Progetto sperimentale di integrazione interculturale
A cura dell’Ass. Cult. “Giro Giro Mondo”
Abstract
This article presents the intercultural experience held by the Cultural association "Giro giro mondo" in schools, both primary and secondary, within the township of Santarcangelo di Romagna. The project consisted of several school-laboratories conducted by experts in intercultural education through a cooperative teaching-approach: the principal aim was in fact to propose intercultural education through a real inter-cultural approach, founded on the decentralization of single points of view, able to substitute traditional “folkloristic“ educational methods.
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Laboratori e percorsi interculturali per la scuola nella provincia di Rimini
Premessa L’educazione interculturale ha come obiettivo quello di realizzare comportamenti di conoscenza, confronto e rispetto attraverso la consapevolezza della molteplicità dei valori sociali, storici e culturali del genere umano. Essa non costituisce solo una valida strategia di aiuto e supporto per l’integrazione di allievi stranieri; uno “sguardo “ interculturale, attuato a prescindere dalla presenza o meno in classe di allievi venuti da altri paesi, è un’occasione per agire alle radici del fare educativo , per fornire a discenti e docenti strumenti e coordinate di riferimento per una nuova modalità interpretativa della realtà in cui ci troviamo ad operare e ad essere, nel duplice ruolo di individui e di educatori. In un mondo dove «La figura del migrante appare (…) come la più adeguata per descrivere noi stessi e i nostri contemporanei, poiché anche coloro che nascono, vivono e moriranno nel medesimo luogo, partecipano di un movimento di dislocazione collettiva attraverso i mass-media e le nuove tecnologie comunicative» (M. Callari Galli, Antropologia per insegnare, Paravia Bruno Mondadori Editori, 2000) la via interculturale all’educazione non può più essere un optional, più o meno alla moda, ma l’unica via percorribile se vogliamo dare un senso alla idea stessa di educazione. Il senso profondo di un’educazione autenticamente interculturale sta nella nozione di “decentramento”. “Decentrarsi” significa prendere coscienza del fatto che non può e non deve esistere un unico sguardo per leggere e interpretare la realtà, ma che tale lettura ed interpretazione può essere possibile solo tramite l’interazione dinamica e costruttiva di una rete policentrica di sguardi. Dal punto di vista del “fare” didattico riveste un ruolo di particolare interesse, nell’ambito di una educazione interculturale, un approccio fondato sui modi del cooperative learning, che con essa condivide i principi di decentramento, integrazione ed interazione dinamica dei singoli e di valorizzazione delle diversità. Infatti, !Se si vuole applicare nella prassi quanto i fondamenti teorici propongono, si deve tenere in considerazione l’idea che la differenza non può più essere considerata come un ostacolo all’insegnamento, ma come un dato che genera il bisogno di riorganizzare la didassi, di utilizzare altri metodi di lavoro che rispondano alle reali esigenze della classe» (F. Della Puppa, Educazione interculturale e discipline scolastiche in M.C. Luise (a cura di), Italiano lingua seconda: fondamenti e metodi – Coordinate, Perugia, Guerra Edizioni, 2003). Inoltre lo sviluppo di quella che Gardner definisce intelligenza relazionale, ulteriore obiettivo dell’educazione interculturale, trova diretta corrispondenza nell’insegnamento delle abilità sociali praticato nell’ambito del cooperative learning. La proposta di questi percorsi e laboratori interculturali per la scuola primaria nasce da queste considerazioni e dalla convinzione profonda che, quando si parla della presenza degli alunni stranieri come di una risorsa per la nostra scuola, proprio a questo ci si debba riferire, cioè al fatto che, grazie al loro “essere qui”, la scuola trovi la spinta per rimettere autenticamente in gioco se stessa, ridisegnando il proprio ruolo in una società in movimento. I percorsi della scuola primaria (classi prime, seconde e terze) hanno preso spunto da proposte di attività didattiche contenute in P. Gioda, C. Marana, M. Varano, Fiabe e Intercultura – Quaderni dell’interculturalità 9, Ed. EMI, 2002.
