|
Intercultura in Piemonte - Liguria
|
Report Piedmont
SIlvio Remotti
1. Il contesto italiano: strutturalità e stabilità dell’immigrazione
2. L’immigrazione in Piemonte: dati, tendenze, prospettive
3. Interculture map – Piemonte
- 3.1 La produzione artistica
Pratica interculturale 1: Identità e differenza Pratica interculturale 2: Love difference – Artistic Movement for InterMediterranean Politic Pratica interculturale 3: Crocevia di sguardi Pratica interculturale 4: Design e intercultura
- 3.2 Pratiche di educazione interculturale
Pratica interculturale 5: Centro interculturale – Laboratori didattici Pratica interculturale 6: Provaci ancora, Sam! Pratica interculturale 7: Programma di educazione e sensibilizzazione della comunità regionale Pratica interculturale 8: Open011 – Casa della mobilità giovanile e dell’intercultura Pratica interculturale 9: I colori dell’acqua – Mediateca per l’intercultura
- 3.3 Media ed editoria multiculturale
Pratica interculturale 10: Di tutti i colori – Esperienze, opinioni, proposte per una società multiculturale Pratica interculturale 11: Atlante Immigrazione Pratica interculturale 12: Popoli News – Periodico di cultura e informazione multietnica Pratica interculturale 13: Media e comunità immigrate nella provincia di Torino
Pratica interculturale 14: Centri ISI – Informa Salute Immigrati Pratica interculturale 15: Centro Mamre – Centro interdisciplinare di ricerche e cure in etnopsichiatria Pratica interculturale 16: Associazione Tampep onlus Pratica interculturale 17: Progetto CO.ME – Tutti i colori del mercato – Parità di accesso al lavoro Pratica interculturale 18: Progetto Excalibur Pratica interculturale 19: Progetto Naufragus Pratica interculturale 20: Vivere in Piemonte – Guida ai servizi per i cittadini stranieri
Pratica interculturale 21: Università di Torino – Dipartimento di Scienze antropologiche, archeologiche e storico territoriali (SAAST) Pratica interculturale 22: Etnica – Master “Management interculturale”
Bibliografia
1. Il contesto italiano: strutturalità e stabilità dell’immigrazione L’Italia conosce il fenomeno migratorio da ormai un trentennio. Ogni anno la pubblicazione del Dossier statistico Caritas-Migrantes conferma la definitiva strutturalità dei flussi migratori. A oggi – secondo le statistiche ufficiali – risiedono sul territorio italiano 3.035.000 stranieri regolari, facendo registrare un tasso di incidenza pari al 5,2% sulla popolazione autoctona. Va comunque ricordato che più della metà della popolazione che oggi soggiorna regolarmente nelle città italiane, è riuscita a raggiungere tale status passando attraverso “l’anticamera della irregolarità”. L’Italia, in linea con altre potenze europee, è oggi divenuta a tutti gli effetti un paese di forte immigrazione. Da una ricerca condotta dal Population Reference Bureau, il Dipartimento USA di studi sulle migrazioni internazionali (www.prb.org), è emerso che – su scala mondiale – l’Italia si colloca al secondo posto tra i paesi che attirano il maggior numero di immigrati. Al primo posto – come ormai da tradizione – si confermano gli Stati Uniti d’America, dove annualmente i nuovi arrivi toccano il milione di unità. In Italia gli ingressi tra nuovi lavoratori e ricongiungimenti familiari raggiungono una quota annuale di circa 300.000 persone. All’interno del Dossier Caritas-Migrantes leggiamo che «se confrontiamo il movimento migratorio in atto negli Stati Uniti e in Italia con il peso delle rispettive popolazioni (quella americana è cinque volte più elevata) ci rendiamo conto che, proporzionalmente, in Italia l’intensità del fenomeno migratorio ha addirittura superato quella americana». Ulteriore elemento – questa volta di tipo qualitativo – che confermerebbe la strutturalità dell’immigrazione in Italia è dato dalla tipologia dei permessi di soggiorno. La quasi totalità dei migranti in Italia, a differenza del decennio scorso, dimostra la volontà di risiedere in modo sempre più stabile e permanente sul territorio italiano: il 62,6% dei permessi di soggiorno, infatti, è rilasciato per motivi di lavoro; il 29,3% per ricongiungimento familiare. In particolare, la presenza di coniugi e figli, negli ultimi anni in costante aumento, sottolinea il carattere “a lungo termine”, quasi definitivo, del progetto migratorio. Anche gli aspetti demografici, sotto questa prospettiva, risultano interessanti. Le