Report Liguria
Massimo Repetti
Sezione 1: caratteri dell’intercultura 1.1 Piano di ricerca 1.2 Metodologia di ricerca 1.2.1 La procedura di raccolta delle informazioni 1.2.2 L'oggetto di ricerca 1.3 La nozione di “interculturalità”: quadro concettuale. 1.4 Orientamenti della Regione Liguria in materia di interculturalità 1.5 Uno sponsor privato: la Compagnia di San Paolo di Torino Sezione 2: settori di pratica dell’intercultura 2.1 La competenza interculturale nel settore dell’educazione pratica interculturale 1: progetto "Mare Nostrum" pratica interculturale 2: progetto “Bambini e nuove culture” e attività del Centro scuole e nuove culture pratica interculturale 3: progetto "Zone a rischio"
2.2 La competenza interculturale nel settore della ricerca pratica interculturale 4: progetto "Italiano Insieme- Milia Multimedia per Italiano L2" pratica interculturale 5: Master “Etnopsichiatria: pianificazione e interventi in ambito socioculturale, clinico e in contesto interculturale” pratica interculturale 6: Master “Management Culturale Internazionale” pratica interculturale 7: Scuola estiva di sociologia delle migrazioni
2.3 La comunicazione interculturale attraverso l’arte e lo spettacolo pratica interculturale 8: “Festival del Mediterraneo” pratica interculturale 9: “Dialoghi Mediterranei- Le giornate dell’intercultura” pratica interculturale 10: Attività del Museo delle culture del mondo
2.4 Media ed editoria interculturale pratica interculturale 11: mostra “Tutti uguali tutti diversi” pratica interculturale 12: progetto “Libri senza frontiere: gli immigrati in biblioteca” pratica interculturale 13: Attività della Fondazione Casa America
2.5 La competenza interculturale nel settore del lavoro pratica interculturale 14: “Suq a Genova” pratica interculturale 15: Master “Esperto in mediazione nei processi di accompagnamento al lavoro” pratica interculturale 16: "Progetto Immigrati. Progetto sperimentale integrazione socio-economica stranieri extracomunitari regolarmente presenti”
2.6 Altre iniziative regionali di socializzazione e di solidarietà
Sezione 3: bilancio tematico 3.1 Premessa 3.2 Liguria e "buone pratiche" 3.3 Costanti e criticità 3.4 Conclusioni Bibliografia
Sezione 1. caratteri dell’intercultura 1.1 Piano di ricerca Il progetto Interculture Map Liguria predefinisce cinque settori di indagine delle pratiche interculturali in Liguria: educazione, media ed editoria, arte e spettacolo, lavoro e salute, settore della ricerca. Questa relazione cerca di rilevare le iniziative aventi corso in Liguria nel triennio 2004/2006 più significative e idonee a definire il concetto di “buona pratica interculturale”. Non vuol essere pertanto una rassegna esaustiva né delle iniziative, né dell’attività legislativa regionale relativa alla programmazione in materia d’interculturalità. Preliminarmente all’esplorazione del campo di ricerca, è stato eseguito un progetto di definizione dell’oggetto di ricerca, la nozione di “pratica interculturale” attraverso la ricognizione degli orientamenti teorico-metodologici in materia. Tale definizione, importante perché permette di definire la cornice di ricerca, si è resa necessaria in ragione della grande elasticità semantica della nozione di "interculturale". Infatti, poiché ancorato alle relazioni che attraversano il corpo sociale, all’“interculturale" corrisponde una molteplicità di campi d’applicazione e una diversità d’orientamenti teorico-metodologici. Al fine di elaborare la definizione della nozione di “pratica interculturale” che orienta questa relazione verranno dapprima brevemente evocate la cornice teorico-metodologica che caratterizza il trattamento della diversità (cfr.1.3) e le linee-guida del quadro normativo della Regione Liguria in materia di interculturalità (cfr. 1.4) poiché inquadra lo specifico set di interazione in cui agiscono gli operatori liguri. Infine, in coerenza col progetto di definizione della nozione di “buona pratica” compatibile con gli orientamenti in materia di interculturalità e con le indicazioni legislative, sono state selezionate (sezione 2) le migliori esperienze e pratiche interculturali in termini di novità, d’efficacia in un contesto pluriculturale e d’esportabilità al fine di tracciare un bilancio tematico delle pratiche interculturali nei settori dell’educazione e ricerca, editoria, arte e spettacolo, lavoro in una regione di recenti e complesse trasformazioni demografiche e sociali (sezione 3). Benché le esperienze presentate non siano scientificamente generalizzabili nel senso attribuito dalle scienze sociali ai case-studies, l’autore spera che questi esempi di “buona pratica” possano risultare interessanti come documenti evocativi di processi e di azioni interculturali aventi corso in Liguria nel periodo 2004-2006.
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1.2 Metodologia di ricerca 1.2.1 La procedura di raccolta delle informazioni Nella fase iniziale del lavoro di ricerca, al fine di recensire in modo esaustivo le iniziative e le pratiche interculturali svolte in Liguria, è stato inviato nel gennaio 2006 un questionario alle 102 associazioni presenti sul territorio ligure attive nel settore dell’interculturalità, di cui 36 si occupano specificamente di immigrazione (20 a Genova, 7 a Savona, 3 a La Spezia, 6 a Imperia). Tale base di ricerca è costituita unicamente dalle associazioni inventariate ed autorizzate dal Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, Direzione generale per l'immigrazione, nel registro delle associazioni e degli enti che svolgono attività per favorire l'integrazione sociale degli stranieri e la realizzazione di programmi di assistenza e prevenzione sociale conformemente a quanto previsto dalla normativa nazionale. La ricerca ha escluso le associazioni a vocazione socio-assistenziale, in ragione di una definizione del concetto d’intercultura esplicitata in 1.3. Nel questionario s’invitava l’associazione a fornire informazioni utili alla ricerca, presso la sede dell’associazione Africa e Mediterraneo via posta, e-mail o fax. Come conseguenza dello scarso numero di informazioni reperite per questa via, si è preferito procedere alla recensione delle iniziative e pratiche interculturali in Liguria messe in opera nel triennio 2004-2006 attraverso l’inchiesta realizzata secondo i metodi qualitativi e incrociando più fonti e tipi di dati (triangolazione): il campionamento, l’analisi delle interviste con operatori scolastici, sociali, artistici, funzionari pubblici e ricercatori, l’analisi di documenti programmatici. Queste fonti d'informazione sono state combinate con l'analisi secondaria dei dati statistici risultanti dall'interrogazione di tre banche dati relative al finanziamento di attività culturali e sociali. Nel dettaglio, l’interrogazione delle banche-dati è avvenuta dal 15 gennaio al 5 marzo 2006 prendendo in considerazione solo attività in corso e i progetti pluriennali decorrenti dal 1 gennaio 2004 e ha interessato dati custoditi presso: 1) Regione Liguria, per le iniziative identificate come legate ai settori: - salute sociale – Immigrazione - salute sociale – Volontariato - istruzione e lavoro - Scuola e formazione - turismo e cultura - Iniziative culturali
e due fondazioni di diritto privato particolarmente attente alle iniziative interculturali in Liguria: 2) Compagnia di San Paolo 3) Fondazione Carige.
L’indagine a carattere recensivo è stata condotta dal 1 febbraio al 30 giugno 2006 e ha interessato i soggetti istituzionali e i principali soggetti che si occupano di interculturalità, al fine di conoscerne le iniziative. Essi sono: - gli enti locali, in particolar modo la Regione Liguria che per mandato istituzionale si occupa di Programmazione e Politiche del lavoro, Politiche di pari opportunità, di programmazione e Politiche culturali; - Le scuole d’ogni ordine e grado; - Le associazioni d’immigrati; - Le biblioteche pubbliche, i musei e i luoghi di cultura; - I soggetti che si occupano di politiche del lavoro, sindacati e associazioni. Questo modo operativo è stato poi completato, dal 5 marzo al 30 giugno 2006, da una integrazione di informazioni attraverso un approccio dialogico di data gathering (interviste di follow-up e conversazioni conseguenti) presso alcuni operatori interculturali di consolidata reputazione: case editrici, artisti, fondazioni e associazioni culturali, essendo note la pertinenza e la qualità delle attività interculturali svolte dagli intervistati. Questa procedura di raccolta delle informazioni corrisponde ad un approccio sociologico che intende «… strives to highlight the features or attributes of social life. This is true whether the latter is perceived as a set of interactions, as common behavior practices, or as structures» (Hamel, 1993, p. 2).
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1.2.2 L'oggetto di ricerca La relazione esplora le pratiche e iniziative interculturali secondo l’approccio, le definizioni ed i criteri adottati dalla ricerca Interculture Map, nonché secondo il modello di interculturalità proposto dalla Regione Liguria, ossia un progetto di costruzione permanente della società, accettato e mantenuto da tutti i cittadini. Nella seconda sezione vengono presentate alcune iniziative particolarmente significative, suddivise per settore di attività. Sei criteri hanno guidato la scelta dell'iniziativa: 1. s’inscrive negli orientamenti teorico-metodologici degli intercultural studies e dei cross-cultural studies, con esclusione dell'orientamento multiculturale. 2. è coerente con la definizione adottata di competenza interculturale esplicitata in 1.3; 3. soddisfa un bisogno identificato localmente; 4. è attiva al momento della redazione della ricerca; 5. ha rivelato la sua efficacia anche attraverso la risonanza nazionale e presso la cittadinanza; 6. presenta elementi di novità e di esportabilità. Alla descrizione delle iniziative interculturali si accompagna la loro valutazione quale “buona pratica”, tanto secondo i promotori dell'iniziativa quanto del ricercatore, quest'ultima espressa anche attraverso l'adozione di strumenti di valutazione della consapevolezza interculturale preesistenti e sperimentati, il Cross-cultural adaptability inventory (CCAI) ed il Global competency and intercultural sensitivity index (ISI). Il primo è un «training instrument designed to provide information to an individual about his or her potential for cross-cultural effectiveness» (Kelley e Meyers, 1992), un approccio culturale molto ampio e incentrato sull’operatore dedito alla risoluzione dei conflitti di culture attraverso la mediazione. Esso identifica quattro dimensioni importanti per la competenza interculturale, che possono essere migliorate attraverso una specifica formazione e attraverso la pratica dell’interazione: - elasticità emotiva (emotional resilience), ossia la capacità di porsi con inventiva e in modo costruttivo di fronte agli stress emotivi del contesto di lavoro interculturale, intraprendere nuove attività, interagire con le persone in situazioni nuove; - flessibilità e apertura mentale (flexibility and openness) «are characterized by accepting other ways of doing things, a lack of rigidity, and an ethnorelative perspective» (Brislin e Yoshida, 1994); ossia quanto la persona apprezzi i diversi modi di pensare e comportarsi che può normalmente incontrare nell’ambito di un’esperienza trans-culturale; - acuità percettiva (perceptual acuity) «refers to the degree of sensitivity individuals have in terms of verbal and nonverbal messages, as well as to interpersonal relations in general» (Brislin e Yoshida, 1994, p. 90), ossia l’operatore interculturale è sensibile ad altre culture ed è attento «to verbal and non-verbal behavior, to the context of communication, and to interpersonal relations» (Kelley e Meyers, 1992), ossia ai segnali comunicativi e alla percezione di essi nelle differenti culture. Esso valuta comportamenti e anche percezioni; è un sinonimo dell’”empatia culturale”. - autonomia personale (personal autonomy), ossia l’operatore interculturale possiede una forte identità culturale che non necessita di indicazioni esterne per prendere decisioni. - Il secondo strumento, ISI, creato da Olson e da Kroeger (2001) valuta la sensibilità interculturale, la forza della propria matrice culturale, la fiducia nei propri valori e il sentimento di poter interagire in modo efficace nel contesto di un ambiente non familiare con valori differenti. Misura il senso di identità di una persona e l’aderenza a un ben definito insieme organico di valori culturali, così come il rispetto di valori e tradizioni di un’altra cultura. Tali competenze complessive (global competency) sono identificate come: - substantive knowledge (conoscenza delle culture, delle lingue, etc.); - perceptual understanding (apertura mentale, flessibilità, resistenza a interpretare per stereotipi); - intercultural communication (adattabilità, empatia, mediazione culturale).
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1.3 La nozione di “interculturalità”: quadro concettuale. La competenza interculturale si esprime nell’attenzione verso alcune problematiche che sottendono le società differenziate moderne (industriale) e post-moderne (società dell’informazione), quali la formazione e l'impatto delle diseguaglianze sociali, i processi interattivi di socializzazione, l’influenza dell’eterogeneità dell’appartenenza a gruppi diversi sulle dinamiche relazionali (relational communication in groups), secondo un approccio antropologico che tende a collegare la tematica interculturale alla comprensione dei fenomeni migratori, all’approccio alle diversità etnico-culturali e ai fenomeni collegati (stereotipi, pregiudizi, discriminazioni, razzismo); allo studio della marginalità sociale e all’etnopsichiatria. In particolare, l’antropologia offre la definizione di cultura generalmente adottata nelle problematiche interculturali, ossia come l’insieme dei tratti distintivi che caratterizzano il modo di vita di una comunità; e abborda anche la principale preoccupazione epistemologica della competenza interculturale, ossia il problema della costruzione di un sapere relativo all’Altro. Come dice l’antropologo Laplantine (1995, p. 168) «Nous ne sommes jamais des témoins objectifs observant des objets, mais des sujets observant d’autres sujets». Infatti, ogni situazione d’interazione (quindi anche l’interazione interculturale) comporta il rischio, qualificato come “sociologia naïve” da Sperber e Hirschfeld, (1999), di una proiezione etnocentrata dovuta ad una comparazione non padroneggiata tra le rappresentazioni culturali degli interlocutori (Dasen 1993). Rischio tanto più vivo quanto alcuni concetti-chiave della ricerca interculturale sono costruzioni storico-culturali: non esistono razza in sé (Segall, 1999), etnia in sé (Breton 1992) e cultura in sé (Amselle 2001). Un ulteriore rischio, rilevato da una relazione collegata (Repetti 2006), è relativo al modello di gestione della diversità culturale adottato, e deriva dalle discordanze tra i due principali modelli: il modello multi-culturale e l’orientamento interculturale, cross-cultural studies, discordanze dovute a concezioni radicalmente differenti della società. Se cross-cultural studies e studi interculturali appaiono complementari (poiché l’"interculturale" studia i processi messi in moto dall'incontro di persone di diversa origine culturale; mentre i cross-cultural studies analizzano l'oggetto di studio dall’interno di una o più culture), l’orientamento multiculturale sottolinea il riconoscimento e la coesistenza d’entità culturali distinte, dando la precedenza al gruppo d'appartenenza. L'individuo è anzitutto un elemento del gruppo e l’identità comunitaria prevale sull'identità del singolo. Attribuendo grande importanza al riconoscimento delle differenze etniche, religiose, sessuali, ecc. il multiculturalismo sovrappone i gruppi dando luogo ad una concezione della società a mosaico dove l’enfasi sulla categorizzazione di gruppo crea una frontiera (inclusione/esclusione del gruppo). Si tratta di una situazione di fatto potenzialmente conflittuale perché comporta rischi d'esclusione sociale. In coerenza con l’impostazione della ricerca Interculture map, è parso pertanto opportuno non includere nella relazione quest'ultimo modello, d’ispirazione anglosassone. Se la multiculturalità appare essere categoria analitica, descrittiva della coesistenza di culture diverse (nonché il loro controllo e la loro regolamentazione) (Taylor,1994), l’interculturalità appare essere categoria programmatica. Il prefisso "inter" indica una predisposizione all'interazione fra culture differenti, gli individui e le identità. Quindi, l’interculturalismo è una pratica e un atteggiamento. Come scrive Martine Abdallah-Pretceille: «l'interculturale è soprattutto una pratica; è rispetto a questa che occorre situarsi e cercare di concettualizzare e teorizzare l'interculturale» (Abdallah-Pretceille 2004). Secondo uno dei principali teorici dell’interculturalità, Geert Hofstede, pensare l’interculturalità equivale ad immaginare un processo che, nel porre in interazione individui o gruppi appartenenti a sistemi culturali eterogenei, cerca di creare un quadro comune dove le differenze sono integrate ed accettate (Hofstede 1997). La competenza interculturale accorda maggiore importanza all'individuo che alle sue caratteristiche culturali. In quest’ottica, l’incontro con l’Altro è innanzitutto l’incontro con chi ha caratteristiche proprie. La competenza interculturale non è una competenza che permette di dialogare con l’Altro visto come espressione di una nazionalità, di una cultura diversa, ma semplicemente con un'altra persona. L'obiettivo dell’approccio interculturale è dunque imparare come svolgere l’incontro e non imparare la cultura dell’Altro. In conclusione, si può ritenere che l’intercultura non è l’analisi di una realtà oggettiva (quale, ad esempio, il rapporto tra migranti e istituzioni d’accoglienza), che chiude l’Altro in una rete di significati, o di comparazioni etnocentrate, ma un approccio che pone l’accento sull’interazione cercandone di epurare l’etnocentrismo, e che può bene applicarsi a settori molto diversi. La competenza interculturale si confronta con le differenze culturali e la diversità a livello sociale e nella vita privata; e fornisce le abilità, le conoscenze e gli atteggiamenti necessari a risolvere i conflitti, a lavorare in una società multiculturale, ad analizzare i propri standard e valori culturali, promuovendo la tolleranza, il rispetto e la comprensione reciproca, l'apertura verso individui e gruppi provenienti da un contesto diverso quanto a cultura, etnia, nazione, religione, ecc. La competenza interculturale, quale è presentata da Interculture map Liguria, è un approccio interdisciplinare che ricerca un equilibrio fra le conoscenze culturali, le abilità linguistiche di tutti, "nuovi cittadini" e no, secondo un approccio pluralista alle abilità, "multi-ability approach"; le iniziative "buone pratiche" vengono definite da Interculture map Liguria come quelle capaci di riflettere la realtà della società globale e non etnocentrica, presentando le culture da diversi punti di vista. Pertanto, benché l'impegno per favorire socializzazione ed associazionismo tra gli immigrati e le attività di solidarietà (cure mediche gratuite per migranti in povertà, assistenza e consulenza su tutte le pratiche legate all'immigrazione, ecc…) siano tutte espressioni di pluralismo inclusivo e fondato sui diritti umani, di giustizia sociale, equità e di un “civismo” maturo che permette di superare comportamenti legati a una cultura provinciale e asociale, la ricerca Interculture map Liguria non prende in considerazione come attività interculturale l’attività informativa, di consulenza e assistenza finalizzate alla promozione dei diritti degli immigrati; le iniziative politiche e sociali per l’acquisizione del soddisfacimento dei bisogni di vita elementari degli immigrati; le feste di incontro; l'apertura di sportelli informativi per agevolare la compilazione delle pratiche di regolarizzazione e di post-regolarizzazione degli immigrati; le iniziative di assistenza socio-sanitaria.