Il progetto Il progetto nasce dalla domanda pervenuta ai Servizi Sociali del Comune di Santarcangelo di Romagna (Rn) di ulteriori azioni volte a favorire l’integrazione scolastica nel corso dell’anno scolastico 2005-2006. Precedentemente la nostra associazione si era già occupata, all’interno delle stesse scuole, dell’organizzazione e della realizzazione di diversi laboratori linguistici finalizzati allo studio e all’approfondimento della lingua italiana per gli studenti stranieri. La proposta/risposta al bisogno manifestato è stata quella di cogliere l’occasione per attuare il passaggio da una didattica “per” gli alunni stranieri (i laboratori linguistici) a una didattica “con” gli alunni stranieri (i laboratori interculturali). Tali laboratori hanno coinvolto infatti, non soltanto gli alunni stranieri, ma le intere classi in cui gli alunni che frequentavano i laboratori erano inseriti. Pertanto , le stesse modalità operative utilizzate per l’apprendimento della lingua (centralità dell’apprendente e dei suoi bisogni, negoziazione dei significati, revisione fra pari, ecc.) sono state proposte all’intero gruppo classe e hanno permesso di attuare dei percorsi didattici interculturali molto coinvolgenti per l’intera classe e per gli stessi insegnanti (anche essi coinvolti nella programmazione e nell’osservazione delle attività). Gli obiettivi di fondo che il progetto si è posto sono stati i seguenti:
- Interpretare l’approccio interculturale alla didattica ed alle discipline secondo il suo nucleo fondante, cioè quello del decentramento interattivo dei punti di vista e di evitare gli approcci eccessivamente “folkloristici”.
- Proporre modalità facilitanti di approccio alle discipline utili sia agli allievi stranieri, sia agli allievi italiani, poiché “l’immigrazione non porta problemi nuovi, ma evidenzia quelli già esistenti“ (F. Susi, L’interculturalità possibile, Roma, Anicia, 1995, citato in F. della Puppa, ibidem).
- Proporre, attraverso la modalità dell’apprendimento cooperativo, una “forma” didattica (il cooperative learning) analoga per fini e modi al “contenuto” (l’interculturalità).
Progetto sperimentale di integrazione interculturale - scheda descrittiva
A cura di: Associazione culturale Giro Giro Mondo e dei Servizi Sociali del Comune di Santarcangelo di Romagna
Soggetto proponente ed attuatore: Associazione culturale Giro Giro Mondo, e-mail: assogirogiromondo@yahoo.it, con il finanziamento dei Servizi Sociali del comune di Santarcangelo di Romagna.
Destinatari: Classi delle scuole primarie, secondarie di primo e di secondo grado del comune di Santarcangelo di R. in cui siano inseriti alunni stranieri.
Situazione di partenza: Gli studenti immigrati hanno bisogni uguali e nel contempo specifici rispetto a quelli degli altri studenti: devono apprendere una nuova lingua e riorientarsi all’interno di spazi, tempi, rapporti interpersonali e contenuti disciplinari del nuovo ambiente. Per garantire loro pari opportunità di riuscita scolastica sono necessarie opportune azioni di mediazione e di facilitazione operativa degli apprendimenti, azioni che spesso risultano utili anche agli alunni non immigrati.
Motivazione del progetto: Il progetto, che ha coinvolto alunni della scuola primaria (quattro classi) alunni della scuola secondaria di primo grado (una classe) e della scuola secondaria di secondo grado (due classi ) per un totale di 143 alunni, è volto alla realizzazione di azioni di facilitazione degli apprendimenti realizzate per mezzo di percorsi interculturali e sviluppate attraverso le modalità operative dell’apprendimento cooperativo (decentramento del ruolo dell’insegnante, leadership distribuita all’interno dei gruppi, educazione alle competenze sociali, autovalutazione dei comportamenti, ecc..)
Risultati attesi
- Promuovere l’integrazione e l’interazione scolastica degli alunni immigrati
- Incrementare la comunicazione interpersonale
- Diminuire le difficoltà comunicative e relazionali legate all’integrazione degli studenti immigrati
- Incrementare le competenze sociali all’interno delle classi, potenziare le capacità di lavorare in gruppo, l’ascolto reciproco e la tolleranza
- Ridurre i conflitti
Obiettivi specifici: Progettare percorsi educativi e didattici per favorire l’integrazione e l’interazione scolastica e facilitare l’apprendimento Articolazione del progetto
- Un incontro di presentazione del progetto ai docenti referenti per l’intercultura delle scuole del comune di Santarcangelo di R.