statistiche indicano una più alta fecondità tra le donne straniere (2,4 figli rispetto a 1,25 tra le donne italiane); mentre il 10% delle nuove nascite è attribuito a entrambi i genitori stranieri. Per quanto riguarda la diversità di genere, a differenza dei passati flussi migratori, si registra una sostanziale parità tra uomini e donne, le quali oggi raggiungono il 49,9%. Al pari delle nazioni europee di più antica immigrazione, anche l’Italia ormai, presenta evidenti aspetti multiculturali. In primo luogo, si registra una notevole consistenza di immigrati soggiornanti da più di cinque anni: il Dossier Caritas-Migrantes riferisce che sono 1.200.000 gli stranieri che hanno oltrepassato il quinquennio di residenza in Italia, tra questi, 396.000 hanno ottenuto la carta di soggiorno. In secondo luogo, la composizione fortemente eterogenea della popolazione straniera: su 10 presenze, 5 sono Europei (in prevalenza dall’est Europa), 2 Africani, 2 Asiatici e 1 Sudamericano. In terzo luogo, la pluralità del credo religioso: la religione cristiana, al primo posto, raggiunge il 49,1%; seguono l’islàm con il 33,2% e le religioni orientali con il 4,4%. In quarto luogo, il mondo scolastico si caratterizza sempre più per l’eterogeneità culturale degli studenti: la scuola italiana ospita 424.683 figli di immigrati, pari a uno ogni 20 iscritti; una quota ancora lontana «dal 10-20% di altri paesi europei, ma con aumenti annuali molto elevati». La strutturalità del fenomeno migratorio, il desiderio di stanzialità e stabilità dei suoi attori, richiedono strategie politiche (nazionali e locali) volte non più – e soltanto – all’immediatezza, all’intervento “qui e ora”. La società multiculturale, al contrario, richiede l’attuazione di iniziative ad ampio respiro, attente a considerare bisogni di natura non solo economica e sociale, ma anche politica, culturale, religiosa. L’integrazione – e l’interculturalità – si dovrebbero concretamente tradurre in pratiche di cittadinanza partecipata, attiva, consapevole. La ricerca europea Interculture map ha cercato allora di indagare quelle realtà in cui la definizione “progetto/iniziativa interculturale” trovi una propria coerenza metodologica e una legittimazione scientifica. Oggetto del presente report è il contesto piemontese: i paragrafi che seguono illustreranno alcune esperienze interculturali in relazione alle cinque aree tematiche d’indagine individuate dalla ricerca: arti e spettacolo; educazione; media ed editoria; qualità della vita (salute, alloggio e lavoro); ricerca e formazione universitaria. Prima di passare in rassegna le diverse realtà attive in Piemonte, riteniamo sensato presentare sommariamente la situazione regionale in riferimento ai flussi migratori.
2. L’immigrazione in Piemonte: dati, tendenze, prospettive La presenza straniera è ormai diffusa in tutto il paese. È tuttavia il nord a presentare una maggiore concentrazione (59,5%) rispetto al centro (27%) e al sud (13,5%). Roma e Milano si confermano da anni le città in cui le comunità immigrate sono più numerose. La regione Piemonte è diventata, nell’arco di trent’anni, un consistente «punto d’approdo di flussi migratori e scenario di processi di inserimento». Nella regione, infatti, vivono 238.161 immigrati, pari al 5,5% della popolazione straniera. In linea con il trend nazionale, è evidente anno dopo anno, la caratteristica di fenomeno strutturale. «Il mercato del lavoro, la vita domestica, la strutturazione dei servizi e della scuola, l’organizzazione degli spazi culturali e religiosi e le richieste di partecipazione politica rappresentano alcuni degli ambiti della società che vedono quotidianamente sempre più protagonisti immigrati inseriti nel tessuto economico e sociale regionale». La stabilizzazione – come nel resto d’Italia – è anche evidenziata dal numero di permessi di soggiorno rilasciati per ricongiungimento familiare (52% nel 2005). Nell’arco di un decennio, in Piemonte, si è passati da un’immigrazione “da lavoro” ad un’immigrazione “da popolamento”. Particolarmente consistente in Piemonte è la componente minorile (nata o ricongiunta). I minori rappresentano infatti il 21,3% dell’intera popolazione straniera. La loro presenza diviene evidente all’interno del mondo scolastico, controbilanciando il calo degli alunni italiani. Un altro elemento che evidenzia l’immigrazione “da popolamento” è