]

www.lovedifference.org
[Love Difference – Artistic movement for an intermediteranean politic]

www.cittadellarte.it
[Manifesto “Progetto Arte” di Michelangelo Pistoletto, 1994]

www.cittadellarte.it/unidee/
[UNIDEE in residence international program]