- Uno o due incontri con gli insegnanti delle classi coinvolte nel progetto, per la condivisione, la programmazione e la definizione del percorso sulla base delle caratteristiche e delle esigenze delle singole classi
- Laboratorio curricolare in orario scolastico condotto dalle esperte dell’associazione Giro Giro Mondo in collaborazione e compresenza con gli insegnanti delle classi (da un minimo di quattro ad un massimo di sei incontri per classe della durata di due ore ciascuno)
- Un incontro conclusivo a fine percorso con tutti gli attori coinvolti
Scuola primaria
Classe prima Obiettivo del percorso è stato quello di soffermarsi sul concetto di “paura” che accomuna tutti i bambini, a prescindere dalla loro nazionalità. A partire dalla lettura e dalla drammatizzazione della fiaba filippina “La gatta e l’orco” i bambini stati invitati a riconoscere le proprie paure, a condividerle, ad accettarle come emozione-segnale e a cercare insieme ai compagni e alle insegnanti le strategie necessarie per affrontarle. I bambini sono poi stati coinvolti nella realizzazione di una maschera che rappresentasse l’orco che è poi stata utile, nel successivo incontro, per far ri-raccontare loro la fiaba. Successivamente è stata proposta alla classe la lettura e la drammatizzazione di una seconda fiaba, stavolta italiana (“Giovannin senza paura”), alla quale è seguita la realizzazione della sagoma di uno dei due protagonisti della storia. Parallelamente alle attività manuali proposte e alla riflessione sul tema della paura, obiettivi del laboratorio sono stati i seguenti: sviluppare e praticare le regole del vivere insieme rispettando i turni di parola, il saper controllare il tono di voce in classe, il saper condividere i materiali, il saper condividere le proprie emozioni, il rispetto dell’altro. Il laboratorio è terminato con la realizzazione, ad opera dei bambini, di un grande libro illustrato per raccontare la fiaba “La gatta e l’orco”. Tutte le attività sono state svolte secondo i principi e le modalità del cooperative learning.
Classe seconda Anche i laboratori svolti nelle classi seconda e terza hanno sviluppato il tema della “paura”, affrontato attraverso la lettura di fiabe di diversi paesi di area europea ed extra-europea. Le attività svolte si sono poi differenziate a seconda dell’età, dei bisogni dei bambini e dei percorsi didattici delle differenti classi. Obiettivo comune è stato quello di fornire agli alunni stranieri, attraverso le modalità del cooperative learning, degli strumenti attraverso i quali gestire più agevolmente le difficoltà legate alla vita scolastica quotidiana. Nella classe seconda è stata proposta, come in prima, la lettura della fiaba filippina “La gatta l’orco” e, successivamente, la realizzazione di una maschera che rappresentasse l’orco, con la condivisione in piccoli gruppi, dei materiali necessari a tale realizzazione. Negli incontri seguenti i bambini sono stati invitati a riflettere sulle loro paure, a verbalizzarle e riconoscerle, a ricavare strategie utili per affrontarle. Questa fase del laboratorio è terminata con l’azione “catartica” di “bruciare” oggettivamente, in giardino, tutte le paure che i bambini avevano confidato in tanti bigliettini e ad ognuno di loro è stato poi consegnato un “Diploma del coraggio”. Parallelamente alle attività manuali proposte e alla riflessione sul tema della paura, obiettivi del laboratorio sono stati i seguenti: sviluppare e praticare le regole del vivere insieme rispettando i turni di parola, il saper controllare il tono di voce in classe, il saper condividere i materiali, il saper condividere le proprie emozioni, il rispetto dell’altro. Il laboratorio è terminato con la realizzazione, ad opera dei bambini, di un grande libro illustrato per raccontare la fiaba “La gatta e l’orco”.
Classe terza Per la classe terza il laboratorio è stato improntato all’analisi delle differenze fra il testo narrativo e il testo narrativo fantastico (fiaba). È stata proposta la lettura e l’analisi di quattro fiabe di altrettanti paesi del mondo (Filippine, Gabon, Togo, Italia) accomunati da un elemento comune: la paura. Al termine del lavoro analitico di riflessione sui diversi elementi che compongono la fiaba ai bambini, in gruppo, è stato chiesto di mettere in scena i diversi racconti (uno per gruppo). È quindi seguita la drammatizzazione delle fiabe come conclusione del laboratorio. Anche per la classe terza il percorso ha avuto come obiettivo lo sviluppo e la pratica delle competenze sociali attraverso le modalità del cooperative learning.
Classe quinta Il laboratorio ha sviluppato, su richiesta e proposta dell’insegnante di classe, un percorso propedeutico alla realizzazione di un giornalino di classe. Il tema dell’intercultura è quindi stato declinato nell’ambito della nozione di decentramento della visuale e dell’idea della realtà-fatto come insieme di punti di vista, poiché tali nozioni sono alla base tanto di un autentico approccio interculturale alla realtà, quanto di un giornalismo eticamente e professionalmente corretto. Partendo dall’analisi di varie tipologie di stampa periodica, si è posto l’accento e concentrata l’attenzione degli alunni sulla struttura dell’articolo di cronaca, dell’intervista e sull’importanza delle nozioni di “punto di vista” e “verifica della notizia”. Tutte le attività sono state svolte utilizzando le modalità e le tecniche del lavoro in gruppi cooperativi. Le attività relative al progetto si sono concluse, formalmente, con la realizzazione di un’intervista (sempre gestita in modalità di gruppo cooperativo) ai compagni della classe quarta e alle insegnanti; hanno però trovato ideale proseguimento nella visita alla redazione di un settimanale locale svolta dalla classe dopo l’ultimo incontro del laboratorio.