il cospicuo aumento dei ricongiungimenti familiari (29% dei nuovi arrivi). Anche gli aspetti occupazionali confermano la volontà di stabilirsi definitivamente in Piemonte: una parte significativa dei migranti residenti in regione è ormai da anni impegnata in lavori subordinati o autonomi. L’auto-imprenditorialità straniera, specialmente nell’ultimo periodo, si sta consolidando come settore economico in notevole crescita. Per quanto riguarda le aree di provenienza, da anni si confermano ai primi posti l’Albania, il Marocco e la Romania. «In tutte le province si sono consolidate delle vere e proprie comunità, a cui si affiancano costellazioni di altre nazionalità, meno numerose ma anch’esse caratterizzate da progetti migratori di lunga durata». La provincia di Torino è logicamente il contesto regionale in cui risiede il maggior numero di immigrati: 126.720 unità, pari al 5,7% del totale della popolazione. Nel capoluogo piemontese l’ormai storica presenza marocchina è stata oggi superata di gran lunga da quella rumena. Torino, inoltre, accoglie un numero significativo di rom (balcanici, rumeni, vlax) e sinti: circa 2.500 su un totale di 4.500. La città – finora unica in Piemonte – si è dotata in questi anni di un apposito ufficio adibito alla gestione di tali presenze: dagli interventi educativi a favore dei minori, all’accompagnamento lavorativo, all’inserimento abitativo. Il consolidamento delle comunità straniere, la volontà di stabilirsi definitivamente sul territorio hanno portato «a un aumento della domanda di servizi; non più di prima accoglienza ma in risposta a bisogni di secondo livello, che attengono all’inserimento scolastico dei figli, alla professionalizzazione degli adulti, alla spinta associativa, la quale porta in primo piano un bisogno identitario di mantenere legami con le proprie tradizioni». La città di Torino – definita da Ricucci «laboratorio d’integrazione» – si segnala a livello nazionale come particolarmente attiva nell’ideazione/attuazione di progetti interculturali. Il ruolo di eccellenza della città per quanto concerne le politiche integrative, è confermato dal tentativo – finora, tuttavia senza successo – di concedere il voto amministrativo agli stranieri deliberando il 21 luglio 2006 il diritto di voto attivo e passivo per le elezioni circoscrizionali ai cittadini stranieri non comunitari residenti da almeno sei anni nel comune.
3. Interculture map – Piemonte Il progetto Interculture map – Piemonte ha l’obiettivo di illustrare progetti e iniziative con finalità interculturali proposti da enti locali, associazionismo, fondazioni, centri di ricerca. Gli ambiti di indagine delle pratiche interculturali attive sul Piemonte comprendono come si è detto: le arti e lo spettacolo, l’educazione, i media e l’editoria, la qualità della vita, la ricerca. Il presente report non ha l’obiettivo di presentare una rassegna completa ed esaustiva dei diversi progetti; la sua finalità è quella di stimolare una riflessione su quelle che possono considerarsi “buone pratiche interculturali”: per le metodologie adottate, per le risorse impiegate, per le tematiche affrontate.
3.1 La produzione artistica Un ambito particolarmente florido di iniziative interculturali è senza dubbio quello artistico. Numerosi festival e manifestazioni annuali, mostre e rassegne tematiche, arricchiscono il panorama culturale della regione. Le proposte sono piuttosto eterogenee tra loro e coprono quasi tutti gli ambiti artistici: musica, danza, teatro, cinema, letteratura, fotografia, design, pittura. Gli espliciti obiettivi che – in generale – presentano i progetti artistici interculturali possono essere individuati sostanzialmente nei seguenti punti: - obiettivo conoscitivo: rappresentare ed evocare universi culturali “altri”; - obiettivo sociale: sensibilizzare la cittadinanza riguardo alcuni argomenti; - obiettivo aggregativo: creare occasioni di incontro tra persone con differenti background culturali. I prodotti artistici orientati all’interculturalità – almeno quelli che verranno illustrati nel presente report – tendono a privilegiare temi quali l’identità e il rapporto con l’alterità; l’esclusione e l’integrazione; lo squilibrio nord-sud; i diritti umani; le migrazioni internazionali. Passiamo ora ad illustrare alcune iniziative e progetti artistici di orientamento interculturale attivi nella regione Piemonte.