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1.4 Orientamenti della Regione Liguria in materia di interculturalità La Liguria, storicamente terra di emigrazione, oggi accoglie immigrati. Sono 72.521 gli stranieri recensiti, il cui 16,5% circa è composto da minorenni (dati Caritas, XV rapporto sull'immigrazione, 2005). La più alta concentrazione di stranieri, pari al 52,2% del totale regionale, vive in provincia di Genova dove sono presenti 19.246 cittadini stranieri residenti. A Savona, invece, la quota di stranieri raggiunge il 19,40% con 7.131 presenze, a Imperia il 18,9%, con 6.973 stranieri residenti, a La Spezia il 9,5% con 3.485 presenze di cittadini stranieri. Le comunità maggiormente presenti sono per la provincia di Genova l'ecuadoriana, e, per l'intera regione, l'albanese e la marocchina. A tali dati sono da aggiungere il numero dei lavoratori che hanno presentato domanda di sanatoria (le domande riguardanti la Liguria ammontano a circa 27.000, secondo dati della Regione Liguria 2005), e quello dei minori stranieri non accompagnati, privi di rappresentanza da parte di genitori o di altri adulti legalmente responsabili, in attesa che il Comitato minori stranieri istituito ai sensi del T.U. n. 286/1998 sull'Immigrazione si pronunci per il rimpatrio assistito o per l'affidamento. La Regione Liguria si mostra cosciente che la propria attività deve svolgersi nel rispetto delle diversità socio-culturali che insistono sul suo territorio e che nei suoi programmi è necessario favorire il dialogo tra i diversi gruppi culturali moltiplicando le occasioni di scambio e di collaborazione tra i cittadini. Nel loro insieme, le prospettive interculturali si muovono secondo un approccio universalista al pluralismo culturale, definito come “ambito interculturale pubblico” che cerca d'impegnare le culture che coesistono sul territorio ligure in una dialettica di mutua comprensione e critica. L’approccio della Regione Liguria appare coerente con l’orientamento delle scienze sociali, che rileva come i gruppi sociali non siano mai totalmente isolati e intrattengano piuttosto rapporti con gli altri gruppi; il che favorisce la consapevolezza delle specificità, degli scambi, dei prestiti culturali e una costante trasformazione. I riferimenti più attuali sono oggi, a livello operativo, gli indirizzi operativi destinati ai Comuni e alle Zone (Associazioni intercomunali) per realizzare in collaborazione con enti e associazioni del Terzo Settore le misure volte a favorire l'inclusione degli immigrati e l’indicazione legislativa in corso di definizione presso la Commissione consiliare (disegno di legge). Nel dettaglio: Le Zone sono finanziate con fondi derivati dalla Legge regionale n. 40/1998 sull'immigrazione e da cofinanziamenti regionali e comunali, e operano attraverso interventi messi in atto dai Comuni con maggiore criticità di immigrazione. Le azioni riguardano soprattutto l'estensione agli immigrati dell'accesso e dell'uso dei servizi sociali, sanitari, scolastici, culturali, abitativi; e hanno gli obiettivi di: 1. realizzare i diritti di cittadinanza per le popolazioni a immigrazione regolare, con l'adozione di misure a favore dello sviluppo e della scolarizzazione dell'infanzia e dell'adolescenza, in accordo alla volontà espressa esplicitamente dall'Unione europea (Parlamento europeo 1997; Rapporti al conseil de l'Europe, Rapporto Porcher 1986); 2. favorire la possibilità di interazione e scambio culturale con le popolazioni immigrate e il resto della popolazione. Le politiche per l'immigrazione attuate dalla Regione Liguria sono indicate nel Piano Triennale dei Servizi Sociali 2004-2006 che richiama gli obiettivi del Progetto Tutela della qualità della vita delle popolazioni immigrate, approvato con deliberazione del Consiglio regionale n.44/1999. L’indicazione legislativa attualmente in elaborazione su iniziativa dell’Assessore alla cultura Fabio Morchio adotta un approccio dialogico tra le tradizioni culturali autoctone e le specificità culturali cui sono portatori i nuovi residenti sul territorio ligure. Questa iniziativa focalizza per la prima volta nel contesto legislativo della Regione Liguria il concetto di inter- e multi-culturalità. Il concetto di coabitazione interculturale si riferisce soprattutto alle azioni intese a favorire l'integrazione scolastica e il mantenimento delle origini culturali dei figli dei migranti, e viene da tempo esplicitato nei documenti programmatici, in particolare come volontà di concedere spazio nell’insegnamento alle lingue e alle culture dei migranti, secondo i principi del pluralismo e della valorizzazione delle differenze culturali che sono oggi riconosciuti come un obiettivo sociale, necessario al processo di costruzione identitaria individuale e collettiva associato a una valorizzazione degli scambi culturali.
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1.5 Uno sponsor privato: la Compagnia di San Paolo di Torino Il caso della Compagnia di San Paolo è particolarmente esemplificativo del ruolo che può svolgere uno sponsor privato nel contesto ligure. Accanto agli importanti interventi nei settori della ricerca scientifica e dell’arte realizzati col sostegno della Compagnia in Liguria nel triennio 2004/2006 (71 progetti culturali nel 2005, 65 nel 2004; un investimento di 10,43 milioni di euro nel 2005 e 6,13 milioni nel 2004), quali il Festival della Scienza, le celebrazioni mazziniane, i contributi al Teatro Stabile, alla Fondazione teatro Carlo Felice, esiste un forte interesse per i temi dell’accoglienza, della reciproca conoscenza e della convivenza di culture e identità, con particolare riferimento ai giovani. Ne sono concreta espressione il capitolo finanziario di sostegno al Comune di Genova per la progettazione del Piano regolatore sociale, e il sostegno a due importanti operatori interculturali quali l’associazione culturale Echo Art di Genova, per la realizzazione (nel triennio 2004/06 preso in esame) del Festival musicale del Mediterraneo e la fondazione Casa America. Pertanto la Compagnia di San Paolo è oggi uno degli attori più importanti operanti nel sostegno alle iniziative di interculturalità in Liguria, considerando Genova e la Liguria tra le sue aree di riferimento e concentrandovi l’8,7% dei progetti finanziati e il 7,7% delle risorse (nel 2005). La Compagnia di San Paolo adotta in Liguria una strategia che supera il modello di ente solo erogatore di contributi e che la disegna, a partire dalla seconda metà degli anni ’90, come soggetto locale ma non localistico, attento alle proprie radici ma anche aperto al nuovo, nella consapevolezza di essere una fondazione in grado di dialogare e di “stare in rete” da protagonista con le altre fondazioni europee e americane. Secondo Piero Gastaldo, segretario generale della Compagnia, esiste: «una chiara consapevolezza dell’importanza delle questioni territoriali individuate, una delle quali è la “ricostruzione del nord-ovest” confermando la collaborazione tra Genova e Torino, con Torino come riferimento centrale nelle strategie della Compagnia e Genova, ormai da tempo, laboratorio originale di attivazione di reti e creazione di masse critiche».
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Sezione 2: Settori di pratica dell’intercultura 2.1 La competenza interculturale nel settore dell’educazione Non esiste ancora una definizione ampiamente condivisa di “educazione interculturale”. È un termine che viene utilizzato in modo elastico per azioni e per progetti estremamente diversi, mirati su contenuti che vanno dall'insegnamento bilingue alle pari opportunità a scuola. Non è evidente il consenso su una metodologia e una strategia pedagogica che possano costituire un filo rosso fra i diversi progetti. Helmut Fennes e Karen Hapgood (1997) identificano, alla base dell'educazione interculturale, l’“apprendimento dialogico”, ossia il confronto con gli stranieri, la comparazione della propria cultura con quelle straniere, la comunicazione e la mediazione dei conflitti con altre culture, la comprensione della propria e dell'altrui cultura come le interrelazioni fra esse, la cooperazione oltre le barriere culturali. Per Cristina Allemann-Ghionda (1998), il contributo fondamentale dell’educazione interculturale alla pedagogia generale consiste nella valorizzazione della categoria del pluralismo, nelle sue diverse dimensioni (sociale, individuale, culturale, educativa), in una prospettiva che tende a “decostruire” le visioni essenzialiste dell’identità e della cultura e a lottare contro l’“etnicizzazione” dell’altro. La competenza interculturale nel settore dell’educazione facilita la transizione verso l’etnorelativismo, promuovendo il rispetto e la ricerca delle differenze. In Liguria, le pratiche interculturali nel settore dell’educazione privilegiano gli approcci multidisciplinari e l’importanza della mediazione e della metodologia di gruppo, ispirandosi ad una pedagogia che, con le parole di Martine Abdallah-Pretceille (2004, p.158), ha come obiettivo «de saisir l'occasion offerte par l'évolution pluriculturelle de la société pour reconnaître la dimension culturelle, au sens anthropologique du terme, de toute éducation, et d’introduire l’Autre et plus exactement le rapport à l'Autre, dans l'apprentissage. La reconnaissance d'autrui passe par l'acceptation de soi et réciproquement, encore faut-il que le Moi soit lui-même l'objet d'une véritable reconnaissance en tant qu’un parmi le multiple». L'essenza dell'educazione interculturale appare essere il processo dinamico di apprendimento interculturale in classe. Riguarda anche aspetti amministrativi e organizzativi della vita della scuola e il riconoscimento e il rispetto delle differenze culturali, i temi relativi ai diritti umani e alla cittadinanza, le pari opportunità (il sistema educativo deve essere di tipo inclusivo). Due settori di particolare interesse interculturale sono la formazione degli insegnanti che "accolgono" in classe i bambini e i ragazzi immigrati da altri paesi: fenomeno cospicuo in particolare nella scuola elementare e nella media inferiore; e l’apprendimento linguistico degli adulti migranti, cui si affianca la necessità di un inserimento aperto e graduale in un'altra cultura, in un ambiente di cui il ragazzo non conosce nulla, evitando tanto i rischi di un'assimilazione acritica e poco rispettosa del soggetto, quanto quelli di una marginalizzazione.
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Pratica interculturale 1: progetto Mare nostrum Autore, metodologia, attività ed obiettivi Il progetto Mare Nostrum realizzato dalla Direzione didattica statale di Millesimo (SV), ha ricevuto un finanziamento UE Comenius Az.1 per due anni di attività ed è stato dichiarato progetto idoneo a ricevere il finanziamento della II edizione 2004 del Concorso “Scuole multiculturali e multilingue. Progetti europei, scambi, gemellaggi di educazione interculturale” col patrocinio del Ministero della Pubblica Istruzione. Mare nostrum ha coinvolto nell'attuazione 27 alunni della scuola elementare statale di Millesimo, un paese in area rurale, motivati dal desiderio da parte delle insegnanti di conoscere le nuove realtà e di instaurare rapporti collaborativi con altre culture partendo dalla propria, per sviluppare solidarietà e tolleranza. Le attività svolte erano volte a ricercare e presentare elementi della cultura mediterranea (danze, canti, giochi, gastronomia, ecologia del Mar Mediterraneo) in un’ottica europea, grazie alla partecipazione del Collegi Public Son Oliva di Palma de Mallorca (Spagna) e della scuola elementare J. Prévert di Antibes (Francia), al fine di realizzare percorsi educativi e didattici, attraverso analisi di materiale cartaceo (libri, depliants, opuscoli, giornali), drammatizzazioni, interviste. È stato pubblicato un libro con ricette tipiche dei tre paesi partecipanti. Il progetto vuole coinvolgere la comunità locale, e a tal fine ha previsto una serie di incontri con anziani che forniscono le informazioni e le competenze da utilizzare in classe per redigere il materiale. Il progetto si articola su diverse unità per incentivare il potenziamento delle conoscenze relative alle tradizioni e alla storia della propria comunità e metterle in confronto con quelle degli altri partecipanti al progetto, spagnoli e francesi. Vengono messi così in luce linguaggi non necesariamente verbali che presentano "dall'interno" la cultura materiale della propria comunità. Ogni unità prevede la presentazione dei temi che verranno svolti col supporto di apposite schede di analisi, seguite da schede per la verifica delle conoscenze acquisite. Rispetto agli obiettivi scolastici, i promotori del progetto Mare nostrum identificano quattro gruppi di obiettivi educativi: percezioni e immagini; consapevolezza, conoscenze; atteggiamenti; abilità e modelli comportamentali. Acquisire comprensione/percezione riguardo alla propria cultura e riguardo alle altre culture. Accanto alla partecipazione a seminari con le scuole partners, sono stati instaurati rapporti di collaborazione con Enti locali (Comunità Montana) e Biblioteca per materiale librario, con Associazioni e singoli soggetti per consulenza.
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Commenti e spunti per la valutazione Il progetto Mare Nostrum costituisce una "buona pratica" d'educazione interculturale in ragione dell’immediatezza dei risultati, del coinvolgimento di un’intera comunità locale, della semplicità di realizzazione che ne consente l’esportabilità ad altri contesti; della scelta di rendere la materia “più viva” utilizzando esperienze di conversazione con anziani per contestualizzare le nozioni acquisite con la lettura e la recensione delle fonti documentali. La valutazione secondo i parametri del Cross-cultural adaptability inventory (CCAI) (vedi 1.1.2) e del Global competency and intercultural sensitivity index (ISI) è globalmente positiva: vengono realizzati quella conoscenza delle diversità culturali (substantive knowledge) accompagnata da una comprensione empatica (perceptual understanding) identificate nel Global competency and intercultural sensitivity index (ISI); nell'ambito di un rinforzo dell'autonomia personale (personal autonomy), della flessibilità ed apertura mentale (flexibility and openness) e dell'acuità percettiva (perceptual acuity) individuate dal Cross-cultural adaptability inventory (CCAI) quali caratteristiche della "buona pratica" interculturale. Valutazione interculturale positiva dunque benché Mare nostrum abbia l'obiettivo di approfondire temi ed eventi inerenti le tradizioni e la micro-storia locale e non sia destinato a comunità etniche minoritarie. In questo senso, il progetto è esemplificativo del fatto che la competenza interculturale è una parte normale dell'educazione che si rivolge senza eccezioni a tutti gli alunni, tutti gli insegnanti e tutte le scuole. L'educazione interculturale va al di là dell'educazione dei migranti o delle minoranze. Seppur incentrata sulla diversità culturale, la presenza di immigrati in classe non è necessaria per l'educazione interculturale perché essa comprende una dimensione globale.
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Pratica interculturale 2: progetto Bambini e nuove culture e attività Centro scuole e nuove culture Autore, metodologia, attività e obiettivi Il Centro scuole e nuove culture è stato aperto nel 2001, in seguito all’intesa tra il Comune di Genova, la Provincia di Genova, l'Ufficio scolastico regionale per la Liguria del MIUR e la Facoltà di Lingue e Letterature straniere dell'Università di Genova. I laboratori organizzati dal Centro sono numerosi, e si avvalgono delle competenze di mediatori e di associazioni. A titolo di esempio se ne riportano alcuni: - Racconti nomadi. Narrazioni di tradizioni orali raccontate ai bambini dallo scrittore e mediatore culturale Mbacke Gadji presso il salotto Turco del Museo delle Culture del Mondo. Questo laboratorio intende far conoscere la memoria del popolo africano senza perdere di vista la concretezza della quotidianità. - Dialoghi sonori. A cura del Laboratorio Migrazioni e di Echo Art, il laboratorio sperimenta aspetti della comunicazione sonora con bambini e ragazzi per favorire la condivisione di emozione e lo scambio interculturale. - Pedagogia narrativa in progetti di educazione interculturale, a cura del Laboratorio Migrazioni. - Movimento e segni nella scrittura cinese a cura dell’Associazione italo-cinese onlus Chang Cheng - Letture e narrazioni di letteratura latinoamericana, a cura del Coordinamento ligure donne latinoamericane per incentivare l’interesse ed eliminare la distinzione fra lingua madre e l’italiano attraverso la parola in originale e in traduzione. - Poesia e canto nel mondo arabo, a cura del Laboratorio Migrazioni. - Mappe. Laboratorio che intende sviluppare la consapevolezza degli elementi che costuiscono l’identità personale: storie, desideri, luoghi, attraverso una narrazione teatrale. A cura del Laboratorio Migrazioni. - L’arte dei musei genovesi e l’intercultura. Una introduzione al patrimonio museale attraverso le tematiche interculturali presentate attraverso le opere d’arte. Una scoperta della dimensione interculturale a cura del Centro didattico settore musei del Comune di Genova. Inoltre, il Centro scuole e nuove culture sostiene i tirocinii universitari e i progetti interculturali promossi da associazioni culturali e del terzo settore. Presso il Centro scuole e nuove culture hanno sede due strutture che si occupano entrambe di promozione d’interventi per l'educazione e la formazione interculturale: il Centro risorse alunni stranieri (CRAS) e il Laboratorio migrazioni.
Il Centro risorse alunni stranieri è un ufficio specifico che opera in vista della riuscita scolastica degli alunni stranieri e si propone come luogo d'incontro e riflessione per gli insegnanti, le famiglie e gli operatori. Il Centro risorse alunni stranieri ha firmato un protocollo d'intesa con istituzioni ed enti del territorio (comuni, Provincia, università, Asl, associazioni) fornendo sostegno, consulenza e materiali, in particolare per: - supportare le scuole nell'accoglienza e nell'inclusione degli alunni di cittadinanza non italiana; - promuovere progetti per garantire la frequenza scolastica e il diritto allo studio dei minori stranieri; - coordinare insieme agli enti locali del territorio, un servizio di mediazione culturale e linguistica; - fornire informazioni e materiale in merito alle norme, alle opportunità educative offerte dal territorio e alle metodologie di accoglienza e inclusione sia tramite consulenza diretta sia attraverso canali informatici; - coordinare progetti sull'educazione interculturale e l'accoglienza, promuovendo la formazione in servizio del personale della scuola; - fornire un servizio di consultazione di materiale didattico su tematiche specifiche; - promuovere reti tra diversi soggetti istituzionali su problemi specifici; - realizzare e diffondere materiali. Queste attività interculturali sono rivolte tanto ai ragazzi che alle loro famiglie, e forniscono agli insegnanti abilità professionali complementari che permettano di lavorare con efficacia in classi e scuole culturalmente ed etnicamente miste. Più nel dettaglio, il Laboratorio migrazioni opera dal 1993 come parte del settore servizi ai bambini da 0 a 6 anni della Direzione servizi alla persona del Comune di Genova, ed è composto da un gruppo di lavoro di insegnanti di attività espressive e musicali delle scuole dell'infanzia comunali, da funzionari con competenze pedagogiche e da un ufficio organizzativo. Oltre la sede centrale, ha due sedi decentrate aperte alle scuole del territorio e tre laboratori in scuole a forte immigrazione. Il Laboratorio migrazioni ha la funzione di operare insieme ad altri servizi in zone di alta immigrazione e conflitto sociale, nel quadro di un protocollo d'intesa fra Comune, Provincia, Università e Direzione regionale della Liguria che inserisce le sue azioni in un quadro generale di interventi educativi, sociali e culturali impostati secondo i principi della Convenzione internazionale dei diritti dell'infanzia. Finalità del Laboratorio migrazioni è proporre percorsi di educazione interculturale e li propone alle scuole per favorire l'accoglienza dei bambini stranieri nei servizi educativi della città, per contrastare atteggiamenti di chiusura e razzismo nelle scuole e nelle famiglie, per valorizzare la presenza di più lingue e più culture come risorsa per tutti. In particolare, il Laboratorio migrazioni è capofila del progetto del comune di Genova Bambini e nuove culture che ha promosso la figura professionale dell'animatore di lingua madre per la valorizzazione delle lingue e delle culture dei bambini stranieri nelle scuole. Commenti e spunti per la valutazione Per il progetto Bambini e nuove culture di cui il Laboratorio migrazioni è capofila si rimanda alla scheda contenuta in Sezione 3 per un'analisi articolata di questa pratica interculturale.
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Pratica interculturale 3: progetto Zone a rischio Tra gli obiettivi primari dell'educazione interculturale vi sono il miglioramento dei risultati scolastici degli alunni provenienti da gruppi migranti o da minoranze etniche e la riduzione della "dispersione scolastica". Al riguardo, appare come importante pratica interculturale il progetto Zone a rischio.