Scuola secondaria di primo grado
Classe prima In seguito alle riflessioni condivise con l’insegnante di classe sull’andamento e sui risultati del primo incontro, in questa classe si è scelto di svolgere il percorso interculturale all’interno della tematica del riconoscimento dell’”altro da me”, delle norme sottostanti ad una armonica interazione fra i singoli, delle strategie utili per la gestione dei conflitti e delle dinamiche relative allo stare in gruppo. Obiettivo del laboratorio quindi è stato quello di sensibilizzare i ragazzi alle abilità sociali, con particolare riferimento alla capacità di relazionarsi e di gestire i conflitti in modo accettabile. Le attività proposte sono state volte alla esplicitazione di una serie di regole comportamentali definite dai ragazzi stessi, attraverso l’elaborazione dei propri desideri e delle proprie aspettative. A questa prima fase di lavoro è seguita la seconda, finalizzata al monitoraggio del rispetto delle regole stabilite, svolto attraverso l’ausilio di griglie di valutazione realizzate in gruppo dai ragazzi. Questa parte dell’attività ha consentito di porre l’accento su come, all’interno delle dinamiche della classe, sia necessario tenere conto di una molteplicità di punti di vista. L’ultima fase del lavoro ha poi attuato una riflessione sulle dinamiche legate alla rabbia e all’aggressività e sull’utilizzazione di alcune modalità (messaggi-io) che consentono una gestione costruttiva e non distruttiva dei momenti di conflitto interpersonale. L’intero percorso è stato realizzato attraverso le modalità del cooperative learning, con particolare riferimento alle attività mirate all’analisi e alla costruzione delle abilità sociali.
Scuola secondaria di secondo grado
Classi prime
I laboratori hanno coinvolto due classi prime. Obiettivo comune è stato quello di sensibilizzare gli studenti alle difficoltà legate alla situazione di “straniero in terra altrui”, attraverso l’analisi dell’esperienza di emigrazione italiana all’estero dalla fine dell’Ottocento alla seconda metà del Novecento. La scelta di attuare un percorso indiretto e quindi di non analizzare direttamente la situazione attuale degli immigrati in Italia, ma quella degli emigrati italiani all’estero, è stata operata sulla base di due motivi:
- L’intento di evitare che gli alunni stranieri presenti nelle classi, in una fase delicata come quella che caratterizza la fascia d’età dell’adolescenza, si trovassero loro malgrado al centro dell’attenzione. Al tempo stesso, però, si è voluta dar loro la possibilità di rivivere la propria esperienza attraverso un processo di straniamento/identificazione che fungesse da filtro e difesa;
- La volontà di portare i ragazzi italiani e stranieri a conoscenza della storia di quell’”Italia d’altrove”, spesso poco conosciuta dai giovani, nei suoi risvolti più intimi e profondi e rendere evidente come lo studio della storia e dei fenomeni socio-economici possa avvenire anche attraverso l’uso e lo studio di fonti dirette.
Tenuti in considerazione questi elementi è stato possibile evidenziare come la lettera di un contadino di fine Ottocento che racconta la propria esperienza di emigrato, possa essere importante tanto quanto l’analisi che lo storico fa dello stesso fenomeno. Altra intenzione alla base della scelta del laboratorio è stata quella di agevolare un atteggiamento di “empatia” nei confronti dell’immigrato, facendolo passare attraverso il noto e vicino: se si scopre che il padre di una compagna di classe o un membro della propria famiglia ha anch’egli vissuto un’esperienza di emigrazione, forse è più agevole fare il passo successivo, cioè mettersi nei panni di chi, “hic et nunc” sta vivendo quella stessa esperienza. Un momento importante del percorso ha riguardato come i pregiudizi subìti dagli italiani in quanto “diversi perché stranieri” si siano spesso tradotti in situazioni di mancato rispetto dei diritti. L’intero percorso è stato realizzato attraverso le modalità operative del cooperative learning, caratterizzato da attività svolte in gruppi cooperativi basati sulla leadership distribuita (ogni membro del gruppo è direttamente responsabile della buona riuscita del lavoro) e sull’insegnamento diretto delle abilità sociali a tal fine appositamente strutturate.