Pratica interculturale 1: Identità e differenza Descrizione dell’iniziativa/progetto: Identità e differenza è il nome di una delle iniziative interculturali di maggior rilievo nel panorama nazionale. Si tratta di una manifestazione artistico/culturale a cadenza annuale che si realizza nella città di Torino durante il periodo estivo. Attiva ormai già dal 1993, Identità e differenza segue una programmazione – in genere – strutturata su trenta giorni di attività. Il luogo in cui si svolge il Festival è la sede del Centro interculturale del Comune di Torino, che è, ovviamente, anche il principale attore coinvolto nell’organizzazione e nella gestione dell’evento. Gli obiettivi principali dell’iniziativa sono quelli di dar voce alle espressioni artistiche delle diverse culture presenti a Torino e creare nuove collaborazioni nell’organizzazione di spettacoli ed eventi interculturali. I principali soggetti coinvolti negli spettacoli e nei progetti artistici del Festival sono quindi le associazioni culturali multietniche. Tra le attività proposte dall’associazionismo migrante – in seno a Identità e differenza – segnaliamo: concerti, danze, mostre, workshop. Importante è poi il contributo offerto dal Teatro Stabile di Torino e da Musica ‘90 nella realizzazione del Torino World Music Meeting. L’evento – oggi giunto alla sua quinta edizione – rappresenta una delle principali attrattive della manifestazione Identità e differenza. Si tratta di un festival musicale a cui prendono parte musicisti provenienti da diverse aree del mondo. L’edizione del 2006, per esempio, ha visto la partecipazione di artisti – già affermati a livello internazionale – giunti dal Brasile (Lenine e Coco Raizes de Arcoverde), dalla Turchia (Buhran Oçal), dal Mali (Salif Keita e Madina N’Diaye), dall’Albania (Fanfara Tirana). Oltre gli spettacoli musicali e di danza, Identità e differenza prevede anche uno spazio dedicato al cinema d’autore: ogni edizione della manifestazione offre infatti, la proiezione di una no-stop cinematografica dedicata a un particolare tema. L’edizione passata si è, ad esempio, focalizzata sulla condizione femminile nel mondo. Un’altra iniziativa di Identità e differenza a carattere non artistico, ma che ha riscosso un evidente successo di pubblico è il “Suq del gusto”. L’iniziativa, a cura del giornalista Vittorio Castellani, ideatore dell’associazione Chef Kumalè, prevede la degustazione di cibi da varie cucine del mondo e laboratori di world food. Spunti di riflessione: La manifestazione Identità e differenza si segnala come un’iniziativa interculturale di ormai comprovato successo. Durante i suoi ormai tredici anni di attività si è confermata come un importante evento nel panorama culturale della città. Nella prospettiva della ricerca Interculture map, l’iniziativa presenta alcuni rilevanti aspetti che la possono connotare come valido esempio di “buona pratica interculturale” a carattere artistico. Un primo aspetto che ci sentiamo di sottolineare è lo stretto rapporto di collaborazione tra la città (il Centro Interculturale del Comune di Torino) e l’associazionismo migrante. Identità e differenza nasce proprio con l’obiettivo di coinvolgere le associazioni multiculturali della città nell’ideazione/attuazione di progetti culturali. Le associazioni dei migranti possono quindi trovare – grazie all’espressività artistica – un’importante vetrina (Identità e differenza) per far conoscere alla cittadinanza alcuni aspetti della cultura e del paese d’origine. L’eterogeneità dei linguaggi artistici proposti (musica, danza, cinema, fotografia, pittura, artigianato) rappresenta, a nostro parere, un altro punto di forza dell’iniziativa. Identità e differenza – questo è uno dei suoi messaggi impliciti – nasce con l’idea di utilizzare gli aspetti artistico-espressivi (qualsiasi essi siano) per comunicare l’idea di integrazione, di cittadinanza democratica, di incontro e dialogo culturale. Il coinvolgimento quindi di soggetti come il Teatro Stabile di Torino e l’Associazione Musica ’90 risulta in questo senso, assolutamente prezioso. Un ultimo aspetto da sottolineare: la decisione del Comune di dedicare alla manifestazione un intero mese di attività (nei primi anni Identità e differenza durava una decina di giorni), sottolinea quanto la Città investa nel promuovere l’intercultura e nel veicolare i suoi valori a un pubblico più ampio possibile. Link: Centro Interculturale - Comune di Torino Associazione Musica 90 – Dalle nuove musiche al suono mondiale Teatro Stabile di Torino Associazione Chef Kumalè