Autore, metodologia, attività e obiettivi L'Istituto comprensivo del centro storico S.M.S. "G.B. Baliano" di Genova realizza il progetto Zone a rischio che risponde ad un bisogno identificato localmente. La S.M.S. "G.B. Baliano" è situata nel cuore del centro storico di Genova. La sua utenza manifesta al suo interno una consistente presenza di disagio sociale con rischi di "dispersione scolastica" e un'alta percentuale d'alunni provenienti da paesi extraeuropei che mostrano la necessità di attivare percorsi di alfabetizzazione. Parte consistente di essi, circa una trentina di lingua araba, non ha mai frequentato una scuola al paese di origine, e con essi non è possibile comunicare in lingua araba classica ma solo attraverso l'uso del dialetto locale. Le difficoltà di apprendimeno e la dispersione scolastica sono state affrontate attuando un programma di prevenzione su tre anni (2004/2006) con la collaborazione del Centro risorse alunni stranieri (vedi infra), autore delle linee progettuali, e la Provincia di Genova (area della Formazione professionale). Il progetto ha coinvolto 13 docenti e 6 classi, per un totale di 90 ragazzi circa di diverse nazionalità: di origine latino-americana (47%), marocchina (32%) e albanese (18%). La pressenza delle ragazze è minoritaria (20%). Contestualmente, sono stati organizzati incontri con i genitori dei ragazzi (grazie all'AGE, associazione genitori). Gli obiettivi del progetto sono duplici: aprirsi al confronto con il territorio e chi in esso opera al fine di risolvere questo problema di alfabetizzazione; e arrichire l'offerta formativa dell'Istituto attraverso nuove competenze interculturali. Il metodo adottato è quello di costituire una rete informale con istituzioni, enti ed associazioni, incluse associazioni di migranti. Sono stati pertanto coinvolti il Comune di Genova (Ufficio stranieri, Centro migrazioni, Polo giovani), il Centro scuole nuove culture (vedi infra nella relazione), la Cooperativa SABA-Mediatori culturali, l'Agenzia educativa territoriale, Forum anti-razzista ed altri soggetti del III Settore. Di particolare rilevo la partecipazione alle attività didattiche organizzate dal Laboratorio migrazioni (vedi infra). Le attività si sono svolte nel tempo scuola e le strategie didattiche hanno compreso un'attività di progetto Alfabetizzazione L2 e attività trasversali come: laboratorio video, cineforum, laboratorio informatico, laboratorio storico, di particolare interesse interculturale. Inoltre all'interno del progetto Zone a rischio esiste uno "sportello di sostegno per ex-alunni" cerca di fornire informazioni sulle opportunità formative e/o professionalizzanti presenti sul territorio, anche attraverso incontri. Alfabetizzazione L2 è un progetto per l'apprendimento dell'italiano L2 che ha come obiettivo il fornire sostegno agli alunni di recente immigrazione nell'acquisizione delle competenze linguistiche necessarie all'integrazione (lingua per comunicare) e per migliorare il successo scolastico. Nell'ambito della didattica dell'italiano L2 la S.M.S. "G.B. Baliano" cerca di conciliare la richiesta di alfabetizzazione con forme di orientamento professionale, animate da un docente del Centro territoriale di educazione permanente che propone un percorso da continuare dopo l'assolvimento dell'obbligo scolastico.
Commenti e spunti per la valutazione La S.M.S. "G.B. Baliano" è indubbiamente riuscita ad individuare percorsi formativi volti a integrare gli alunni provenienti da paesi extraeuropei e a ridurre la dispersione scolastica, e ciò attraverso la collaborazione con centri di educazione ed enti attivi sul territorio. Al fine di raggiungere gli obiettivi prefissi, gli insegnanti sono stati coinvolti in corsi di didattica interculturale, in seguito applicata in classe con gli obiettivi di valorizzare le competenze linguistiche delle culture d'origine, svolgendo in collaborazione col Laboratorio migrazioni e con la presenza di animatori culturali di lingua araba e spagnola attività d'analisi della dimensione del viaggio e con laboratori di linguaggi non verbali. Zone a rischio è "buona pratica" perché queste attività sono state strutturate specificamente sulle esigenze e le potenzialità presenti in ogni classe. Inoltre sono volte a migliorare la coesione del gruppo-classe e a definire temi di riflessione evocati dalla diversità culturale. È stata particolarmente sfruttata la risorsa costituita dai mediatori culturali, tanto nel corso degli incontri con i genitori quanto nella verifica del materiale bilingue adottato e/o realizzato dagli insegnanti. Non è stato trascurato l'inserimento degli alunni all'interno di strutture del sociale privato e pubblico (Rete 501, Polo Giovani) per trasformare il tempo libero in risorse per una migliore alfabetizzazione e per il recupero del disagio sociale. I momenti di confronto coi genitori si configurano come simili a gruppi di autoaiuto, e perciò nel complesso del progetto "Zone a rischio" appaiono soddisfatti alcuni aspetti sottolineati da specialisti della competenza interculturale e identificati nell’ ISI quali substantive knowledge e perceptual understanding; nonché la la flessibilità ed apertura mentale flexibility and openness indicata dal Cross-cultural adaptability inventory. Altro elemento di buona pratica, sono state previste delle verifiche anche intermedie (per l'aspetto "orientamento" del progetto) per poter garantire lo sviluppo del progetto in maniera uniforme e congruente coi consigli di classe.
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2.2 La competenza interculturale nel settore della ricerca e formazione L’intercultural training nel settore della ricerca universitaria può seguire un approccio didattico differenziato, basato su diverse esperienze ed obiettivi, dove i contenuti possono essere di cultura generale o più specifici, basati sulla gestione delle diversità (Diversity management), sulla valutazione del ruolo delle differenze culturali, sulla valorizzazione del capitale sociale (Social capital), e altro ancora. Un esempio d'intercultural training volto a fornire una formazione di alto profilo rivolta a diverse tipologie di utenti e articolata in modo da rispondere a specifiche esigenze professionali è quello del Centro di formazione dell'Università degli Studi di Genova PerForm. Dal 1999 ad oggi PerForm ha curato la realizzazione di 90 progetti, in collaborazione con più di 200 aziende ed istituzioni pubbliche e private. La sua attività spazia dalla consulenza e supporto per la formazione che le Facoltà o i Dipartimenti realizzano al proprio interno, alla realizzazione di master, corsi di perfezionamento e attività culturali e formative per i più diversi committenti. PerForm dimostra una progettualità nel campo d’applicazione degli studi in materia interculturale, progettazione che si concretizza in master qualificati da partnership esterne di prestigio, finalizzati ad acquisire conoscenze e competenze in funzione di profili professionali di particolare interesse interculturale. PerForm ha ricevuto il sostegno della Compagnia delle Opere negli ultimi cinque anni, con borse di studio destinate agli studenti; e della Fondazione Carige, con interventi mirati a singoli eventi o pubblicazioni. Tra i percorsi della ricerca esiste poi il filone linguistico, che risponde alla necessità di approfondire i meccanismi di acquisizione di una lingua non materna, con particolare attenzione all'acquisizione in ambiente naturale. Al riguardo, un programma di educazione interculturale deve saper sviluppare un programma di educazione alla conoscenza, accettazione, collaborazione e attiva convivenza con le minoranze linguistiche, sottolineando il contributo apportato alla cultura della comunità ospite. È questo il caso del progetto Italiano Insieme - Milia Multimedia per Italiano L2
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Pratica interculturale 4: progetto "italiano insieme- milia multimedia per italiano l2" Autore, metodologia, attività e obiettivi Un primo esempio di riuscita pratica interculturale nel settore della ricerca applicata all'educazione in Liguria è il progetto Italiano Insieme-Milia Multimedia per italiano L2, promosso dal Ministero della Pubblica Istruzione, Direzione Generale Scambi Culturali e affidato alla Scuola media Statale Luca Cambiaso di Genova. Esso raccoglie l’esperienza del progetto Milia (acronimo di "Materiali per gli insegnanti di Lingua italiana /Aggiornamento") (1993/2003) destinato a insegnanti di italiano L2 in Italia e all’estero. L’attuale progetto si configura come integrazione di formazione, produzione di materiali e si prefigge inoltre di sperimentare presso i genitori e i parenti di allievi non italofoni la validità dei corsi fatti dai figli. Dal punto di vista delle competenze interculturali, la S.M.S. "Luca Cambiaso" è una scuola significativa perché è il Centro risorse provinciale per i corsi di Lingua Straniera nella scuola media (C.M.304/98) attento a rinforzare la competenza interculturale dei docenti; e soprattutto perché da tempo costituisce un riferimento di accoglienza e d'integrazione scuola-territorio per il quartiere San Fruttuoso di Genova, divenuto di recente sede d’immigrazione extraeuropea, grazie ad iniziative significative quali teatro, laboratori, aggiornamento e corsi extra-curricolari. In accordo con la tradizione d’integrazione scuola-territorio della S.M.S. Luca Cambiaso, questa iniziativa affianca all’apprendimento linguistico dell'italiano L2, svolto con modalità innovanti e le ICT, l’attenzione all’ambiente, all’accoglienza, al contesto culturale di origine. Ne sono destinatari tutti quegli insegnanti che si trovano ad insegnare in classi multietniche e plurilingue, cui occorre una formazione che abbracci le diverse tipologie di problemi e che valorizzi al massimo la loro esperienza professionale. A queste esigenze ha cercato di dare una risposta Italiano Insieme-Milia Multimedia per italiano L2 attraverso un sistema integrato di formazione per insegnanti che utilizza al meglio le tecnologie telematiche. Molto importanti, per i destinatari sono anche i temi della programmazione differenziata, della selezione e dell'utilizzo di materiali autentici.
Commenti e spunti per la valutazione Il progetto è di competenza interculturale perché permette di soddisfare il bisogno dei destinatari di prendere coscienza delle dinamiche derivanti dall'incontro di più culture e del rapporto tra apprendimenti linguistici e "schemi" e "cornici" culturali. Italiano insieme-Milia Multimedia per italiano L2 prende in considerazione soprattutto il tema della riscoperta della cultura d'origine e il tema dell'accoglienza e dell'integrazione. Si rimanda alla scheda contenuta in Sezione 3 per un'analisi articolata di questa pratica interculturale.
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Pratica interculturale 5: Master “Etnopsichiatria: pianificazione e interventi in ambito socioculturale, clinico e in contesto interculturale” Il Master universitario di II livello “Etnopsichiatria: pianificazione e interventi in ambito socioculturale e clinico" promosso per l'a.a. 2005/06 da PerForm con Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università degli Studi di Genova (Dipartimento di Scienze Antropologiche, e Dipartimento di Neuroscienze Sezione di Psichiatria), ORISS (Organizzazione interdisciplinare sviluppo e salute), Université de la Méditerranée, Aix-Marseille II (Francia), Université Catholique de Louvain, Département d’Anthropologie (Belgio), fa seguito al Master di secondo livello “Analisi, approcci, applicazioni in clinica e in contesti interculturali” realizzato nell'anno 2004/05 con analogo partenariato e col sostegno della ASL3 "Genovese". Si tratta perciò di una iniziativa nel segno della continuità formativa nel settore delle formazioni ad orientamento socio-sanitario volte alla gestione delle situazioni di contatto interculturale. L’istituzionalizzazione degli approcci interculturali nella mediazione consente di favorire lo sviluppo di azioni locali nel campo dell’integrazione sociale dei migranti che si confrontano con aspettative sociali complesse. Il Master forma esperti dei processi d’integrazione etnica e di marginalità, secondo un approccio psicosociologico capace di rendere possibile un rapporto con l’Altro che sia consensuale e finalizzato a migliorare il potenziale di integrazione reciproca.
Autore, metodologia, attività e obiettivi Il Master crea specialisti consapevoli della specificità propria e dell'Altro capaci di lavorare in contesti pluriculturali. Associa approfondimento teorico (300 ore di corsi e seminari): Salute mentale di comunità, Terapie psichiatriche alternative, Metodologia generale dell'etnopsichiatria, principi, metodi e difficoltà in educazione transculturale; Il setting etnoclinico; e insegnamenti tecnici (400 ore di tirocini pratici seguiti da tutor presso strutture internazionali, quali Cooperativa sociale CAT di Firenze, comunità di San Benedetto al Porto – a Genova e in Repubblica Dominicana – Mamre di Torino, Associazione Youngar in Senegal, Centro regionale medicina tradizionale in Mali, Associazione Genova città aperta e altri. Obiettivo del corso è di mettere a disposizione di operatori della sanità e del sociale gli strumenti per poter lavorare in contesti pluriculturali rendendo più efficaci i loro interventi in situazioni caratterizzate da diversità culturali e da mediazioni tra alterità, nelle quali le usuali procedure di intervento rischiano di essere inefficaci. In generale, gli operatori sociali, della salute, della scuola, del diritto non dispongono degli strumenti concettuali e pratici che consentano loro di operare nelle inedite condizioni presenti, poiché la loro formazione procede da principi espressi da una situazione socio-culturale molto diversa da quella attuale. Il Master mette a disposizione le conoscenze teorico-pratiche che si sono generate nell'area dell'etnopsichiatria (disciplina che, a cavallo tra sociologia, antropologia, psicologia, psicanalisi e psichiatria, ha fatto della qualità della relazione con l'Altro il suo snodo principale) e in aree limitrofe (discipline della complessità, antropologia medica, etnopsicologia, etnoscienze, teorie e pratiche dello sviluppo umano) e di accompagnarli in una esperienza pratica (tirocinio) nel loro specifico settore di intervento.
Commenti e spunti per la valutazione La competenza interculturale espressa dal Master si esprime attraverso l'attenzione accordata a tematiche quali la psichiatria transculturale, l'antropologia e la teoria generale delle culture, per riuscire ad aprire spazi di negoziazione e di intervento tra diversità d'interazione con sistemi di pensiero, interpretazioni e dispositivi tecnici provenienti da altre culture, e chi in quel momento le rappresenta. Punti di forza sono l'ampliamento dell'orizzonte culturale degli iscritti grazie alla presenza di una docenza internazionale con ampio ventaglio di esperienze, e la presenza in aula di due esperti dell'ORISS con la funzione di mediare il rapporto tra docenti e studenti. È stata cercata ampia collaborazione con centri di educazione ed enti attivi sul territorio: CRAS, Centro scuole nuove culture, Ospedali, Comunità di San Benedetto ecc. È un riuscito esempio d’orientamento della mediazione interculturale nei campi psico-sociale e etnopsichiatrico perché soddisfa un bisogno identificato localmente: la crescente diversità linguistica e culturale della popolazione ligure rende indispensabile la mediazione dell’etnopsichiatria che appare essere (Métraux e Alvir, 1995; Nathan, 1994) l’elemento alla base dell’orientamento interculturale nella sanità. Criticità maggiore secondo i promotori, è l'eterogeneità delle esperienze degli iscritti. Alcuni esercitano una professione nell'area culturale del Master, altri no. Seppure generalmente soddisfatti gli aspetti sottolineati da specialisti della competenza interculturale e identificati nel Global competency and intercultural sensitivity index (ISI) e dal dal Cross-cultural adaptability inventory (vedi Sezione 1), nondimeno appaiono alcune criticità nella pratica. Principalmente, non è stata eseguita valutazione della situazione esistente sul territorio ligure, in modo da identificare un bisogno locale ed orientare il lavoro di formazione; né viene previsto un servizio di monitoraggio degli interventi effettuati nel corso dello stage, essendo la relazione richiesta agli studenti presentata a fine Master. Non è poi stata particolarmente utilizzata, in sede di formazione, la risorsa costituita dai mediatori culturali, malgrado l'etnopsichiatria sia un’approccio socioculturale della malattia mentale che adatta il quadro terapeutico alle rappresentazioni culturali dei pazienti, in presenza di un mediatore della stessa origine culturale del paziente, che grazie al duplice importante ruolo di traduttore e di referente culturale viene considerato co-terapeuta.
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Pratica interculturale 6: Master “Management Culturale Internazionale” Un secondo master organizzato da PerForm, “Management Culturale Internazionale”, ha ricevuto nel triennio 2004/2006 il sostegno della Compagnia di San Paolo sotto forma di borse di studio a parziale o totale copertura della quota di iscrizione. Sono co-promotori: Università di Genova (Facoltà di Scienze Politiche, Facoltà di Lingue e letterature straniere), Istituto Diplomatico Mario Toscani e Direzione generale promozione e cooperazione culturale del Ministero degli Affari Esteri, che contribuisce a finanziarlo e interviene nella sua progettazione. Il master è giunto alla quinta edizione. Si tratta di un master nel campo del cultural management, ma la vocazione di internazionalità in materia di gestione culturale lo rende un’iniziativa interculturale.
Autore, metodologia, attività e obiettivi Il master “Management Culturale Internazionale” comprende 600 ore di approfondimento teorico e 400 ore di stage in prestigiose istituzioni culturali all'estero o in Italia. Sono sedi di stage i consolati italiani all’estero, o quelli stranieri in Italia; alcune tra le altre sedi di stage sono: Unesco, teatri, commissioni cultura di diverse istituzioni. È una proposta formativa che, in un’ottica pluridisciplinare che tiene conto della complessità delle culture, si propone di sviluppare negli studenti la ricerca di soluzioni nel settore della gestione di eventi culturali, attraverso la conoscenza e la valorizzazione delle altre “visioni del mondo”. Durante il percorso formativo si intende trasmettere competenze teorico-pratiche che permettano di operare nel settore delle relazioni culturali internazionali e delle politiche culturali, nazionali ed europee, ricoprendo ruoli di responsabilità gestionale e di programmazione. Il programma del master ha l’obiettivo di sviluppare la professionalità in settori quali le politiche culturali, la gestione delle performances artistiche, la progettazione nel contesto di arti, educazione e politica. Accanto ad esse vengono elaborati aspetti quali le attività di gestione dell’arte, finanza, gestione amministrativa e promozione di piccole imprese nel settore artistico.
Commenti e spunti per la valutazione Nell’epoca della globalizzazione sviluppare le componenti della competenza interculturale nelle professioni operanti nei settori del business culturale e del management non è un’opzione, ma una necessità. In un’ottica interculturale e pragmatica, un master sulla gestione di eventi culturali si adatta a tutti gli aspetti di management che coinvolgono le differenze interculturali e di stile di comunicazione, quindi anche alla gestione del patrimonio culturale. La cultural awareness ha applicazioni nell'efficacia organizzativa d’impresa. La formazione in management culturale o cross-cultural management analizza come le specificità culturali intervengono in situazioni di gestione di eventi internazionali, e permette di trarre partito dalla diversità culturale. Di particolare interesse per la competenza interculturale che viene sollecitata è l'aspetto di promozione e comunicazione, affrontato coinvolgendo tematiche di intercultural communication quali la scelta e attivazione di tecniche e strumenti di comunicazione col pubblico di riferimento. Il master è buona pratica interculturale perché: - risponde ad un bisogno identificato localmente, quello di una città sempre più orientata alla vocazione turistico-culturale e aperta alla collaborazione con realtà del bacino del Mediterraneo, - privilegia un’ottica pluridisciplinare e le competenze linguistiche, - impegna i partecipanti in un percorso di conoscenza interculturale attraverso lo studio di diversi approcci alla gestione culture, e infine perché è capace di stabilire una rete di relazioni. Al proposito, Maria Rita Cifarelli, direttore del master dice che: «... si è formata una rete fra i partecipanti: molti studenti del passato che lavorano in enti culturali ci contattano per avere in stage gli studenti attuali; e nello stesso tempo anche noi richiamiamo i nostri corsisti a tenere alcune lezioni».