Considerazioni finali Da quanto esposto fino a questo punto emerge come i percorsi relativi alla scuola primaria rientrino in un ambito tematico più classicamente interculturale (le fiabe di paesi e continenti lontani), mentre il percorso che ha interessato la scuola secondaria inferiore e superiore può sembrare più lontano dalla consueta idea di laboratorio interculturale. Tuttavia la volontà di questo progetto era quella di declinare il termine “interculturale” in una accezione più ampia e, nel contempo, più radicale, dove i termini “ampio” e “radicale” ci sembrano assumere una valenza particolare; tale valenza consiste nell’ambito di azione sul quale questi ultimi laboratori ricadono, un ambito che agisce su parametri che potremmo definire interni all’individuo. In una società in cui la cornice socio-culturale all’interno della quale ogni atto educativo si colloca, va molto spesso in senso opposto ad un autentico intento di attenzione, interesse, ascolto nei confronti dell’”altro da me”, generando spesso atteggiamenti di diffidenza, paura, se non di aperta ostilità, è più che mai necessaria un’azione educativa che parta dall’interno dell’individuo. Infatti solo cambiando i parametri di riferimento profondi, interni ed interiori, di tutti gli attori coinvolti in un processo di interazione dinamica complessa, quale quello educativo, sarà possibile rinegoziare nuove coordinate di riferimento, comuni e condivise, che consentano di affrontare e comprendere le nuove forme di quello che non è «un’ epoca di cambiamento, ma un cambiamento di epoca» (Prof. Edgar Serrano, comunicazione tenuta nell’ambito del Seminario “Prospettive interculturali: identità e alterità”, Santarcangelo di R. 8 settembre 2006). In questo particolare contesto ci sembra opportuno ringraziare la dott.ssa Matilde Rispoli per i preziosi suggerimenti e per la sua capacità di leggere i bisogni del territorio.
Il progetto intercultura: riflessioni degli studenti
«Secondo me questo progetto ci ha aiutato molto a controllare la rabbia, infatti abbiamo scoperto insieme perché ci comportiamo così male. Poi abbiamo imparato a collaborare, anche se non eravamo grandi amici (…). Con le due prof. abbiamo fatto sette cartelloni: in uno ci sono le regole da rispettare, 4 servono per esprimere il giudizio sulla classe e 2 per giudicare noi stessi.» (T.N. - classe prima - scuola secondaria inferiore)
«È incontrando lo sguardo degli altri che possiamo davvero conoscerci. Infatti molte volte le persone che ci passano a fianco non le guardiamo mai negli occhi (…). Il racconto letto durante il laboratorio mi ha colpito perché mostra gli incredibili sacrifici che hanno compiuto gli emigranti italiani all’estero. Penso che io non ce l’avrei fatta… In questo modo abbiamo potuto parlare e discutere di quello che avevamo letto liberamente, senza sentirci giudicati. Secondo me questa attività è utile perché serve ad esprimersi e a parlare meglio, infatti di solito a scuola si parla poco e si ascolta molto. Mi piacerebbe che si attuasse questa strategia anche in altre attività scolastiche.» (R.C. - classe prima - scuola secondaria superiore)
«A scuola abbiamo fatto un’attività che non avevo mai fatto prima. Si trattava di pensare con la propria testa e poi esporre l’idea al gruppo, ascoltare le opinioni degli altri e poi confrontarsi. Partiamo dal titolo: “Lo sguardo dell’altro”. Secondo me questo titolo significa ascoltare i miei compagni ed è stato scelto per ascoltare gli altri e non fare tutto da solo (…). A me piacerebbe molto proporre questa attività scolastica anche in altre ore…» (D.P. - classe prima - scuola secondaria superiore)
«Secondo me questo laboratorio è stato scelto per cambiare lo sguardo della gente riguardo agli stranieri (…). Mi è piaciuto il lavoro di gruppo perché ci aiuta a confrontare e ad esporre le nostre idee. Mi piacerebbe svolgere questo tipo di lavoro anche nelle altre attività scolastiche.» (B.A. - classe prima - scuola secondaria superiore)
«“Lo sguardo dell’altro” può interpretare, secondo me, i tanti diversi sguardi degli stranieri; sguardi impauriti, sguardi spaesati, ma anche sguardi di salvezza, che possiamo trovare ormai ovunque su ogni viso.» (S.R. - classe prima - scuola secondaria superiore)
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