Pratica interculturale 2: Love difference – Artistic Movement for InterMediterranean Politic Descrizione dell’iniziativa/progetto: Love Difference è un network internazionale formato da istituzioni, artisti e singoli cittadini che si occupa di ideare e realizzare progetti artistici e di stampo interculturale nell’area del Mar Mediterraneo. Il movimento prende avvio nel 2002 a Biella presso la Cittadellarte – Fondazione Pistoletto. Il movimento nasce dalla convinzione che l’arte – sotto ogni sua forma espressiva – possa avere finalità e intenti di natura politico-sociale. E che dunque sia in grado di ispirare prospettive e ideologie alternative nell’ambito delle politiche sociali ed economiche. L’esplicito obiettivo del network diviene quello di «unire l’universalità dell’arte con l’idea di transnazionalità politica», focalizzando la sua azione nell’area mediterranea. L’azione concreta del movimento consiste allora nel raccogliere attorno alle diverse regioni mediterranee istituzioni e organizzazioni interessate a sviluppare – attraverso i linguaggi artistici – prospettive che promuovano il dialogo interculturale. Sotto questa prospettiva, il nome “Love Difference” diviene un messaggio sociale, un invito a sviluppare una cultura (e una politica) che stimoli l’“amare le differenze”, nella loro valorizzazione, nella loro democratica interazione. Attività principale del movimento consiste nel selezionare, ogni anno, progetti e iniziative artistico-culturali che, non solo affrontino problematiche sociali già esistenti, ma che offrano anche occasioni per ulteriori riflessioni sui temi dell’interculturalità e della convivenza democratica. In concreto, il network tramite la sua rete internazionale, mette a disposizione di giovani artisti del Mediterraneo le competenze, le strutture logistiche, i materiali necessari alla realizzazione delle loro opere. Gli ambiti di intervento dei progetti artistici Love Difference toccano settori diversi: dall’installazione al documentarismo sociale, dal workshop alla mostra fotografica. Il movimento, infine, promuove numerosi eventi pubblici in Italia e all’estero (mostre, installazioni, workshop, meeting) allo scopo di sensibilizzare la cittadinanza sui temi dell’intercultura, della cooperazione, della trasformazione sociale responsabile. Spunti di riflessione: Un primo elemento di interesse che presenta il movimento è la sua interpretazione dell’arte. Love Difference ricerca e pratica un’arte “eterodossa”: alternativa a quella museale, incentrata sulla società e all’analisi delle sue problematiche. La creatività artistica – secondo la filosofia di Michelangelo Pistoletto (fondatore Love Difference) – diviene strumento di sensibilizzazione, di conoscenza, di cambiamento sociale. Concetti quali la responsabilità sociale, la partecipazione, la sostenibilità e la condivisione sono i cardini sui cui si basa un’azione artistica Love Difference. Un altro aspetto di forza del movimento è il suo essersi strutturato – fin dalla sua nascita – come network internazionale. Progettare e operare per mezzo di una rete intermediterranea, con soggetti istituzionali e non, permette di veicolare il messaggio Love Difference (il dialogo interculturale) su scala continentale. Il Mediterraneo è il luogo geopolitico in cui sperimentare – attraverso l’ideazione di progetti artistici – molteplici forme di scambio e cooperazione socio-culturale. La “differenza” è interpretata – in tutte le sue manifestazioni – come elemento di reciproco arricchimento sociale, culturale, psicologico. E per tale motivo, nella prospettiva del movimento, costituisce l’aspetto da ricercare e valorizzare. L’amore per la differenza di cui il network si fa promotore è, in realtà, la ricerca di un dialogo partecipato, paritario e costruttivo tra le culture mediterranee. Ulteriore elemento di rilievo di Love Difference: le modalità con cui pratica la cooperazione culturale. L’analisi del contesto (sociale e relazionale) in cui viene realizzata l’azione artistica, l’attivo coinvolgimento dei beneficiari, la condivisione della conoscenza sono i principi cardine su cui si basano i progetti culturali del movimento. Anche l’eterogeneità dell’iniziative proposte da Love Difference rappresenta un aspetto significativo. Pur spaziando tra ambiti artistici molto diversi tra loro, le progettualità del movimento sono tutte associate da alcuni presupposti: l’arte socialmente responsabile, la valorizzazione del dialogo interculturale, la promozione di politiche integratorie democratiche. Sotto lo slogan programmatico Love Difference si ha infatti modo di realizzare svariate azioni (artistiche e sociali) che pongano la valorizzazione della differenza come l’elemento fondante. Link: Love Difference – Artistic Movement for InterMediterranean Politic Cittàdellarte – Fondazione Pistoletto Unidee – University of Ideas