Il carattere internazionale del master che risulta nelle materie e nei docenti, con docenti che provengono da tutta Europa, per il settanta per cento professionisti come direttori di teatri, rappresentanti di fondazioni, tra cui il direttore del festival di Avignone; l’impronta internazionale del master è data dalla comparazione tra i diversi modelli europei e la realtà ligure. «Essere davvero internazionale è la peculiarità del nostro master ed è l’impronta che diamo ad ognuna delle attività. Internazionali sono le tematiche del corso, il modo di trattarle, il bacino di studenti» dichiara Maria Rita Cifarelli. «Intendiamo preparare personale con un’alta qualificazione interdisciplinare e linguistica che possa operare nei servizi e nelle istituzioni culturali nazionali e internazionali, con responsabilità gestionali e di programmazione».
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Pratica interculturale 7: Scuola estiva di sociologia delle migrazioni Autore, metodologia, attività e obiettivi Il Centro studi Medì nasce grazie ad alcuni soggetti del terzo settore (Federazione regionale solidarietà e lavoro quale ente capofila, Consorzio sociale Agorà, Fondazione Auxilium, Provincia religiosa San Benedetto di Don Orione, Coop. La Salle) che operano nell’ambito dell’immigrazione. Queste organizzazioni hanno voluto creare un luogo di studio e ricerca che potesse fornire elementi di valutazione e monitoraggio sul fenomeno. Gli Enti in oggetto hanno promosso questo progetto che è stato finanziato dalla Compagnia di San Paolo di Torino. Nel loro percorso sono stati appoggiati dal Comune di Genova, dalla Camera di Commercio di Genova e dall’Università degli Studi di Genova. Il centro di documentazione è aperto a operatori, insegnanti e studiosi della materia e mette a disposizione libri che trattano di immigrazione, le principali riviste italiane e internazionali in materia. La Scuola estiva di sociologia delle migrazioni è stata organizzata in prima edizione a Genova dal 27 giugno al 1° luglio 2005 in collaborazione tra il Dipartimento di Scienze antropologiche dell’università di Genova, che ne cura gli aspetti scientifici, e Centro studi Medì – Migrazioni nel Mediterraneo, che si occupa degli aspetti gestionali e organizzativi. Dopo l'elevato interesse riscosso dalla prima edizione nel 2005 (oltre 100 domande di partecipazione, più del triplo dei posti disponibili), è stata realizzata una seconda edizione, dal 19 al 23 giugno 2006, con il Patrocinio di Scuola di alta formazione dell'Associazione Italiana di sociologia e di Caritas Migrantes. Avendo la scuola carattere residenziale, con possibilità di alloggio per 20 persone, è stata prevista una struttura ricettiva con possibilità di alloggio, pasti e aule attrezzate grazie alla collaborazione con il centro di formazione Endofap di Genova. La Scuola estiva di sociologia delle migrazioni si propone di formare ricercatori e operatori qualificati nell’analisi dei fenomeni migratori e si rivolge pertanto a giovani ricercatori, dottori e dottorandi di ricerca, laureati con interessi specifici nel settore. La formazione viene impartita attraverso 13 conferenze tenute da docenti universitari (in parte dell’Università di Genova, in parte provenienti da altre sedi universitarie, tutti con un’esperienza pluriennale di studio delle migrazioni internazionali) sulle prospettive teoriche della sociologia delle migrazioni; sul contesto globale delle migrazioni contemporanee; sui processi di inserimento nel mercato del lavoro in una prospettiva teorica di particolare interesse per Interculture map, perché adotta i cross-cultural studies come principale strumento di analisi delle relazioni in contesti di interazione quotidiana tra individui di culture diverse.
Commenti e spunti per la valutazione Stante il rapporto stretto tra presenza di comunità non italiane in Liguria, identità culturale e relazioni sociali, la Scuola estiva di sociologia delle migrazioni si configura come un importante momento di approfondimento delle problematiche sociali connesse all’interculturalità quali, ad esempio, la mediazione interculturale ad orientamento sociale. Il carattere specialistico delle comunicazioni, presupponendo una formazione nelle discipline sociologiche, non rende però l’evento facilmente fruibile dalla cittadinanza e dagli stessi immigrati. Lo studio delle tematiche collegate alle migrazioni quali sono sviluppate da un centro studi non sarebbero di per sé direttamente materia interculturale. Ma nel panorama interculturale ligure questa iniziativa e, in generale, il Centro studi Medì assumono il ruolo di facilitatore, mettendo a disposizione di altri operatori nel settore dell'intercultura un bagaglio di conoscenze su temi di ricerca sociale aventi il contesto ligure come quadro di riferimento.
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2.3 La comunicazione interculturale attraverso le arti e lo spettacolo La "comunicazione interculturale" attraverso le arti e lo spettacolo postula una situazione d’interazione tra artisti e pubblico che appartengono a culture diverse, nella quale viene proposta una rappresentazione dell'altra cultura che sia momento conoscitivo e che conduca alla sua comprensione. Certo, sotto la superficie tangibile di un evento culturale condiviso, possono continuare ad esistere malintesi culturali, norme di comportamento e valori culturali non condivisi o divergenti. Per questa ragione, a fronte del grande numero di eventi culturali proposti ogni anno in Liguria (quasi sempre “interculturali” in un’epoca in cui l’arte è sempre più espressione di artisti “globali”) la relazione Interculture map Liguria presenta le iniziative che più si accordano con i seguenti parametri di valutazione di "comunicazione interculturale" attraverso le arti e lo spettacolo: - l’efficacia dell’evento artistico nello sviluppare le diverse componenti della competenza interculturale: perceptual understanding, flessibilità e apertura mentale, acuità percettiva, elasticità emozionale, substantive knowledge. - capacità di esprimere una cultura attraverso una pluralità di modi d'interazione (concerto, recital, ecc.), favorendone la percezione e la comprensione da parte di un'altra cultura. - successo ottenuto dall’evento, anche presso un pubblico di non-Italiani. - In coerenza con quanto sopra, sono stati rilevati tre eventi culturali quali esempio di riuscita pratica di "comunicazione interculturale".
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Pratica interculturale 8: Festival del mediterraneo Autore, metodologia, attività e obiettivi L’associazione culturale Echo Art è stata fondata nel 1984 con l’intento di documentare esperienze di incontri con maestri di musiche vicine e lontane, a partire dal Mediterraneo dove, per secoli, sono confluite civiltà di Oriente e di Occidente. Dal 1992 Echo Art organizza a Genova il Festival musicale del Mediterraneo, dedicato alle musiche e alle culture dei popoli. Sin dalle prime edizioni ha saputo attirare vedette internazionali, come ad esempio l’algerino Cheb Khaled nel 1992 per la prima edizione del Festival dedicato ai "Dialetti" e l’israeliana Noa nel 1994. Ogni edizione del Festival focalizza un percorso sonoro tra le musiche e le tradizioni dei popoli dalle diverse aree del mondo. Si tratta di una proposta culturale che appartiene all’orizzonte interculturale e che risponde idealmente alla vocazione di ponte culturale che Genova e la Liguria hanno rappresentato nei secoli nel bacino mediterraneo. La sua importanza come esempio di buona pratica interculturale è rinforzata dalla forte capacità comunicativa, testimoniata dalla partecipazione incuriosita di un vasto pubblico, in un clima di accettazione e di scambio. Ogni edizione presenta dai dieci ai quindici appuntamenti, con circa 10.000 spettatori paganti. A riprova del suo successo, da diversi anni il Festival musicale del Mediterraneo è invitato a partecipare al Womex Festival, la più importante vetrina internazionale di world music, dove Echo Art può incrementare i contatti e gli scambi culturali. Nel biennio 2005/2006 preso in considerazione dalla ricerca Interculture map, il Festival musicale del Mediterraneo si è svolto nella prestigiosa cornice del Porto Antico di Genova; e ha ricevuto il sostegno dalla Compagnia di San Paolo. Nel dettaglio, l’edizione 2006 (15° Festival Musicale del Mediterraneo – Verso Le Americhe) è dedicata alle culture d'oltre Atlantico, dagli Indios dell'Amazzonia, al Tango argentino, dai popoli nativi delle praterie ai ritmi delle etnie Afrocaraibiche, a New Orleans. Il programma comprende eventi collaterali nei diversi punti della città, come il workshop di musiche degli Indios del Brasile al Museo delle musiche dei popoli curato da Echo Art presso il Museo delle Culture del Mondo (vedi infra). Nel 2005 il 14° Festival era dedicato all’Estremo Oriente in un ideale percorso dall’Italia verso Est: Serbia, Turchia, Altai, Tibet, Nepal, India, Bengala, Vietnam, Giappone, Australia; l’edizione 2004 portava il titolo Meeting, Melting, Moving (Incontrarsi, mescolarsi, muoversi) ha presentato artisti provenienti da ogni parte del mondo: dal Gujarat (India) ai Paesi Baschi, l’Andalusia, il Pakistan, e ancora Benin, Guadalupe, Argentina, Israele, Palestina, Cuba, Senegal, Germania, Camerun, Portogallo, Zaire, Georgia, Sudafrica. Il profilo di viaggio e di incontro, l’attenzione verso le altre culture sono temi costanti dei festival : Isole (2003), Migrazioni (2002), Africa (1998), Le vie dei Gitani (1997), Di voce in voce (2000), Riti e danze (1995), La musica delle donne del Mediterraneo (1994), Dialetti (1992 e 1993), e delle produzioni di Echo Art: On Naumon - il viaggio, produzione di Echo Art & La Fura dels Baus per Genova Capitale Europea della Cultura 2004, La Via della Seta (2003) e precedentemente con le produzioni Afriche, Paris Alger Ouidah, Voci d'oriente, Sicilia e Canti Berberi. Echo Art anima anche, presso il Castello d'Albertis di Genova, Iat-Gong, una scuola di formazione permanente, dove vengono svolti laboratori pratici, seminari residenziali di approfondimento, lezioni teoriche e spettacoli nell'ambito della musica, del teatro-danza e delle arti tradizionali delle diverse culture del mondo. La scuola permette (a musicisti e no) di approfondire le proprie competenze, interessi e capacità espressive attraverso la pratica e lo studio delle arti di popoli diversi.
Commenti e spunti per la valutazione Nel suo voler essere punto d'incrocio culturale del Mediterraneo e del mondo, il Festival riconosce che il ripiegamento culturale su se stessi è una forma di impoverimento, che la creatività è linguaggio comune, e che l'apertura agli altri è un arricchimento reciproco. La creazione del Festival ha permesso di far conoscere al pubblico locale centinaia di artisti rappresentanti le tradizioni del mondo; inoltre la realizzazione di un centro di documentazione presso il Museo delle culture del Mondo e l'allestimento di produzioni rendono Echo Art un'attore privilegiato del settore interculturale ligure. In particolare, attraverso la presentazione delle culture di altri continenti attraverso un veicolo generalmente di facile accessibilità, la musica, e nel contesto di spettacolarizzazione, il Festival dimostra che tutti gli uomini si mettono in rapporto con la cultura, e moltiplicano gli scambi. Più in generale, attraverso gli eventi collegati al Festival, viene dimostrato che la pratica delle arti è associabile a momenti di conoscenza di società, tecniche, economie. Echo Art dimostra di possedere substantive knowledge e perceptual understanding, di essere capace di svolgere efficace comunicazione interculturale secondo gli indici del Global competency and intercultural sensitivity index (ISI); e il Festival rinforza negli spettatori flessibilità ed apertura mentale (flexibility and openness) e acuità percettiva (perceptual acuity), soddisfacendo così gli indici del Cross-cultural adaptability inventory (CCAI) di resilienza emozionale, (emotional resilience). Positivo e coerente anche il rapporto con la città, corrispondendo l'iniziativa al nuovo profilo di Genova post-industriale, quale città di cultura e turismo aperta al Mediterraneo. Il Festival del Mediterraneo contribuisce a rafforzare l’immagine e la vocazione internazionale di Genova come città aperta al dialogo tra i popoli. Non si rilevano particolari criticità nella valutazione dell'evento; unica debolezza potrebbe essere la difficile esportabilità della formula in altri centri del territorio ligure; i singoli concerti essendo certo organizzabili altrove, ma la manifestazione perdendo esclusività perderebbe forza di richiamo.
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Pratica interculturale 9: Dialoghi mediterranei. Le giornate dell'intercultura Autore, metodologia, attività e obiettivi L'associazione Schegge di Mediterraneo è nata nel 1998 da soci appartenenti al Teatro della Tosse e all’associazione culturale Gruppo comunicazione visiva, e da allora svolge costante attività nel campo teatrale, della danza, in campo cinematografico e della letteratura per lo sviluppo con l'obiettivo di unire, far comunicare e integrare le culture e tradizioni dei popoli del Mediterraneo, dall’Europa al mondo arabo, attraverso la creatività e l’ispirazione del linguaggio artistico. La Compagnia ha organizzato, prodotto e circuitato in Italia spettacoli, concerti, dibattiti, conferenze, rassegne cinematografiche, laboratori, corsi di aggiornamento per insegnanti, a Genova e in molte regioni e città italiane. A Genova realizza le sue attività in collaborazione con Comune, Provincia, Regione, IRRSAE, Goethe Institut, Fondazione Carige, Università, MIUR.
A livello nazionale lavora per la realizzazione di progetti teatrali con teatri e organismi pubblici e privati tra i quali: Regione Abruzzo, Regione Calabria, Provincia di Teramo, Provincia di Pescara, Regione Sicilia, Regione Languedoc Roussillion (Francia), Regione Murcia (Spagna).
Le operazioni culturali di Schegge di Mediterraneo cercano d’integrare la cultura del pubblico italiano con quella nord-africana indirizzando a un vasto pubblico proposte di settori artistici (specialmente letteratura e teatro), favorendo così l'allargamento dell'area di interesse, tolleranza e accoglienza culturale nella nostra città. Il metodo operativo è quello del lavoro in rete con i soggetti (Forum Antirazzista, Università degli Studi Scienze della Formazione, Ass. Donne del Mediterraneo, Ass. Mediatori culturali, Ass. Al Mohammadia, Consolato tunisino, Città Educativa, I.R.R.E., Provveditorato agli Studi, Ass. A.D.I.L. Coordinamento Immigrati C.G.I.L., Coop. S.A.B.A., Ufficio immigrati del Comune di Genova, A.R.C.I.) che collaboreranno alla realizzazione delle iniziative.
Nel settore dell’interculturalità, Schegge di Mediterraneo realizza da anni attività quali: - un laboratorio ed evento-teatrale: un adattamento del romanzo La terrazza proibita di Fatima Mernissi, con un cast d’artisti nord-africani accanto ad artisti italiani. - workshops intercultura e teatro per docenti e alunni delle scuole superiori, e allestimenti di spettacoli ambientati in palazzi storici della città. - un festival sul cinema arabo arabian sets e incontri con i registi più rappresentativi. - nel 2001 e 2002 Schegge di nord africa. progetto interculturale per la divulgazione e la valorizzazione della cultura nord africana. L'iniziativa, realizzata con il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri, in collaborazione con il Comune di Genova e la Provincia di Genova, è inserita nel programma "interventi per la cooperazione allo sviluppo, la solidarietà internazionale e la pace" della Regione Liguria. Il progetto era volto a creare interesse culturale verso i popoli del Maghreb, promuovendone gli aspetti artistici e di costume, nonché l'immagine d'interesse turistico, con la presenza di studiosi significativi, tra cui Assia Djebar, Fatima Mernissi, Zigmunt Bauman, Tahar Ben Jelloun e altri. Il progetto Dialoghi Mediterranei. Le giornate dell’Intercultura applicato alla didattica interculturale finalizzata alla realizzazione di un evento spettacolare itinerante con i ragazzi sull’intercultura, è giunto nel 2006 alla sua quarta edizione. Si tratta di un programma per la scuola media e media superiore finalizzato a creare nei giovani il senso di appartenenza al Mediterraneo e fornire strumenti artistici per la comunicazione interculturale con lo scopo di formare una “coscienza mediterranea” condivisa dai ragazzi di diversa origine.
Commenti e spunti per la valutazione “Dialoghi Mediterranei. Le giornate dell'intercultura” ha previsto laboratori teatrali per gli alunni delle scuole medie inferiori e superiori del Tigullio seguiti da due eventi teatrali itineranti nel centro storico delle città di Genova e di Lavagna; e un convegno divulgativo sul rapporto tra Genova, la Liguria e l’islàm, anche attraverso argomenti coinvolgenti come la cucina tipica. Tutti gli eventi hanno avuto un largo seguito di pubblico, si stima che almeno 10.000 spettatori hanno assistito agli eventi teatrali itineranti.
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Pratica interculturale 10: Attività del Museo delle culture del mondo Autore, metodologia, attività e obiettivi Il Museo delle culture del mondo è allestito a Genova al Castello d'Albertis. Di proprietà del Comune di Genova, è gestito in regime di autonomia per quanto riguarda la direzione scientifica, gli uffici stampa e promozione. Ospita manifestazioni culturali e l'esposizione permanente delle collezioni etnografiche e archeologiche raccolte dal Capitano Enrico Alberto d'Albertis nei suoi viaggi in Africa, America e Oceania, integrate dalle acquisizioni più recenti, quali il materiale etnografico e archeologico donato dalle Missioni cattoliche americane. Il Museo ospita inoltre il Museo delle musiche dei popoli, realizzato in collaborazione con l’associazione Echo Art. Il Museo delle culture del mondo si impegna nell'abbattimento delle barriere culturali. La sua missione è di offrire occasioni di conoscenza, dialogo e scambio tra le popolazioni del mondo.
L'allestimento espositivo ribalta la visione usuale del mondo e della rappresentazione museale, avvalendosi del coinvolgimento delle comunità locali e internazionali, di accorgimenti multimediali e soprattutto di un design che evidenzia la valenza segnica e la pregnanza culturale dei materiali. Non oggetti in mostra, ma elementi centrali di un'indagine sonora con percorsi espositivi di carattere generale o tematico, completata da suoni e immagini, testi e video provenienti dai cinque continenti. Il Museo delle Musiche dei Popoli è uno spazio dedicato ai suoni, agli strumenti e alle culture musicali del mondo in cui sono in mostra permanente oltre 300 strumenti musicali rappresentativi di tradizioni colte e popolari, per documentare la musica, le tecniche e le forme espressive della produzione musicale dell'uomo in relazione a contesti culturali, religiosi e sociali nei caratteri storico-geografici e nelle prospettive multi-culturali. Il Museo nel suo complesso si propone come un centro culturale attivo con un programma di eventi musicali e teatrali, stage e attività didattiche, conferenze e convegni volto ad offrire strumenti di divulgazione, conoscenza e approfondimento. Tra le mostre allestite recentemente:
- Patrimonio sacro - Gli Indiani nordamericani nella fotografia di Edward S. Curtis, (dicembre 2005 - marzo 2006) - Immagini dalla Romania, alle radici dell'Unione Europea (settembre - novembre 2005) - Io sono bororo. Un popolo indigeno del Brasile tra riti e futebol (ottobre 2004 - febbraio 2005) - Gli Ori degli Akan (aprile - luglio 2006), importante mostra realizzata con il patrocinio della Repubblica della Costa d'Avorio e la collaborazione della Società Promotrice di Belle Arti della Liguria e di sponsor privati. A corredo della mostra, sono proposti filmati e installazioni audio-video, con l'intenzione di aprire finestre di narrazione, cercando di unire allo stimolo visivo la possibilità di un dialogo nel presente con altri popoli. Inoltre è stato organizzato un calendario di eventi collaterali in collaborazione con il Comitato Italia Africa (costituito da Comune di Genova, Regione Liguria, Provincia, organizzazioni sindacali, associazioni di cittadini africani, organismi non governativi di cooperazione allo sviluppo e associazioni onlus): narrazioni africane, canti e danze dell’Africa nera, proiezione filmati a cura di AMREF e di Emergency, conferenze, poesie.
