recorridos interculturales
en Europa

en it fr es cz

Design e intercultura a Torino

Silvio Remotti

1 In pratica

2 Spunti di valutazione

2.1 Punti di forza

La prospettiva dell'organizzazione
I maggiori punti di forza dell’iniziativa – individuati da Laura Milani – riguardano la scelta dell’argomento proposto dalla compagna Etnopoli e le modalità comunicative tramite cui è stato affrontato. Se l’intercultura rappresenta un tema di forte attualità e risalto sociale, è necessario “comunicarla” con modalità adeguate e innovative. Lo stesso NSCS - ricorda la direttrice dello IAAD - "annovera tra i propri partner aderenti figure professionali di riconosciuto prestigio per ciò che concerne il settore comunicazione". La struttura eterogenea del Network – altro indubbio punti di forza – ha offerto un proficuo confronto tra le professionalità coinvolte, tra loro differenti per finalità e specificità.
L’istituzione di un Network orientato all’ambito sociale, ha permesso ad affermati professionisti – che volontariamente hanno messo a disposizione le loro competenze – di poter progettare e lavorare senza le problematiche relative a committenze, tempistiche, aspetti economici.
E l’attenzione alla comunicazione sociale – principale mission del NSCS – ha indubbiamente rappresentato un terreno idoneo per proporre l’intercultura come filo rosso.

La prospettiva di Interculture Map
"Design e intercultura a Torino" presenta – secondo il nostro punto di vista – notevoli e svariati punti di forza. Il primo ad evidenziarsi è il coinvolgimento di un soggetto (l’Istituto di Arte Applicata e Design) “nuovo” per quanto riguarda la progettazione di iniziative interculturali. L’ingresso dello IAAD all’interno del Network per lo Sviluppo della Comunicazione Sociale – e dunque nella campagna di sensibilizzazione annuale “Etnopoli” – ha offerto un importante contributo all’ideazione di modalità comunicative innovative ed efficaci. L’insolito e originale connubio design-intercultura – finora mai proposto in ambito regionale – va letto proprio come la volontà di sperimentare linguaggi e tecniche alternative, non convenzionali. Rappresentare la democrazia culturale, l’intercultura tramite manifesti e tavole concettuali – tutte tra l’altro di alta qualità estetica – può rappresentare un’ottima strategia divulgativa. L’immediatezza dell’immagine, infatti, favorisce una trasmissione diretta del messaggio e stimola la riflessione su di esso. Gli stessi titoli scelti per alcune tavole (“Costruire un nuovo linguaggio”, “Nuove convergenze”, “Territorio comune”) contribuiscono a rafforzarne ulteriormente il significato e dimostrano quanto i designers abbiano interiorizzato e rielaborato il significato di intercultura.
Un altro punto di forza dell’iniziativa è quello di aver coinvolto – in tutte le fasi di sviluppo del progetto – i rappresentanti della popolazione immigrata. Troppo spesso, infatti, le iniziative interculturali – soprattutto quelle artistico-culturali – non prevedono il confronto con i cittadini stranieri: descrivono e raccontano la multiculturalità senza interpellare le cosiddette “culture altre”. Sono iniziative calate dall’alto – come oggi si usa dire “bottom down” – che proprio per questo motivo, perdono in efficacia non avendo un riscontro dal fondamentale “basso”, dal concreto vissuto delle persone. "Design e intercultura" – come del resto anche il gioco di ruolo Etnopoli del NSCS – ha invece interpretato la collaborazione con i referenti stranieri come risorsa indispensabile per realizzare prodotti comunicativi coerenti e validi. Gli incontri allo IAAD con i rappresentanti stranieri si sono inizialmente rivelati problematici: si palesava – come ricordava Milani – la difficoltà degli studenti ad interagire in modo diretto e aperto con gli ospiti. Ciò – secondo il nostro giudizio – non va letto come un deficit, al contrario, può rappresentare un punto di forza. Significa che gli allievi hanno compreso la delicatezza di temi quali l’emigrazione e l’immigrazione, l’integrazione e l’esclusione.
È stato importante anche il rapporto con il territorio cittadino: l’utilizzo delle vetrine come studi di progettazione e realizzazione grafica ha permesso ai passanti del sabato pomeriggio non solo di vedere all’opera un giovane designer, ma anche di comprendere – forse con maggiore lucidità – il significato che sta dietro al termine-ombrello “intercultura”.
Un prodotto realizzato da un giovane che utilizza un linguaggio-immagine incisivo – in linea con l’attuale trand della multimedialità – risulta di sicuro accattivante. Soprattutto per il pubblico dei più giovani. L’intercultura – la veicolazione dei suoi significati e obiettivi – oggi, può avvalersi di nuovi supporti tecnologici e comunicativi. E dunque, sotto questa prospettiva, la grafica pubblicitaria può diventare un efficiente modalità di comunicazione orientata al sociale.
Un altro punto di forza di "Design e intercultura" è quello di essere un progetto inserito all’interno di una campagna annuale di sensibilizzazione. Un aspetto questo che conferisce all’iniziativa un maggior peso specifico e maggior strutturalità, con una linea guida precisa e condivisa da più soggetti.
Infine, il Network per lo Sviluppo della Comunicazione Sociale – ideatore della campagna Etnopoli e dunque partner del progetto "Design e intercultura" – si dimostra un attore (istituzionale) ricettivo alla sperimentazione di linguaggi innovativi. Tale elemento può tradursi nell’ideazione di svariate progettualità, ricche di potenzialità ancora poco esplorate (si pensi al gioco di ruolo interculturale). Pluralità delle iniziative intraprese, eterogeneità delle professionalità coinvolte, attiva collaborazione con la popolazione migrante nei progetti interculturali possono costituire rilevanti punti di forza dell’intera campagna Etnopoli.

La prospettiva dell'organizzazione
L’aspetto economico rappresenta – secondo Milani – la maggior criticità dell’iniziativa. È una debolezza riscontrabile ovviamente anche in altri progetti. "Le ottime idee, le innovazioni possono avere una propria concreta realizzazione solo attraverso un piano economico adeguato e nel tempo costante".

La prospettiva di Interculture Map
"Design e intercultura a Torino" è un progetto che segnala – secondo la nostra interpretazione – un solo punto di debolezza. L’esposizione delle tavole concettuali è stata limitata a una sola giornata, in un circoscritto luogo cittadino (tre isolati del centro città). Un’esposizione più prolungata – anche in quartieri diversi – avrebbe indubbiamente permesso una maggiore visibilità e di conseguenza un maggior allargamento del pubblico.
Affianco a ciò si segnala la ormai comune difficoltà nel reperire finanziamenti solidi e continuativi. Un fattore decisivo, che può rappresentare il principale handicap alla realizzazione di progetti di questo tipo.