Commenti e spunti per la valutazione Il Museo delle culture del mondo si muove sul crinale tra globalizzazione e particolarismi culturali avendo come linea d'orizzonte la divulgazione di una identità "comune" a identità diverse e multiple, quella locale e quelle globali che sono in procinto di scomparire o già scomparse. Così la proposta del Museo delle culture del mondo oltrepassa il semplice dialogo e lo scambio culturale. Ridare visibilità a manufatti culturali già "morti", cercare di sfuggire alla stupidità della loro catalogazione in quanto oggetti "primitivi" significa compiere un'opera di decodificazione e revitalizzazione di diversità culturale, passo essenziale nella conoscenza interculturale. Elemento di esportabilità è la capacità di divenire snodo tra identità locale e mondo globale, aprendosi all’interazione con le comunità di residenti, italiani e no; sono molto attivi i rapporti con le Associazioni di residenti di tutti i Paesi, con l’eccezione della comunità cinese, e con i Consolati di Romania ed Ecuador. Innovativo è il suo voler essere “piattaforma multifunzione”: il Museo ospita giornate gastronomiche, matrimoni con visite guidate, concerti nello spazio dedicato al Museo delle musiche dei popoli. Attraverso l'allestimento di mostre e l'organizzazione di iniziative collaterali (concerti, incontri, recital, pubblicazioni, ecc.) il Museo delle culture del mondo, con il Museo delle musiche dei popoli, si pone come centro propulsivo di iniziative mirate all'inclusione sociale e alla partecipazione delle comunità locali e internazionali. Le attività mettono in moto processi sui temi dell'appartenenza, dell'appropriazione e della costruzione dell'identità, il Museo esprime pertanto una cultura sorta dal confronto con le altre genti, in una ricchezza di materiali generati dalla diversità a testimoniare come l'essenza stessa dell'intercultura sia insita nell'arricchimento reciproco di valori, usi, costumi, tradizioni. Vengono così messe in valore le competenze interculturali definite da gli indici del Cross-cultural adaptability inventory (CCAI): Substantive knowledge, perceptual understanding e intercultural communication; la particolarità è la proposta di una identità locale, ligure, molto caratterizzata e forte, il che rappresenta un forte elemento d'autonomia personale (personal autonomy) sottolineato dal CCAI; sollecitando nel contempo presso il pubblico alcuni elementi (elasticità emotiva, flessibilità e apertura mentale, acuità percettiva e autonomia personale) sottolineati dal Global competency and intercultural sensitivity index (ISI).
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2.4 Media ed editoria interculturale Il settore dei media e dell’editoria interculturale sta acquisendo un valore crescente nel panorama editoriale e nella società, perché costituisce una piattaforma di discussione e scambio tra i migranti e gli altri gruppi di origine etnica minoritaria, tra le comunità minoritarie e quelle maggioritarie, e perché presenta prodotti editoriali utilizzabili per una proposta interculturale nella scuola. Il pluralismo culturale e informativo in ambito mediatico viene promosso da progetti di editori che hanno saputo raccogliere la sfida della pluriculturalità. In particolare esiste una editoria che promuove l'intercultura attraverso il dialogo tra pagina in lingua italiana e pagina "migrante". Oggi ancora una produzione editoriale di nicchia, ma che sta diventando un filone importante della letteratura giovanile. In Liguria sono presenti esperienze per produrre e diffondere un'informazione sulle culture presenti nel territorio. Della prima esperienza (produzione) ne è esempio un’iniziativa dell’editore Feguagiskia' Studios; della seconda (diffusione) ne testimonia il Sistema bibliotecario urbano di Genova.
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Pratica interculturale 11: Andersen Autore, metodologia, attivita' e obiettivi Feguagiskia' Studios è un soggetto privato, non legato ad un ente pubblico, la cui principale attività nel settore dell’editoria ha permesso la riuscita di un’iniziativa nel campo dell’interculturalità, la mostra Tutti uguali tutti diversi. Feguagiskia' Studios pubblica Andersen - Il Mondo dell'Infanzia, mensile d’informazione sui libri per ragazzi, distribuito presso 3.000 abbonati in Italia, oggi la rivista di riferimento nazionale per insegnanti, bibliotecari, scrittori, illustratori, editori specializzati, e organizza dal 1982 il “Premio Andersen”, il principale riconoscimento italiano ai migliori libri per ragazzi e ai loro autori, illustratori, editori. Andersen offre un servizio d’informazione e di approfondimento critico sul panorama nazionale e internazionale della letteratura per ragazzi (nuove pubblicazioni ed eventi) e articoli sul mondo della scuola. Sulle pagine della rivista, nel corso degli anni, si è discusso anche d’educazione interculturale e d'integrazione degli alunni stranieri. Tra le molte iniziative di promozione culturale per ragazzi su scala nazionale realizzate negli ultimi anni, di competenza interculturale è l’iniziativa Le mostre per la lettura, sei mostre tematiche per avvicinare i ragazzi ai libri, in cui, tra i percorsi tematici quali narrativa, l'educazione ambientale e l'educazione all'immagine, trova spazio l'intercultura. Le mostre per la lettura è destinato a scuole e biblioteche, realizzato e coordinato da Andersen in collaborazione con gli editori italiani per ragazzi e con il coinvolgimento delle istituzioni centrali (Ministero per i Beni e le Attività Culturali). In particolare la sezione “Tutti uguali tutti diversi” è stata diffusa a livello nazionale in oltre 300 scuole e biblioteche. Il successo di “Tutti uguali tutti diversi” poggia sulla rete di collaborazioni e contatti stabilita da Feguagiskia' Studios presso insegnanti, istituzioni scolastiche e biblioteche, Enti Pubblici ed operatori del settore editoriale nelle sue iniziative di promozione della lettura. Come ogni altro percorso tematico di Le mostre per la lettura, “Tutti uguali tutti diversi” propone un libro per ragazzi, 400 guide a colori da distribuire ai ragazzi, 10 pannelli a colori 50x70 già incorniciati, 20 locandine per pubblicizzare l'iniziativa, cataloghi e poster delle case editrici.
Commenti e spunti per la valutazione Sono percorsi tra libri che insegnano a rispettare l’ambiente in cui viviamo, a scoprire libri particolari, per qualità dell'illustrazione o per veste grafica ed editoriale, a scoprire i "segreti" degli editori o a insegnare ai ragazzi a "guardare le figure", ecc. Tra di esse “Tutti uguali tutti diversi” è dedicata ai libri che illustrano la ricchezza di un mondo fatto di persone diverse, e a tutti gli elementi che distinguono e allo stesso tempo accomunano popoli e culture. La mostra aiuta i ragazzi a capire che nel mondo vivono popoli e culture differenti, cui a volte si guarda con curiosità, estraneità e talvolta timore. Secondo Gualtiero Schiaffino, direttore di Andersen: «tante di queste persone - e oggi sempre di più - emigrano dai loro paesi d'origine per vivere altrove; scelgono paesi, come l'Italia, dove vi sono più ricchezze e risorse dei propri. Per questo le prossime società saranno multiculturali e in esse ogni cittadino - da qualsiasi nazione provenga - dovrà avere gli stessi diritti, gli stessi doveri e le medesime opportunità di vivere in pace». “Tutti uguali tutti diversi” si rivolge ai ragazzi proponendo un percorso condotto come un gioco tra la diversità, diritti, lingue, calligrafie, lontananza, incontri, migrazioni, stranieri in Italia. La mostra appare così particolarmente dedicata a sviluppare nei ragazzi gli aspetti di competenza interculturale identificati nel Global competency and intercultural sensitivity index (ISI) e nel Cross-cultural adaptability inventory (CCAI), quali intercultural communication, flessibilità e apertura mentale (flexibility and openness), acuità percettiva (perceptual acuity) e autonomia personale (personal autonomy). È stata riscontrata la presenza di elementi qualificanti, quali l'esportabilità dell'iniziativa ad altri soggetti del settore editoriale, la capacità di mettere a punto una rete “intelligente” anche grazie alla reputazione quale editore di Feguagiskia' Studios, la vocazione a formare abilità e competenze coerenti ad aspetti che secondo gli specialisti caratterizzano l'uomo pluriculturale, ossia l'apertura e I'empatia interculturale.
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Pratica interculturale 12: progetto Libri senza frontiere: gli immigrati in biblioteca Autore, metodologia, attività e obiettivi Anche nel caso delle biblioteche pubbliche si parla di “servizi multiculturali” ma si tratta di un pleonasmo, perché una biblioteca pubblica è multiculturale di per sé, in quanto offre servizi e libri ad un pubblico ampio. Presso il Sistema bibliotecario urbano di Genova (comprendente 2 biblioteche centrali, 13 biblioteche di zona, 700.000 volumi, 1.000 periodici) esiste un settore di attività interculturali, coordinato dalla dott.ssa Alberta Dellepiane, membro del coordinamento nazionale dell’AIB (Associazione italiana bibliotecari). Il Settore viene però considerato settore trasversale e per la catalogazione delle opere vengono adottate le norme dell’IFLA. Sono particolarmente attente alle tematiche interculturali alcune biblioteche territoriali: Biblioteca Firpo, Biblioteca Guerrazzi, Biblioteca Bruschi, Biblioteca internazionale dei ragazzi de Amicis. Si tratta di Biblioteche ubicate nel ponente cittadino dove è più numerosa la rappresentanza di comunità straniere residenti. Tutto il Sistema bibliotecario urbano è impegnato nella produzione di servizi per i nuovi cittadini. In particolare il personale della Biblioteca internazionale per ragazzi De Amicis si trova in prima fila nel sostenere l'impatto delle problematiche legate a questi temi, ma questi servizi coinvolgono il personale anche nelle altre biblioteche del Sistema. Altre biblioteche decentrate in cui sono attivi servizi destinati ad utenti di altre culture sono le Biblioteche Bruschi, Guerrazzi, Firpo. Non appartenente al Sistema, è la Biblioteca multietnica della Scuola primaria Garaventa, dove sono stati allestiti spazi e raccolti volumi per offrire a studenti e docenti una documentazione sulle diverse lingue e culture, utile come sostegno all’intervento didattico interculturale. Non c’è un budget dedicato all’acquisto di volumi a carattere interculturale. Idealmente lo “scaffale multiculturale” dovrebbe contenere saggi sull’interculturalità ed espressioni culturali alloctone. Accanto a consistenti fondi librari in lingua inglese e francese, di cui qui non si farà stato perché ritenuti espressione di una cultura europea consolidata, presso il Sistema bibliotecario urbano e in particolare presso la Biblioteca centrale Berio esistono fondi librari dedicati alle comunità straniere insediate a Genova. Questi fondi librari per i nuovi cittadini sono presenti sin dalla fine degli anni ’90 (data di formazione del fondo librario in lingua araba) grazie anche alla collaborazione di associazioni private e dei consolati. Una prassi che appare indice di un’effettiva sensibilità verso i bisogni dell’utenza straniera e di una reale collaborazione tra operatori. In particolare, la collaborazione con l’associazione culturale Circolo culturale della Maddalena ha permesso l’inizio della costituzione di un fondo arabo che conta circa 300 volumi; il gemellaggio con una associazione in Albania, ha reso diponibili alla lettura dapprima un nucleo di 35 libri in lingua albanese, e successivamente altri 60; il fondo librario d’espressione linguistica spagnolo-sudamericano è più ricco e gode di una fruizione considerevole grazie al lavoro promozionale effettuato dalle associazioni d’emigranti equadoriani e peruviani. In effetti, circa il 30% degli utenti stranieri è costituito da peruviani ed ecuadoriani. Esiste un proficuo rapporto col consolato dell’Ecuador, che ha donato 60 volumi e ha reso possibile la realizzazione nel 2005 di conferenze. Il fondo librario in lingua russa è di recente e limitata costituzione. Vengono acquistate testate in lingua straniera al fine di permettere alle comunità linguistiche di leggere in lingua nazionale. La scelta è limitata a testate di riconosciuto valore internazionale: El Pais, Times, Al Ahram ecc; ma vengono anche ricevuti e messi a disposizione organi di stampa prodotti dalle comunità straniere in Italia. Per quanto riguarda i volumi in lingua straniera che possono essere fruiti dalle comunità straniere residenti in Genova, la ricerca rileva la difficoltà di seguire il normale iter d’acquisizione (monitoraggio delle novità librarie, selezione di alcuni volumi, acquisto) per materiali presenti sul mercato librario di lingua russa, albanese, cinese, araba. Gli iscritti al solo servizio prestito sono 12.000, di cui circa 500 stranieri. La risposta dell’utenza non-italiana è proporzionale al grado di strutturazione della comunità: per es. è piuttosto bassa la frequenza per una comunità di scarsa vita associativa, quale la comunità albanese, composta di individui con scarsi rapporti di sociabilità interna, mentre è invece alta per le comunità di forte numero di residenti e coesione (per es. le comunità latino-americane), dove possono circolare di più e meglio le informazioni sulla presenza di risorse documentali presso le biblioteche e i modi per accedervi. Bisogna considerare però che gli stranieri leggono e prendono a prestito libri in lingua italiana, perché sentono l’esigenza di migliorare la conoscenza dell’italiano e forse la loro curiosità è stimolata da proposte editoriali. Per questa ragione, accanto alla proposta di corsi di lingua Italiana per stranieri (Italiano L2) su supporti multimediali su Cdrom e DVD, vengono considerati materiale interculturale anche l’offerta di videocassette in lingua italiana, in maggioranza film.
Commenti e spunti per la valutazione Il Sistema bibliotecario urbano di Genova ha ricevuto il Premio “Pubblica Amministrazione aperta 2005” dedicato alle migliori azioni per rendere accessibili le amministrazioni alle fasce deboli per il progetto Libri senza frontiere: gli immigrati in biblioteca. Si rimanda alla scheda contenuta in Sezione 3 per un'analisi articolata di questa pratica interculturale.
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Pratica interculturale 13: attività della “fondazione Casa America” Autore, metodologia e obiettivi Casa America è una fondazione di diritto privato riconosciuta da cinque Ministeri. Ha sede in Genova ed è stata costituita nel dicembre 1999 con il sostegno del Ministero degli Affari Esteri e di alcune aziende e società private, delle Istituzioni locali, della Fondazione Carige. La Fondazione Casa America è un centro d’informazione, di dibattito, un luogo d’incontro di operatori culturali e dell’impresa, di cittadini italiani e dell’America Latina che, attraverso l’organizzazione d’eventi culturali, cerca d’inserire in una rete di comunicazione unitaria i rapporti e gli scambi commerciali già esistenti tra la Regione Liguria e l’America Latina. La sua attività nel campo delle relazioni interculturali in Liguria è importante in ragione della particolare situazione migratoria genovese. Riguardo alla metodologia messa in opera da Fondazione Casa America, è necessaria una duplice premessa: la particolarità di Casa America si costituisce e opera in una città significativa per la storia latino-americana, e la comunità latino-americana assume particolare importanza per Genova e la sua Regione. In effetti, in America Latina sono presenti consistenti comunità d’origine genovese e ligure, e parti dell’immaginario collettivo (Cristoforo Colombo, Garibaldi “eroe dei due mondi”, grandi emigrazioni partite da Genova, tra fine ottocento e il primo ventennio del novecento, nonché le successive ondate emigratorie del secondo dopoguerra) legano Genova all’America Latina con radici culturali comuni. D'altra parte, il numero degli immigrati provenienti da Ecuador e Perù e, in minor misura, da altri Paesi Latinoamericani è, secondo stime ufficiali e facendo riferimento esclusivamente alla presenza regolare, quantificato in più di 22.000 unità nella sola Provincia di Genova (dati Caritas, XV rapporto sull'immigrazione 2005). Le problematiche connesse alla presenza e alla integrazione di questi nuovi cittadini sono talvolta collegate ad un'immagine stereotipata del migrante latino americano che lo uniforma alla figura dei "Latinos" senza coglierne alcuna individualità peculiare, né usufruire appieno delle competenze proprie dei Latinoamericani, anche perché sono ridotte le occasioni che essi hanno per dare prova delle proprie capacità e dei propri mezzi espressivi. È in riferimento a questo duplice rapporto che opera la Fondazione Casa America, attraverso iniziative artistiche e momenti d'incontro con personalità della cultura e del mondo imprenditoriale. Gli obiettivi di Casa America sono ispirati dalla volontà di contribuire a diffondere in Italia una maggiore conoscenza del patrimonio culturale latinoamericano (dalle attività editoriali ai seminari di studio all’organizzazione di specifici eventi nel campo teatrale, musicale e dell’informazione socio-economica), quale tappa necessaria per promuovere il dialogo politico, i rapporti economico-commerciali e gli scambi culturali e umani. L’obiettivo di Casa America è quello di accompagnare questa nuova fase di conoscenza reciproca e di contribuire a un migliore e più vasto dialogo.
Attività Dal giugno 2000 ad oggi la Fondazione Casa America ha organizzato più di 120 iniziative. Si tratta d’iniziative editoriali, espositive, rassegne cinematografiche, mostre fotografiche, conferenze e tavole rotonde, eventi nel campo teatrale, musicale e dell’informazione socio-economica. Ha ricevuto sostegno all'attività istituzionale per il triennio 2004/2006 da due fondazioni di diritto privato, Fondazione Carige e Compagnia di San Paolo. Per comodità, le attività vengono qui ripartite in:
Attività: organizzazione di eventi Per il particolare rilievo culturale e di grande riscontro di pubblico, si segnalano le Settimane culturali organizzate con la collaborazione delle Ambasciate, della Regione Liguria, del Comune e dell’Università di Genova, e con la partecipazione delle Associazioni latino-americane operanti in Liguria. Dedicate ognuna a un Paese, le Settimane culturali hanno cercato di allargare l’interesse dei residenti, italiani e non, attraverso un calendario di eventi mirato alle specificità culturali e anche ai bisogni degli immigrati, affrontando diversi temi: dall’economia alla politica, dalla cultura al turismo, dall’arte all’emigrazione, permettendo di conoscere e approfondire la realtà e le ricchezze dei paesi ove spesso risiede una comunità di origine ligure. Il programma comprende conferenze e tavole rotonde, spettacoli di teatro, recital di musica, presentazioni di libri e film, mostre fotografiche e di pittura che permettono al pubblico di incontrare personalità del panorama artistico e della cultura, del mondo politico, sociale e imprenditoriale del continente latino-americano. Nel triennio 2004-06 le Settimane culturali sono state dedicate all’Uruguay, al Messico, al Brasile e altri paesi. Si dettagliano brevemente per permettere di valutarne lo spessore culturale e l’impegno di Fondazione Casa America: “Giornate dell'Uruguay” (maggio 2006); mostre di artisti uruguagi, rassegna cinematografica, mostra fotografica, conferenze sul sistema politico dell’Uruguay, sui legami tra arte italiana e arte uruguayana, sulla letteratura con un récital di poesie in lingua spagnola, incontro dedicato al turismo tra gli operatori liguri e i responsabili dell’Ambasciata, incontro sull’emigrazione ligure in Uruguay, particolarmente numerosa e che nell’età risorgimentale lottò in difesa dei valori di libertà e democrazia. “Giornate del Messico” (marzo-aprile 2006); mostra degli archivi del grande fotografo Augustín Victor Casasola, Messico 1900-1940, uno sguardo sulla storia della società messicana della prima metà del XX secolo, rassegna cinematografica, récital canzoni tradizionali mariachi, incontro tra imprenditori liguri e la direttrice dell’ente per la promozione turistica del Messico per presentare le possibilità di scambio con l’Italia, conferenze sulla situazione politica e sui processi di modernizzazione e democrazia. “Settimana della Costa Rica” (febbraio 2005); mostra fotografica sul Teatro Nacional de San José de Costa Rica, alla cui realizzazione parteciparono architetti, scultori, marmisti e ingegneri genovesi; conferenze sulla Costa Rica e sui Diritti umani in America latina con Amnesty International (la Costa Rica è sede di due importanti organismi internazionali: la Corte Interamericana de Derechos Humanos e l’Instituto Interamericano de Derechos Humanos). “Il Brasile a Genova” (luglio 2004); mostre di artisti brasiliani, concerti, rassegna cinematografica, mostra fotografica, conferenza-incontro con la scrittrice Zélia Gattai (moglie di Jorge Amado) la cui famiglia partì da Genova alla fine del XIX secolo. L’incontro ha testimoniato riguardo all’esperienza migratoria degli italiani che negli ultimi anni dell’800 raggiunsero il Brasile popolando i quartieri di Bràs e Bexiga a San Paolo e contribuirono allo sviluppo del Paese. “Giornate Cilene” (maggio 2004); mostre e proiezione di video; conferenze, mostra fotografica e recital di poesie su Pablo Neruda e sul Premio Nobel per la letteratura del 1945 Gabriela Mistral, che fu console del Cile a Rapallo (Genova); conferenze sulla situazione sociale, politica ed economica del Cile e sulla condizione attuale del Paese, con interventi del Direttore Ufficio commercio e turismo del Cile in Italia. “Settimana Ecuadoriana” (maggio 2004), presso il Salone della Camera di Commercio di Genova presentazione agli imprenditori liguri dell’ambasciatore e del Console Generale dell’Ecuador delle opportunità di investimento e commercio tra Italia ed Ecuador; mostre di fotografi, pittori e scultori; incontri con scrittori tra cui Silvia Campaña (autore de L’ultimo sogno, storia di una ragazza ecuadoriana emigrata in Europa); presentazione turistica dell’Ecuador; spettacoli teatrali, di danze e di musiche tradizionali; convegno “Problematiche connesse all’integrazione delle comunità latinoamericane”; rassegna cinematografica; mostra d’artigianato.
Casa America promuove corsi a tutti i livelli di spagnolo, di portoghese e di italiano per latinoamericani, nella consapevolezza che un aspetto fondamentale per la promozione degli scambi culturali è la conoscenza della lingua, e mette a disposizione una biblioteca, una videoteca ed una fonoteca in lingua spagnola e portoghese, oltre ai molti libri in italiano su argomenti relativi ai paesi latinoamericani e l’accesso ai quotidiani sudamericani on-line.
Attività: incontri - “Lavoro indipendente: una scelta possibile per stranieri” (30 giugno 2005), giornata di studio a partecipazione gratuita realizzata col sostegno dell’Unione europea, della Regione Liguria, della Provincia di Genova, della Camera di Commercio di Genova e del Centro ligure per la produttività. Obbiettivo generale è fornire ai lavoratori stranieri che intendono avviare un’attività di impresa e di lavoro autonomo un supporto metodologico e contenutistico nella fase start-up attraverso percorsi di orientamento, formazione e assistenza al business plan. - “La città incontra la comunità latinoamericana” (25 settembre 2004) promosso per affrontare le problematiche relative all'integrazione e alla sicurezza, Obiettivo dell'incontro è stato contribuire a ristabilire la giusta percezione della comunità latinoamericana: a seguito della stigmatizzazione a cui è stata sottoposta alla stampa locale per alcuni fatti di cronaca. - Convegno internazionale “I Latinos alla scoperta dell'Europa - Nuove migrazioni e spazi della cittadinanza” (14 giugno 2004) organizzato in collaborazione col Centro Studi Medì e con l’Università di Genova, ha voluto avviare un percorso di riflessione interdisciplinare sul fenomeno dei nuovi flussi migratori dall’America Latina.
Attività: editoria e mostre Tra le numerose mostre allestite, si segnala per la particolare rilevanza interculturale la mostra evento di “Genova 2004, Capitale europea della cultura”, intitolata Finestre sulle Americhe. Materiali per lo studio dell'emigrazione nelle raccolte liguri (Genova, 6/29 agosto 2004) e promossa col sostegno di Finporto SpA e dell'Autorità Portuale di Genova. Fotografie, documenti, pubblicazioni, manoscritti e opere d'arte raccolte e presentate negli obiettivi di consentire una migliore conoscenza dell'emigrazione italiana e d'indurre una migliore comprensione dei problemi e delle difficoltà nella ricerca d'identità e d'integrazione delle comunità straniere presenti nel territorio ligure, in particolare di quelle latino-americane. Sono numerosissime le iniziative editoriali di Casa America, dal catalogo di mostra all'albo a fumetti alla monografia. Tra le più recenti, se ne presentano solo tre, esemplificative dell'approccio interculturale di Casa America e che verranno commentate infra: - Il grifone e l’armadillo. L’interscambio di immagini culturali tra le due sponde dell’oceano. Frutto di borsa istituita dalla Fondazione Casa America, questa monografia ripercorre alcuni momenti nella storia dei rapporti tra la Liguria e l’America Latina, attraverso l’analisi delle immagini culturali prodotte in Occidente sul continente latinoamericano e del ruolo dell’America Latina nella cartografia, nell’iconografia, nella fotografia e nei media. Un mondo osservato direttamente dagli immigrati su entrambe le sponde dell’oceano Atlantico, o talvolta solo immaginato. - Cristoforo Colombo Ammiraglio, un album a fumetti sulla vita di Cristoforo Colombo, da pubblicarsi in coedizione con un editore latino-americano nelle versioni italiana e spagnola per permetterne la diffusione nei paesi latino-americani. L'autore è il genovese Callegari, importante autore italiano di fumetto. - Dizionario storico dei Liguri in America Latina (in preparazione) col supporto di tutte le Ambasciate italiane in America Latina e altri importanti istituti. Attività: concorsi Di particolare interesse interculturale è l'iniziativa Sguardi Latinoamericani su Genova e la Liguria, concorso a premi riservato ai Latinoamericani residenti in Liguria la cui prima edizione si terrà nel 2006/07. I partecipanti si esprimeranno con elaborati legati all'immagine e alla parola su come vivono e vedono Genova e la sua regione. Il latino-americano potrà quindi divenire, da oggetto di studio compiuto da altri, individuo. L'iniziativa è suddivisa in un concorso e in un ciclo di brevi corsi di formazione legati all'ambito culturale del concorso stesso. I vincitori delle due sezioni riceveranno un premio in denaro, mentre l'opera presentata sarà pubblicata e/o trasmessa dai Media della Liguria. I secondi e i terzi classificati riceveranno premi in natura utili a proseguire l'attività nell'ambito dell'espressione artistico/culturale presentata.
Commenti e spunti per la valutazione a) Commenti: organizzazione di eventi Fondazione Casa America è un esempio della buona pratica interculturale quale è intesa da Interculture map Liguria: caratterizzata da successo di pubblico, qualità delle produzioni culturali, molteplicità delle attività, presentazione rispettosa della cultura straniera, rinforzo delle radici culturali liguri, ricerca dei punti di contatto nella storia dei due interlocutori; e ricerca dei punti di convergenza tra le strategie sociali, politiche ed economiche (commerciali) degli interlocutori. Le sue attività e in particolare le "Settimane" si inseririscono in una vasta rete di comunicazione e di scambi commerciali, che coinvolge Università dell’America Latina, Ambasciate, Ministeri e operatori economici. Ciò facendo, la Fondazione Casa America contribuisce a rafforzare l’immagine e la vocazione internazionale di Genova come città aperta al dialogo tra i popoli. Le attività culturali che realizza conoscono un costante incremento di pubblico e di attenzione presso i media. Agli incontri delle "Settimane" hanno partecipato personalità di rilievo internazionale, quali Perez de Cuellar, ex Segretario ONU, l'ambientalista Maria Eliza Manteca Oñate, presidente della Golondrinas Foundation, il ministro dell'Economia argentino Guido Mantegna (genovese di nascita), e notorietà nel campo dell'arte.
b) Commenti: incontri La giornata di studio “Lavoro indipendente: una scelta possibile per stranieri” è d'interesse interculturale perché in Liguria gli stranieri extracomunitari in regola col permesso di soggiorno sono una realtà sempre più presente. Spesso si tratta di persone aperte e disponibili a qualsiasi tipo di occupazione, hanno potenzialità da mettere in gioco che molto spesso rimangono inespresse: è allora che il lavoro indipendente diviene una scelta possibile. Da qui la necessità di dedicare iniziative volte ad orientare i lavoratori nel contesto in cui si troveranno ad operare, in termini di vincoli, opportunità e risorse necessarie. - “La città incontra la comunità latinoamericana” e il Convegno “I Latinos alla scoperta dell'Europa -Nuove migrazioni e spazi della cittadinanza” sono di competenza interculturale perché focalizzano entrambi il tema della percezione della comunità latinoamericana, tanto da parte della città e dei suoi media (il primo) quanto della costruzione da parte dei migranti di una rappresentazione della nuova situazione di residenza (il secondo).
c) Commenti: editoria e mostre Buona pratica interculturale è quella che mette in evidenza il reciproco e forte influsso culturale, magari radicato da generazioni. Il caso dell'emigrazione ligure in America Latina nel passato e quello dell'emigrazione latino-americana in Liguria oggi si presta particolarmente ad iniziative interculturali di questo tipo. Con la mostra evento Finestre sulle Americhe. Materiali per lo studio dell'emigrazione nelle raccolte liguri e le tre iniziative editoriali presentate sopra, Fondazione Casa America ha inteso offrire ai visitatori un'occasione per conoscere i profondi legami che unirono e uniscono Genova e la Liguria al continente americano, in un atteggiamento di ricerca di dialogo attraverso gli elementi comuni a mondo latino-americano e Liguria.
d) Commenti: concorsi Sollecitazione diretta al dialogo e al confronto attraverso l'arte è "Sguardi Latinoamericani su Genova e la Liguria". Si tratta di un'iniziativa che rappresenta un tentativo di sovrapporre una nuova immagine del cittadino latino americano diversa da quella già diffusa e stereotipata, e poiché permette al rappresentante di un'altra cultura di avere un ruolo di analisi sulla propria condizione e farla conoscere agli altri residenti, corrisponde ai valori identificati nel Global competency and intercultural sensitivity index (ISI) (vedi Sezione 1), ossia substantive knowledge, perceptual understanding e intercultural communication. Il Concorso Sguardi Latinoamericani su Genova e la Liguria potrà contribuire a creare nuove e più positive immagini del latino-americano, in una prospettiva diversa dalla quotidianità in cui vengono costantemente accentuati i tratti di "complementarità" e di subordinazione delle attività svolte dai Latinos, dando così l'opportunità di dar risalto alle loro capacità produttive, ideative e creative. Il Latino americano potrà quindi, da oggetto di studio compiuto da altri, avere un'occasione per svolgere un ruolo attivo di analisi sulla propria condizione e farla meglio conoscere a un grande pubblico.
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2.5 La competenza interculturale nel settore del lavoro Martine Abdallah-Pretceille sottolinea che: «l'interculturale è soprattutto una pratica; è rispetto a questa che occorre situarsi e cercare di concettualizzare e teorizzare l'interculturale». La ricerca rileva in Liguria alcune esperienze operanti a sostegno del lavoratore straniero, condotte da sindacati e da alcune associazioni. In un’ottica pragmatica, queste iniziative cercano d’inserire la competenza culturale nelle strategie volte a minimizzare il conflitto culturale del lavoratore straniero impiegato nel contesto ospite. Si tratta di pratiche interculturali nella misura in cui analizzano come la diversità culturale intervenga in alcune situazioni d’impresa come l’accesso al mercato del lavoro, la formazione, la tutela dei diritti del lavoratore, i processi d’interazione sociale. Un esempio particolarmente riuscito di pratica che cerca di individuare le soluzioni di imprenditoria più appropriate agli aspetti che coinvolgono le differenze culturali e di comunicazione è Suq a Genova.
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Pratica interculturale 14: Suq a Genova Il Suq immaginato da Carla Peirolero e da Valentina Arcuri per l’Associazione culturale Chance Eventi ha accompagnato le trasformazioni della città, il suo diventare città multietnica. Rispecchiando processi di integrazione in corso (da parte degli stranieri) ed esperienze di inclusione (sviluppate dai genovesi), il Suq ha dato visibilità alle azioni positive e ha ricollegato Genova tanto al suo antico ruolo di porto-emporio pluringuistico e multiculturale, quanto al presente di una città che costruisce il suo futuro con cittadini provenienti da tanti paesi e che ha maturato una idea più ampia e nuova di cittadinanza. Nel corso delle edizioni, centinaia di espositori commerciali e ristoratori, artigiani e artisti hanno potuto trovare un concreto sbocco commerciale in questo metaforico "spazio mercantile" aperto alla cittadinanza.
Autore, metodologia, attività ed obiettivi Valentina Arcuri e Carla Peirolero sono due attrici e hanno l’idea del Suq come spazio per una rappresentazione “teatrale” delle comunità presenti in Liguria: al momento, in primo luogo le comunità maghrebina e subsahariana, per poi allargarsi nel corso delle edizioni all’Oriente, all’America Latina e alla Russia. Nella grande area del Porto Antico un allestimento scenografico (firmato da Luca Antonucci) riproduce un mercato esotico con merci di ogni tipo e provenienza, una decina di punti di ristoro e molti sportelli informativi delle principali comunità di stranieri; vengono così ri-create le strutture tradizionali che ospitano le attività di commercio e di scambio sociale che caratterizzano i paesi d’origine degli espositori, arricchite da strutture moderne destinate all’evento culturale: auditorium/palcoscenico, amplificazione, strutture di sicurezza. Suq a Genova 2006 ha coinvolto circa 60.000 visitatori, 35 espositori tra cui 12 ristoratori, artisti dall’Algeria, Bahamas, Birmania, Brasile, Camerun, Cina, Equador, Francia, Germania, Grecia, Haiti, India, Indonesia, Kenia, Marocco, Nigeria, Pakistan, Perù, Polinesia, Russia, San Salvador, Senegal, Tunisia, Turchia, con una presenza stimata di un migliaio di persone agli spettacoli, numerose iniziative e conferenze dedicate all'interazione tra culture o a temi collegati: letterature del mondo, adolescenza urbana, prima accoglienza dei migranti, dialogo interreligioso, ecc. Suq a Genova ha conosciuto interesse e successo di pubblico sin dalla prima edizione, nel 1999, ma il momento-chiave nel percorso di crescita è stato nel corso dell’Edizione 2003 quando è stata occupata l’area del Porto Antico, una cornice che con i suoi spazi adatti al grande pubblico e il suo riconosciuto valore simbolico ha collocato l’evento tra i più importanti appuntamenti culturali della città. Le associazioni collaborano nella comunicazione, attraverso canali informali di sensibilizzazione all’evento; e nella concreta realizzazione delle opere necessarie all’allestimento di Suq a Genova.
Commenti e spunti per la valutazione «Bazar dei popoli e spettacolo lungo 10 giorni sono le definizioni più azzeccate per il Suq» dice Carla Peirolero. Come ogni bazar vive della confusione, della spontaneità e della contaminazione delle differenze, del contatto del dialogo e dell'incontro. «Teatrale e vivo, così lo abbiamo pensato con Valentina Arcuri e lo scenografo Luca Antonucci, e così continua ad essere». La vitalità di Suq a Genova è testimoniata dalla possibilità di autosostenere l’impegno degli espositori e dall'espansione: verrà tenuta un’edizione del Suq nella città di Bolzano, dal 9 al 24 settembre 2006 in collaborazione col circolo La comune.
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Pratica interculturale 15: master “Esperto in mediazione nei processi di accompagnamento al lavoro” Autore, metodologia, attività e obiettivi L’Ente Nives Fop è un ente di Formazione orientamento professionale, una associazione riconosciuta dalla Regione Liguria, senza scopo di lucro. Nives nasce per iniziativa della Congregazione delle Figlie di Nostra Signora della Neve operante sia su una vasta area del territorio genovese sia su aree a livello nazionale. Nives-Fop ha come finalità istituzionale l’attività educativa, ricreativa, di assistenza sociale, d’istruzione, formazione e riqualificazione professionale. Sul piano operativo, si propone di promuovere iniziative di studio e sperimentazione in rapporto ai problemi inerenti all'orientamento e alla formazione professionale dei giovani e delle fasce deboli (cui appartengono i migranti) nell'intento di favorire il loro inserimento o reinserimento partecipativo nella società. Ne è un esempio il master “Esperto in mediazione nei processi di accompagnamento al lavoro” realizzato nel 2005/2006 come percorso integrato di formazione composto di un master e di un percorso di accompagnamento al lavoro, con l'obiettivo di formare esperti in mediazione al lavoro con particolari competenze relative all'inserimento lavorativo di soggetti svantaggiati e migranti. Attraverso i percorsi di accompagnamento al lavoro, gli allievi potranno inserirsi nei servizi pubblici e privati di mediazione al lavoro (orientamento, somministrazione, formazione), in organizzazioni del privato sociale, in strutture pubbliche e private deputate al monitoraggio statistico e alla valutazione delle politiche del lavoro. Ne sono destinatari i laureati in Lettere e Filosofia, Lingue e letterature moderne, Scienze politiche, Economia, Giurisprudenza, Scienze statistiche, Scienze della Formazione, Sociologia, Psicologia. Il corso è a partecipazione gratuita, con cofinanziamento dall'Unione europea, ma è ad ammissione limitata a 15 allievi. La durata è di 450 ore in aula, 150 ore di stage presso strutture, pubbliche e private, operanti nel campo della mediazione e dell'intermediazione del lavoro, o della ricerca socio-economica, 600 ore di accompagnamento al lavoro, ed è tenuto a Genova presso la sede della Compagnia delle Opere che ne è co-promotore insieme a Perform. L’articolazione didattica comprende moduli inerenti sicurezza e diritto del lavoro, l’organizzazione aziendale, la mediazione al lavoro (il quadro legislativo internazionale e la riforma del mercato del lavoro), i servizi pubblici e privati di mediazione al lavoro, il mercato del lavoro in Liguria. I percorsi di accompagnamento sono due, di cui uno finalizzato a favorire l'inserimento lavorativo in qualità di esperto di intermediazione e supporto alla ricollocazione professionale per fasce deboli e marginali e soggetti immigrati nell'area savonese. La fase di accompagnamento prevede l'attivazione di tirocini professionalizzanti per ciascun allievo presso realtà, pubbliche e private, operanti sul territorio savonese.
Commenti e spunti per la valutazione Sicuramente la categoria di soggetti oggi maggiormente discriminata all’interno del mercato del lavoro è quella degli immigrati, in particolare per quanto attiene a fattori quali regolarità e tipologia contrattuale, qualificazione professionale, retribuzione. Il master opera su un problema di discriminazione che è riconducibile alle difficoltà nell’incrocio domanda-offerta di lavoro dovute alle diversità culturali e linguistiche che rendono difficoltoso il percorso verso la piena integrazione dei lavoratori immigrati presenti sul territorio. Si tratta di un settore di forte sviluppo in Liguria nei prossimi anni, quello dell'inserimento lavorativo dei soggetti migranti, di soggetti deboli e marginali (secondo uno studio di Agenzia Liguria lavoro, luglio 2004), creando una figura professionale capace di svolgere ruoli polivalenti relativi alla "somministrazione" di lavoro, al supporto alla ricollocazione professionale e all'acquisizione di competenze scientifiche relative al monitoraggio statistico e alla valutazione delle politiche del lavoro. In particolare, la figura professionale avrà esiti occupazionali in qualità di esperto dell'inserimento lavorativo dei soggetti svantaggiati e in particolare dell'inserimento lavorativo di soggetti immigrati. Carattere innovativo del Master è la voltontà di contribuire all’integrazione lavorativa deli immigrati attraverso: - promozione di accordi tra imprese e Pubbliche Amministrazioni che supportino programmi di emersione del lavoro nero e inserimento occupazionale dei soggetti deboli nel mondo del lavoro; - promozione di sinergie tra sistemi del lavoro, del welfare e della formazione che diano risposte integrate alla molteplicità dei bisogni di cui sono portatrici le categorie di soggetti svantaggiati; - promozione di una rete integrata pubblico-privata per l’inclusione sociale e lavorativa dei soggetti svantaggiati in grado di garantire anche un efficace servizio di tutoring; - creazione di circuiti di inclusione sociale e inserimento lavorativo fondati sulla definizione di azioni di emersione del lavoro nero e di sostegno alla creazione di impresa anche individuale; - percorsi di innovazione e flessibilizzazione dell’offerta di orientamento e formazione attraverso un’offerta di orientamento, supporto e accompagnamento alla persona più accessibile e maggiormente in linea con le esigenze del mercato del lavoro. Dal punto di vista interculturale il Master è buona pratica soprattutto per il suo orientamento ai processi e agli obiettivi. Gli elementi innovativi riguardano il tentativo di definire e attivare un piano di intervento articolato concertato tra i diversi attori del sistema socioeconomico locale in ordine all’integrazione socio-lavorativa dei lavoratori immigrati e l’attenzione riservata all’elaborare e proporre modelli culturali volti a ridurre gli stereotipi, i condizionamenti e le discriminazioni di genere e di provenienza nel mondo del lavoro. A compimento di questi obiettivi, il Master accorda particolare importanza ad aspetti quali la mediazione al lavoro, la comunicazione interpersonale e il gruppo, e strumenti e metodologie per il reclutamento e la selezione del personale. È previsto lo scambio transnazionale di buone prassi relative alle metodologie per l'inserimento lavorativo in particolare di soggetti deboli e marginali e di immigrati. Tale scambio avverrà mediante una visita di studio presso un Centro di Eccellenza dell'Unione europea che sarà individuato in funzione delle esigenze didattiche e delle caratteristiche curriculari degli allievi. Al fine di massimizzare i benefici si ipotizza la visita presso un Centro situato in un contesto geografico europeo di lingua spagnola. Sono così valorizzati numerosi aspetti di competenza interculturale identificati nel Global competency and intercultural sensitivity index (ISI) e nel Cross-cultural adaptability inventory (CCAI) (vedi Sezione 1), quali intercultural communication, flessibilità ed apertura mentale (flexibility and openness), acuità percettiva (perceptual acuity) ed autonomia personale (personal autonomy).
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Pratica interculturale 16: Progetto Immigrati. Progetto sperimentale d'integrazione socio-economica stranieri extracomunitari regolarmente presenti Ha ricevuto il “Premio Pubblica amministrazione aperta 2005” relativo alle migliori azioni per rendere accessibili le amministrazioni alle fasce deboli.
Autore, metodologia, attività e obiettivi Il "Progetto immigrati. Progetto sperimentale d'integrazione socio-economica stranieri extracomunitari regolarmente presenti" è stato attuato nella zona ventimigliese dal Comune di Ventimiglia in qualità di capofila, col concorso dell’Amministrazione provinciale di Imperia, Servizi per l'impiego, e della Regione Liguria coadiuvati da un organismo del Privato sociale, l’Organizzazione di volontariato Caritas Intemelia, dall'ASL n.1, dal Centro territoriale permanente per l’educazione degli adulti per rispondere all’esigenza di approfondire e sistematizzare una conoscenza del fenomeno migratorio nel territorio che dall'inizio degli anni ‘90 è fortemente interessato da migrazioni provenienti dai paesi del Nord Africa e dal Kurdistan turco. La popolazione straniera legalmente residente in provincia di Imperia al momento della partenza del progetto era di 6549 persone (ISTAT), con la presenza in percentuale sul territorio del 3,19%, superiore alla media nazionale (Italia: 2,3%). E la tendenza a crescere sensibilmente è confermata anche dall’ultima ricerca svolta sul tema da parte della Regione Liguria (Agenzia Liguria lavoro, luglio 2004). Con deliberazione n. 321 del 5 aprile 2002 la Giunta Regionale ha dato attuazione all’Accordo di programma tra il Ministero delle Politiche Sociali e la Regione Liguria per la realizzazione di un progetto sperimentale di integrazione degli stranieri non comunitari. Il quadro progettuale prevedeva lo sviluppo di quattro aree di intervento, quali: - promozione di programmi di alfabetizzazione e formazione (art.4 dell’Accordo di Programma); - sostegno all’accesso all’alloggio (art.5 dell’A. di P.); - sviluppo della funzione di mediazione culturale e di servizi integrati in rete (art.6 dell’A. di P.); - promozione del riconoscimento dei diritti degli extracomunitari con particolare attenzione alla carta di soggiorno (art.7 dell’A. di P.).
In concreto il progetto ha previsto le seguenti azioni: - Produzione e diffusione di materiale informativo su tematiche quali la carta di soggiorno, l’accesso al lavoro, ai servizi socio-sanitari, alla casa, alla scuola e alla formazione; - Corso per mediatori culturali riservato principalmente agli immigrati, che ha formato 8 operatori addetti alla mediazione culturale che hanno il compito di facilitare la comunicazione e la comprensione sia a livello linguistico che culturale; - Corso di formazione professionale polisettoriale per 10 immigrati nei settori di maggiore richiesta di lavoratori; - Creazione di una rete di sportelli di orientamento e accoglienza dei cittadini non comunitari operanti a livello provinciale, alla quale hanno partecipato diversi enti (ASL, INAIL, scuole, Prefettura, Questura, comuni), finalizzata alla fornitura di servizi per l’immigrazione, e alla diffusione delle informazioni di base per facilitare il processo di integrazione, compresi gli aspetti del “vivere quotidiano”. L’Amministrazione Provinciale di Imperia che dirige il progetto impegna proprie risorse materiali ed umane: esperti di informatica, personale amministrativo e ausiliario, uso di strumenti e materia; e ha affidato al consorzio Il Seme la gestione degli sportelli, dove quale prima fase del progetto, è stata fatta una prima analisi dei bisogni della persona. Il percorso progettuale si è avviato a maggio 2003 per concludersi nel mese di febbraio 2005 ad Imperia e Ventimiglia.
Commenti e spunti per la valutazione Si ricorda come per uno dei principali teorici dell’interculturalità, Geert Hostede, pensare l’interculturalità equivale ad immaginare un processo che, nel porre in interazione individui o gruppi appartenenti a sistemi culturali eterogenei, cerca di creare un quadro comune dove le differenze sono integrate e accettate. Il progetto è "buona pratica interculturale" perché ha promosso il riconoscimento dei diritti degli stranieri extracomunitari e la promozione di una rete per l'immigrazione con l'obiettivo di ampliare la comunicazione e il coinvolgimento degli enti pubblici e privati sul territorio imperiese, in modo da gestire quanto più possibile insieme il fenomeno migratorio. Si è cercato di attivare interventi che tenessero conto delle esigenze sia dei migranti che della comunità locale. I destinatari hanno infatti diverse caratteristiche: tanto stranieri che immigrati nazionali, sia occupati che disoccupati; da ciò la necessità di partire dall’analisi individuale. L’attuazione del Progetto immigrati è stata occasione per integrare tutti gli strumenti e le professionalità già presenti in provincia, e per attuare in una serie di azioni finalizzate a favorire l’inserimento lavorativo attraverso la valorizzazione delle risorse personali. Contestualmente, Progetto Immigrati ha promosso percorsi di conoscenza sui nuovi contesti culturali e sociali, ha permesso di rinforzare una rete tra servizi e realtà sociali che a diverso titolo operano nel territorio. Il Progetto immigrati prevede l’analisi del bisogno individuale, per costruire così un progetto individualizzato, con più azioni, soggetti e servizi. Tra esse: - la promozione di colloqui di orientamento per progettare un percorso individualizzato d'inserimento lavorativo e formazione: - corso di alfabetizzazione; - corso di formazione professionale; - inserimento lavorativo.
Il progetto appare innovativo perché prevede la predisposizione di servizi innovativi creati “ad hoc” che comprendono anche un servizio di “tutoraggio” da parte di un mediatore culturale che accompagna la persona nel percorso di integrazione. Al riguardo, e poiché la competenza interculturale accorda maggiore importanza all'individuo che alle sue caratteristiche culturali, e il suo obiettivo è dunque imparare come svolgere l’incontro e non imparare la cultura dell’Altro (ivi, 1.3), l’esperienza dello “Sportello di orientamento per cittadini non comunitari”, avviato all’interno del quadro progettuale, è "buona pratica interculturale" perché stabilisce un dialogo personale coi singoli cittadini non comunitari che necessitano di informazione mirata e accompagnamento per l’inserimento sociale. Tali bisogni sono comuni anche ai cittadini che si trovano in situazioni di particolare fragilità (scarse risorse personali, fenomeni di recessione economica che coinvolge i Paesi europei) e che richiedono un ripensamento sui rischi di esclusione sociale e sulle politiche sociali che si possono localmente attivare. Punti di forza sono l'aver effettuato un’analisi preliminare dei bisogni dei cittadini extracomunitari presenti in provincia di Imperia a cui il progetto si rivolge; e le modalità organizzative: tutti i partners hanno partecipato a momenti di progettazione e al monitoraggio di tutte le azioni previste (sportello e corsi di formazione professionale). Questa esperienza presenta ulteriori aspetti innovativi quali la produzione di materiale cartaceo in diverse lingue per promuovere l'informazione e azioni di promozione di programmi di formazione per potenziare le competenze pregresse e/o l'acquisizione di capacità professionali per l'inserimento lavorativo. Il progetto è buona pratica perché ha concretamente favorito l'integrazione sociale di cittadini extracomunitari. E certo, si avverte una notevole esigenza di “facilitatori di rapporti” tra ambienti della società italiana e immigrati e si ritiene che questa funzione debba essere svolta da immigrati adulti in possesso di livello culturale di partenza medio-alto considerati come leader all’interno delle comunità locali di immigrati, e vista la presenza cospicua e sempre crescente di immigrati nel nostro territorio la figura in questione sembra diventare sempre più determinante. Nondimeno, la maggiore criticità appare essere il rapporto costi/benefici: a titolo di esempio, l'azione "corso polisettoriale" ha avuto un costo complessivo di € 109.791,38 (comprendente quota parte della progettazione generale e coordinamento tra le varie azioni del progetto da parte della Provincia di Imperia). La percentuale del finanziamento rispetto al costo totale di questa azione è stata pari al 39,2%, e ha dato un esito occupazionale di 5 mediatori culturali che hanno trovato uno sbocco occupazionale costituendo una cooperativa di mediazione culturale, che lavora tramite convenzione con il consorzio Il Seme, affidatario del Progetto Immigrati. Analogamente, il corso per mediatori culturali ha formato 7 persone (l’età media è risultata essere di 24 anni, quasi tutte femmine e disoccupate, 6 sono stranieri) e ha avuto un costo complessivo di € 90.604,24 (comprendente quota parte della progettazione generale e coordinamento tra le varie azioni del progetto da parte della Provincia di Imperia). La percentuale del finanziamento rispetto al costo totale di questa azione è stata pari al 32,3%.
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2.6 Altre iniziative regionali di socializzazione e di solidarietà A fini di completezza, verranno brevemente riportate alcune iniziative regionali di socializzazione e di solidarietà ritenute significative, ma non sviluppate per il presente lavoro in quanto a profilo prevalentemente socio-assistenziale e/o informativo. Sono stati contattati enti e associazioni delle 4 Province che ci hanno comunicato quali sono le loro principali attività a favore degli immigrati nel triennio 2004/2006, ripartite in "attività progettuali" e "attività associative". A Imperia e Genova sono state raccolte maggiori informazioni rispetto alla provincia di Savona mentre si è trovata maggiore difficoltà nel raccogliere dati riguardanti la provincia di La Spezia.
Attività progettuali Progetto itaca promosso dalla Provincia di Genova e gestito dalla Caritas italiana, Fondazione Auxilium CAE (Genova), su finanziamento del Fondo Sociale Europeo e del Ministero del Lavoro, destinato alle popolazioni immigrate di 4 aree urbane dell’Italia settentrionale: 2 di grandi città (Genova e Torino) e 2 di città medio-piccole (Brescia e Modena) per far emergere le competenze di cui sono portatrici le popolazioni straniere, per portarle alla conoscenza delle parti sociali e degli attori dello sviluppo locale e di elaborare insieme percorsi per una loro valorizzazione. Grazie ai dati che sono stati raccolti nel suo svolgimento a Genova sono nati altri progetti come il Progetto extra competenze e i progetti legati ai Centri per l’Impiego.
Progetto integrato per donne immigrate finalizzato all’inserimento lavorativo promosso dalla provincia di Genova promosso dal Servizio Politiche del lavoro e della formazione professionale, destinato a incentivare e sostenere l'ingresso nel mondo del lavoro delle donne che vivono una situazione di difficoltà, fra cui le donne immigrate. Percorsi formativi che offrono a 15 donne immigrate senza limiti di età le possibilità d'individuare il proprio progetto lavorativo, e di "sperimentarsi" in un ambiente di lavoro (stage aziendale di 183 ore) dopo aver seguito un breve periodo di orientamento in aula (117 ore di corso).
progetto extra competenze promosso dall'Ufficio coordinamento inserimenti lavorativi del Comune di Genova su finanziamento del Fondo Europeo per lo sviluppo Regionale, coordinato da JOB Centre s.c.r.l. in partenariato con Fondazione Auxilium, A.R.C.I. Genova, Federazione Regionale Solidarietà e Lavoro. Ne sono fruitori 34 cittadini immigrati che abbiano maturato un percorso professionale e formativo nel proprio paese. Il progetto offre un percorso specifico di analisi e formalizzazione delle competenze possedute attraverso la tecnica del "Portafoglio competenze" di cui fruire per l'inserimento nel mondo del lavoro. Le risorse individuate vengono sperimentate in situazioni professionali. Nell'ambito di questo percorso viene fornito un supporto per rispondere ai bisogni formativi e professionali, in collaborazione con strutture presenti sul territorio.
Progetto azioni di sistema a supporto delle politiche d'integrazione sociale e occupazionale di lavoratori immigrati in italia, promosso dall'Associazione Temporanea di Scopo S.A.NT.I. – Servizi Associati Territoriali Integrati – s.c.a.r.l. e da Chance S.r.l. Si tratta di corsi a favore di cittadini stranieri intenzionati a migliorare la propria integrazione sociale e lavorativa. Ne sono stati fruitori 40 cittadini immigrati (di cui 22 donne) aventi permesso di soggiorno, provenienti da paesi del Sud America, dell'Africa, dell'Est Europeo e della Cina, reperiti presso il Centro per l'Impiego di Genova grazie alla collaborazione del mediatore culturale che svolge preliminarmente brevi colloqui individuali di orientamento. Il progetto intende fornire ai partecipanti informazioni e strumenti al fine di migliorare il proprio inserimento nel mondo del lavoro, di comprendere meglio la realtà culturale, storica, politica e giuridica del nostro paese, di ampliare la propria conoscenza della lingua italiana, di acquisire maggior consapevolezza riguardo alle implicazioni emotive, culturali e pratiche legate alla condizione di cittadino immigrato. Nello specifico sono stati attivati corsi d'orientamento giuridico (la legge italiana in materia di immigrazione e tutela; gli uffici e i servizi pubblici locali ecc.); d'insegnamento della lingua italiana focalizzato sui modi e le forme della comunicazione orale; d'orientamento socio-culturale, per comprendere la società, la famiglia e la cultura italiane, confrontandola con quella dei paesi d'origine; d'orientamento al lavoro per comprendere degli aspetti principali del mondo del lavoro in Italia. Il progetto prevede attività di formazione finalizzate allo sviluppo d'impresa e/o del lavoro autonomo e l'attuazione di tirocini professionalizzanti.
Integra, finanziato dalla Comunità Europea e gestito dal Comune di Genova in collaborazione con ARCI , attivato nel corso del 2004 prevede azioni rivolte ai cittadini migranti richiedenti asilo e/o rifugiati. In particolare gli ambiti di lavoro saranno la casa e il lavoro.
Rete EMDGS finanziato dalla Comunità Europea e gestito da CGIL Genova, volto alla costruzione di percorsi formativi rivolti al mondo universitario sulle discriminazioni sui posti di lavoro e sulla gestione delle diversità nei contesti lavorativi in partership con Università di Sheffield (UK) e Università di Goteborg (Svezia).
"Progetto Campasso" gestito dal Comune di Genova in collaborazione con ARCI. Progetto d'intervento socio educativo nel quartiere Campasso, dove da qualche anno si è avuta una forte presenza di cittadini sudamericani, in particolare provenienti dall'Ecuador. Le attività sono legate allo Sportello di Cittadinanza per migranti del Comune di Genova operante da tempo nella zona.
Attività associative Le iniziative gestite da associazioni sono numerose. Si è venuti a conoscenza di come associazioni di volontariato quali il C.I.F. (Centro Italiano Femminile) e l'Associazione Rondine presso la parrocchia Santa Maria Assunta di Genova Nervi, abbiano attuato, la prima, e attuino ancora, la seconda, corsi di formazione lavorativa per le donne immigrate che vogliono entrare nel mondo del lavoro dell'assistenza domestica. Accanto ad esse, le iniziative realizzate dalla Caritas diocesana, daII'ARCI, dalla CGIL e dall'ANOLF hanno avuto particolare riscontro presso i destinatari.
Caritas diocesana Savona: - sportello informativo e di consulenza per tutti gli aspetti burocratici legati al permesso di soggiorno; - attività di supporto nella ricerca di un'abitazione. La CARITAS si rende garante della persona immigrata; - pratiche di regolarizzazione in ambito lavorativo delle persone immigrate.
ARCI Savona: Creazione dell'Associazione "Solidarietà multietnica", un'associazione di scambio e di supporto fra persone immigrate a cui hanno aderito soprattutto donne magrebine che necessitano maggiormente di una sede di incontro e socializzazione. In questa sede sono state fornite alle donne informazioni sui corsi di formazione professionale proposti dalla Provincia.
CGIL Savona: attività rivolte a tutti i cittadini immigrati ("Sportello Immigrazione")
Centro di ascolto Caritas di Albenga: In questa zona l'immigrazione è legata alla richiesta di mano d'opera per i lavori agricoli. Sul territorio è attivo un servizio di prima accoglienza e una rete informale di assistenza ai cittadini immigrati che fa capo al Centro di ascolto della Caritas.
CGIL Imperia: La CGIL di Imperia ha attivato a favore degli stranieri corsi di informatica e di lingua italiana in collaborazione con l'Associazione islamica italiana presente sul territorio. ARCI Genova: esperienze di inclusione sui temi dell'immigrazione, della formazione professionale e dell'integrazione lavorativa dei cittadini immigrati. In breve, si tratta di 5 sportelli di cittadinanza, una associazione culturale “Baia del Re”, l'associazione “Donne in vista” per la promozione delle donne migranti (in partnership con Legacoop, CGIL, Isforcoop), la cooperativa lavoro Arci Mu.se. e diversi servizi di consulenza rivolti ai cittadini immigrati (legale, sulla casa, la sanità ecc). Sportelli e servizi hanno preso in carico individualmente 2402 utenti, di cui 1010 cittadini dell'Ecuador, 637 provenienti dal Marocco, 146 dall'Albania, 73 dal Perù, 60 dal Senegal, 54 dalla Romania, 36 dalla Repubblica Dominicana, e a seguire le altre. Di questi 325 hanno deciso di iscriversi all¹ARCI per continuare l'esperienza e per concretizzarla attraverso le attività culturali dell'Associazione Baia del re. Sono state presentate alla Questura e alla Prefettura di Genova 1222 pratiche relative al soggiorno (rinnovi di permessi di soggiorno, ricongiungimenti familiari, carta di soggiorno, cittadinanza, ecc). Analogamente sono state 389 le persone che hanno seguito i percorsi di orientamento socio-lavorativo, 112 i migranti che hanno usufruito del servizio di assistenza legale gratuito, 31 quelli che hanno seguito percorsi di orientamento alla formazione. Le principali attività in corso sono: - servizi di consulenza per l'Assessorato alle Politiche del Lavoro della Provincia di Genova - "Equal Essere", studio e sviluppo delle attività rivolte all'inserimento lavorativo di fasce deboli e alle nuove emergenze lavorative - "Centri territoriali contro le discriminazioni" in ricezione della normativa comunitaria che prevede nei prossimi anni la costituzione in ogni città di "centri contro le discriminazioni territoriali", una rete regionale di avvocati e consulenti giuridici che affiancheranno le attività di sportello dedicate ai migranti. - Corso sui diritti e doveri del cittadino migrante, realizzato in collaborazione con CELIVO, che attua una formazione sulle tematiche migratorie per volontari migranti operanti in associazioni o servizi dedicati. Un secondo progetto di formazione sulle tematiche migratorie è stato realizzato in collaborazione con Informagiovani (sportello del Comune di Genova) da settembre a novembre 2005, con la partecipazione di una cinquantina di cittadini, e sarà ripetuto nel 2006. Momenti di attenzione ai temi interculturali sono l’adesione dell’ARCI al Comitato Italia Africa, promosso dal Comune di Genova, e la partecipazione a “La Festa dei popoli” a Chiavari 2005 e 2006. L’Associazione Baia del Re ha promosso diverse iniziative tra le quali si citano le due mostre fotografiche “Essere donna, essere musulmana, vivere a Genova” organizzata presso la Loggia di Banchi dal 21 al 24 giugno 2005 che ha visto la partecipazione di circa 200 visitatori e la mostra “Genovesi”, organizzata presso la Biblioteca Berio (novembre /dicembre 2005), (circa 500 visitatori). La Cooperativa lavoro “ARCI Mu.Se.”: Arci Mu. Se. nasce nel 2004 e, attualmente, i lavoratori impegnati dalla cooperativa a tempo indeterminato sono 9. I lavori a termine con contratto di collaborazione hanno consentito a una decina di persone di crearsi un reddito. Le ore lavorate nel 2005 sono 40.000, prevalentemente attraverso lavori di facchinaggio e presso la Fincantieri di Sestri Ponente.
Attività A.N.O.L.F. regionale Liguria: si possono infine citare le attività nell'anno 2005 delle sezioni A.N.O.L.F. Regionale Liguria a favore dell'integrazione degli immigrati nel tessuto sociale. L'ANOLF –Associazione Nazionale Oltre Le Frontiere – è un'associazione senza scopo di lucro che vuole contribuire a creare una società aperta verso le diversità, nel rispetto e nella valorizzazione delle specificità etniche, culturali e religiose, e nello spirito della Costituzione italiana. L'Associazione è presente capillarmente su tutto il territorio nazionale. Nell'anno concluso nel momento dell'inchiesta, la Sezione provinciale di Genova ha realizzato un progetto sicurezza sul lavoro per immigrati con INAIL Genova e ha inaugurato una collaborazione con l'Università di Genova per un progetto sulle lavoratrici immigrate in Liguria. La Sezione provinciale di Imperia ha attivato lo Sportello polifunzionale "Assistenza immigrati": pratiche di assistenza per permessi di soggiorno e orientamento uffici pubblici. La Sezione provinciale di Savona ha proseguito progetti avviati negli anni precedenti (Caritas/Anolf); Sezione territoriale del Tigullio ha realizzato un progetto di assistenza familiare Habuelitos sin solidad consistente nell'utilizzo di donne immigrate per lavoro domiciliare e assistenza familiare per persone anziane sole nel periodo estivo di ferragosto.
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Sezione 3: bilancio tematico 3.1 Premessa La Liguria è regione di recenti e complesse trasformazioni che interessano la revisione della sua identità. Le migrazioni e la presenza di “nuovi cittadini” provenienti da altri paesi sono uno dei fattori di cambiamento. Se si considera l’unica città demograficamente importante, Genova, ed i suoi dati dello stato civile, si constata che nel 1988 l’incidenza dei nati da genitori stranieri era irrilevante: 1,9%; ma nel 2003 e nel 2004 la percentuale era cresciuta al 19,6% e 21,3%. Nel complesso la popolazione scolastica dei “nuovi cittadini” è salita in soli 4 anni dal 3,5% al 7,5% nel 2004; ma in alcune scuole (per es. S.M.S. don Milani di Genova) è circa del 30%. Uno studio della Regione Liguria (Agenzia Liguria Lavoro, luglio 2004) rileva che la popolazione straniera residente in provincia di Imperia è superiore alla media nazionale (Imperia 3,19%, Italia 2,3%), e la provincia di Imperia è quella che in Italia richiederà nei prossimi anni la più alta percentuale di immigrati (Lavoro e trasformazione oltre frontiera, Picollo, 2003). Complessivamente, dal punto di vista quantitativo dal 1991 al 2001 gli immigrati in Liguria risultano aumentati del 161,5%. Meno importanti le presenze di altre culture a Savona, trascurabili a La Spezia. È per questo che Interculture map Liguria presenta essenzialmente esperienze relative ai territori di Genova e Imperia.
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3.2 Liguria e "buone pratiche" Le nuove presenze hanno cambiato significativamente lo scenario demografico e culturale della Liguria, inducendo cambiamenti nell’istituzione scolastica, nell’agenda legislativa e nel settore della formazione professionale. La presenza di “nuovi cittadini” ha creato anche occasioni di conflitto che debbono trovare un posto prioritario nell’elaborazione di nuove forme di convivenza; per questo motivo assume particolare importanza la programmazione di pratiche di dialogo per la valorizzazione della compresenza di più lingue e più culture. Il mondo della scuola è stato il primo a sostenere l’impatto delle nuove convivenze, passando dall’emergenza all’elaborazione di strategie educative di grande interesse anche a livello nazionale. Al riguardo, la relazione ha presentato come “buone pratiche” l’iniziativa Italiano Insieme-Milia Multimedia L2, il progetto organico Zone a rischio e il progetto comunitario Comenius Mare nostrum. I programmi scolastici sono stati rinnovati e integrano le problematiche legate alla globalizzazione e al relativismo culturale. L'educazione alla pluralità e l’educazione interculturale sono capite dagli insegnanti e si traducono in nuovi contenuti didattici. Ma la scuola non è l’unico settore a muoversi. La Pubblica Amministrazione risponde alle nuove esigenze con sensibilità verso le problematiche sociali, elaborando progetti in cui l’interculturalità è presa in conto grazie al lavoro di servizi sociali, educativi, terzo settore. Sono stati scelti quale esempio di “buone pratiche” il lavoro del Centro Scuole e Nuove Culture, il “Progetto Immigrati” della Provincia di Imperia (Premio Pubblica Amministrazione Aperta 2005) ed il progetto “Libri senza frontiere: gli immigrati in biblioteca” del Sistema Bibliotecario Urbano di Genova (Premio “Pubblica Amministrazione Aperta 2005”). E’ emersa la figura del mediatore culturale, risorsa professionale impiegata in ogni settore di interfaccia tra culture, e sono nati Master di formazione sofisticate legate alla pratica della mediazione, qui presentando come “buone pratiche” quelli di PerForm e di Nives FOP. Sono nate molte associazioni culturali e si sono rafforzate quelle già esistenti, con iniziative di qualità crescente al pari dell’interesse suscitato. A ciò si collega l’accentuata globalizzazione delle proposte artistiche, con contenuti culturali ed editoriali che vengono maggiormente conosciuti rispetto al passato, e che induce e facilita l’organizzazione di eventi pluriculturali che conoscono un interesse di pubblico e di media crescente al pari della qualità della proposta. Interculture map ha presentato come “buone pratiche” Suq a Genova, Dialoghi Mediterranei, Festival del Mediterraneo, Fondazione Casa America. Tutti operatori che esplorano attraverso le loro produzioni altre culture stereotipi, conoscenze, desideri di cui è formato il nostro immaginario, per contaminarlo e poi incontrare il punto di vista degli Altri, rendendo così possibile una rilettura del conosciuto in ambito interculturale. Le "buone pratiche" nel settore del lavoro prendono sempre più in conto un mercato caratterizzato dalla volontà di un’attività di impresa e di lavoro autonomo degli stranieri in Liguria, dedicando iniziative volte ad orientare i lavoratori nel contesto in cui si troveranno ad operare, in termini di vincoli, opportunità e risorse necessarie. A titolo di esempio: la giornata di studio a partecipazione gratuita “Lavoro indipendente: una scelta possibile per stranieri”, realizzata da Casa America col sostegno dell’Unione europea, della Regione Liguria, della Provincia di Genova, della Camera di Commercio di Genova e del Centro Ligure per la Produttività. I musei e gli operatori culturali hanno dedicato nuovi spazi, allestimenti e attenzioni alle tematiche interculturali: sono stati scelti quale esempio di “buone pratiche” il Museo delle culture del mondo e Andersen. Infine, i centri di ricerca universitari come il Centro Studi Medì hanno elaborato puntualmente i dati sull’andamento dei fenomeni migratori, fornendo utili punti di riferimento agli operatori interculturali.
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3.3 Costanti e criticità Nel loro complesso, gli esempi di "buona pratica" interculturale scelti tra le iniziative proposte in Liguria dimostrano come sia in corso, in un'ottica professionale e in più settori, un tentativo di sviluppare modi di interazione in cui le parti si impegnano reciprocamente a relazionarsi in modo appropriato, con adattabilità, rispetto e sensibilità, ai comportamenti dell'Altro, e ai suoi modi di comunicazione. Si tratta di dispositivi integrativi volti a prevenire la discriminazione, a facilitare una migliore comprensione reciproca e a gestire il pluralismo culturale. Queste iniziative si sviluppano in coerenza con la definizione presentata in 1.3, come pratiche mirate a svolgere l'incontro con l'Altro e non ad imparare la cultura dell'Altro. In tutte è stata riscontrata la presenza di elementi qualificanti, individuati come l'esportabilità dell'iniziativa, il soddisfacimento di un bisogno identificato nel contesto locale, il successo presso i destinatari, la vocazione a formare abilità e competenze coerenti ad aspetti che secondo specialisti caratterizzano l'uomo pluriculturale, ossia la flessibilità e l'apertura mentale (Dignes, 1983); l'assenza di pregiudizio culturale (Cleveland, Mangone ed Adam, in Dignes, 1983); I'empatia interculturale (Gudykunst, 1997); la capacità di osservare l'Altro e di reagire rispettosamente in un processo di comunicazione verbale e non verbale (Ting-Toomey 1999). La ricerca rileva che, nella gran parte dei casi, queste "buone pratiche" dell'intercultura in Liguria si situano entro le prospettive ideali del dialogo e dell'integrazione tra diverse comunità culturali. Tale orientamento sviluppa alcune costanti che è possibile identificare quali elementi-guida: - diminuzione della distanza "culturale" tra "nuovi cittadini" e Liguri; - valorizzazione della pluralità delle lingue e delle culture; - sviluppo della formazione permanente per gli addetti al settore interculturale; - metodi spesso mutuati da quelli usuali alle scienze sociali; preminenza di una interculturalità dei contesti locali che opera in contesti di attività quotidiana rispetto all’ interculturalità dei contesti globali. All'interno di queste costanti, una prima criticità riguarda la prassi dell'interculturalità dei contesti locali. Senza rifiutarne il savoirfaire, si rileva che la presenza dell'operatore sul terreno crea una situazione artificiale rispetto alla vita quotidiana dei soggetti Altri, aprendo la strada a false comprensioni e a stereotipi, e questa consapevolezza non sempre è apparsa nel corso delle interviste. Al proposito, si richiama quanto detto in 1.3 e il rischio, qualificato come sociologia naïve da Sperber & Hirschfeld (1999), di una proiezione etnocentrata dovuta ad una comparazione non padroneggiata tra le rappresentazioni culturali degli interlocutori (Dasen, 2000). Una seconda criticità riguarda il rilevamento che le pratiche interculturali in Liguria si pongono frequentemente in relazione ai tre settori della comunicazione interculturale, dell'educazione e della mediazione sociale a orientamento sociale, e sono meno attente ad aspetti quali la gestione dei rapporti commerciali e i linguaggi dei mass media, che pure sono le aree di ricerca più innovative nel campo delle competenze interculturali, come rilevato altrove (Repetti, 2006). Sul piano epistemologico, le pratiche interculturali vengono generalmente considerate come interazioni sociali organizzate attorno al discorso sulla diversità, alle relazioni tra le comunità linguistiche minoritarie e alla xenofobia, e si sviluppano attorno al concetto di "apprendimento dialogico", ossia il confronto con gli stranieri, la comparazione della propria cultura con quelle straniere, la comunicazione e la mediazione dei conflitti con altre culture, la comprensione della propria e dell'altrui cultura, come le interrelazioni fra esse, la cooperazione oltre le barriere culturali.
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3.4 Conclusioni Le relazioni tra l'integrazione sociopolitica delle minoranze e il successo delle “buone pratiche” interculturali sono ancora poco esplorate. L’inchiesta condotta rileva in primo luogo che in Liguria è in corso una dinamica positiva dell'integrazione dei migranti che coincide con pratiche rispettose delle specificità culturali e dei loro diritti. Tale dinamica si realizza in accordo al nuovo inquadramento legislativo della Regione Liguria e grazie a un proliferare di attività promosse da associazioni, istituti, pubblica amministrazione, università, istituzioni scolastiche. L’insieme delle iniziative rilevate in Liguria dall’inchiesta (di cui le 16 esperienze presentate sono solo una parte, quelle che possono considerarsi "buona pratica") si caratterizza rispetto all'emergere di tre differenti forme di pluralità socioculturale: migrazioni, pluralità delle lingue e delle culture, mobilità internazionale e contatti; e si configura secondo modalità che sono influenzate dalle premesse della gestione della diversità socioculturale (collegata o no alle migrazioni) quali sono concettualizzate dagli operatori e gestite nella pratica regionale e locale. Ne risulta un mosaico vario e anche contraddittorio. Infatti, se valutata secondo un approccio coerente con quanto premesso in Sezione 1, questa dinamica si esprime anche tra contraddizioni.
La pluralità socioculturale è percepita e gestita in modi molto diversi, a seconda degli orientamenti generali, delle formazioni e delle competenze e secondo le concezioni della diversità degli operatori. In generale si è ancora lontani, in Liguria, da una politica di valorizzazione delle minoranze linguistiche e culturali. Spesso l'immigrato (e il ragazzo bilingue nel mondo della scuola) sono percepiti in ambienti meno “attenti” non come persone dai riferimenti culturali multipli, ma come individui portatori di un handicap linguistico che devono essere assistiti! Ciò corrisponde a pratiche incentrate sull’assimilazione, poco inclini a incorporare la varietà delle lingue e delle culture dei migranti. Esiste ancora poca pressione da parte delle minoranze culturali volta a modificare le politiche sociali. La pressione viene esercitata "in seconda battuta" da ricercatori e da gruppi autoctoni, non direttamente rappresentativi dei migranti; quali associazioni (per es. ANOLF), sindacati, volontari, ecc. Una parte delle scuole ha certo modificato le proprie modalità di gestione della diversità culturale nel periodo 1995/2005. L'autonomia degli istituti scolastici può essere catalizzatore di creatività; però con l’eccezione di MlLIA nel campo della didattica delle lingue (L2, lingua straniera, lingua d'origine, lingua del paese di accoglienza), la ricerca ha sottostimato nel significato e nelle conseguenze le sfide della migrazione e della pluralità socioculturale che caratterizza la società oggi. La ricerca di nuovi approci e metodi in materia di interculturalità si è ancora troppo poco integrata nelle strutture di formazione iniziale e continua degli insegnanti.
In ogni modo, la "quintessenza" della dinamica interculturale quale risulta dalla descrizione e dall'analisi di tutte le pratiche interculturali presentate conferma che la Liguria in un decennio ha (almeno in parte) trasformato le sue strategie riguardanti la pluralità socioculturale. Il discorso ufficiale riprende non solamente alcune idee-chiave disseminate dal mondo della ricerca; ma anche al livello delle pratiche. Certo, "trasformazione" non sempre significa evoluzione lineare e miglioramento radicale rispetto al passato, ma anche grazie al nuovo inquadramento legislativo della Regione Liguria, dall'inchiesta risulta un sistema-Regione tendenzialmente pronto a gestire la pluralità delle culture senza praticare l'esclusione o realizzare strategie segregative. In generale si constatano, tra gli operatori delle tematiche legate alla pluralità socioculturale, un alto livello d’informazione, una formazione adeguata, una debole o nulla incidenza delle istanze politico-ideologiche sulle pratiche interculturali. L'esame delle loro strategie di gestione della pluralità socioculturale permette di delineare alcuni elementi per comprendere meglio la natura profonda, dalle molteplici dimensioni, della trasformazione in corso della Liguria, da Regione monolingua e monoculturale a Regione che sviluppa strategie inclusive per le espressioni della pluralità socioculturale. La Regione Liguria affronta le basi di una cultura nuova, meticcia, che intreccia, senza negarle, le identità, i valori, le memorie. A questo fine, appare importante l’influenza di alcuni caratteri teorici (Rundstrom Williams, 2005) della competenza interculturale quali vengono sviluppati dalle 16 "buone pratiche" liguri : - passaggio dall'attenzione alle relazioni interetniche alla diversità in genere in ambito sociale e culturale; - apprendimento delle abilità utili a confrontarsi in ambito interculturale, quali la flessibilità e la mentalità aperta; - sforzo per elaborare competenze atte ad orientarsi e definirsi rispetto ad un mondo “multireferenziale”. In tutte le iniziative interculturali, ricorre l’apertura della Liguria al Mediterraneo. Come ci ricorda Matvejevic il Mediterraneo che oggi è uno dei luoghi del conflitto e della separazione (Matvejevic, 1998); forse potrà divenire uno dei luoghi dello dello sviluppo economico della Liguria. Questo sarà possibile solo se, come ha dichiarato il sindaco di Genova, Giuseppe Pericu: “In un contesto sociale in cui si determinano episodi di intolleranza e dove è frequente la presenza di integralismi politici e religiosi, è di fondamentale importanza imparare ad aprirsi alle culture Altre, a cercare il dialogo, la reciproca comprensione e il rispetto delle differenze come unica via possibile per una convivenza pacifica”. Occorre concludere che le sfide dei prossimi anni saranno in gran parte rappresentate da come si inseriranno le nuove presenze. Con l’obiettivo e la speranza che esse siano anche capaci di cambiarci e migliorarci.
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