Pratica interculturale 3: Crocevia di sguardi Descrizione dell’iniziativa/progetto: Crocevia di sguardi è il nome di un ciclo di documentari che affronta il tema delle nuove e vecchie migrazioni. L’iniziativa, proposta a partire dal 2005 e realizzata sulla città di Torino, è stata ideata da FIERI (Forum internazionale europeo ricerche immigrazione) in collaborazione con l’Associazione culturale Antiloco. Il progetto prende avvio da una precedente iniziativa di FIERI del 2003: il ciclo di seminari e conferenze interdisciplinari Crocevia, anch’esso incentrato sulle tematiche migratorie. Principale obiettivo degli incontri Crocevia era quello di illustrare a un pubblico non esclusivamente accademico o di addetti ai lavori, le realtà e le dinamiche degli attuali flussi migratori. È da questa idea originaria, di aprirsi anche alla società civile che nasce il ciclo di documentari Crocevia di sguardi. Importante diviene quindi il partenariato con Antiloco, un’associazione attiva nella produzione di documentari di stampo sociale. Crocevia di sguardi è frutto dell’unione di queste due competenza: gli studi sulle migrazioni e la produzione documentaristica. Le pellicole vengono rintracciate attraverso una ricerca sui maggiori festival internazionali (l’IDFA di Amsterdam su tutti) e nazionali. Il comitato scientifico FIERI valuta l’aspetto contenutistico, Antiloco invece quello cinematografico. Idea cardine sui cui ruota l’iniziativa è quella di creare – attraverso i documentari – dei ponti “storico-sociali”, dei crocevia per l’appunto, tra vecchie e nuove migrazioni. Nell’edizione 2006 si sono quindi affrontati i temi della mobilità interna sud-nord Italia, dell’emigrazione dall’Italia, dell’odierna immigrazione in Italia. Crocevia di sguardi 2007 si focalizza invece sui movimenti migratori all’interno dello spazio europeo. Gli argomenti spazieranno dal tema delle frontiere e degli approdi in Europa a quello dello sfruttamento e della clandestinità; dalla costruzione di identità transnazionali all’asilo politico. La proiezione dei documentari è sempre accompagnata da interventi e approfondimenti condotti da esperti del settore (antropologi, sociologici, economisti, scrittori) che conducono l’analisi critica delle pellicole proposte e l’eventuale dibattito a seguire. Alla luce del successo riscontrato dall’iniziativa (il cinema Barretti ha sempre fatto registrare il tutto esaurito), FIERI ha ideato un “pacchetto” di servizi rivolto a scuole, enti pubblici e associazioni, che include una selezione di documentari, schede filmografiche, un percorso di approfondimento e l’intervento di studiosi. Spunti di riflessione: Il ciclo Crocevia di sguardi nasce con l’intento di raggiungere due obiettivi. In primo luogo, quello di illustrare a un pubblico non inserito nei circuiti accademici le realtà migratorie, le società multiculturali. In secondo luogo utilizzare modalità comunicative immediate, più accessibili nel trattare tali argomenti (rispetto al tradizionale seminario). Sotto questa prospettiva, la formula “proiezione del documentario-intervento del relatore” – stando all’ottimo riscontro dell’iniziativa – si è dimostra davvero efficace poiché in grado di soddisfare due diverse esigenze. Da un lato assicurare l’immediata fruibilità del messaggio; dall’altro garantire la possibilità di approfondimento attraverso i contributi di esperti o operatori del settore. Il documentario sociale non è una semplice rappresentazione della realtà, è – secondo la calzante definizione del produttore francese Thierry Garrel – un racconto per immagini: «macchina per vedere, macchina per pensare». Narra la quotidianità, permette di immedesimarsi e porsi interrogativi, diventando nel contempo, potenziale strumento di denuncia sociale. Offrire alla cittadinanza occasioni in cui osservare diventa riflettere, significa ampliare gli orizzonti cognitivi. La stessa immediatezza e brevità del formato documentario consente, poi, una fruizione costantemente attenta e concentrata. Link: Crocevia di sguardi Fieri - Forum internazionale europeo ricerche immigrazione
Pratica interculturale 4: Design e intercultura Descrizione dell’iniziativa/progetto: Design e intercultura è un’iniziativa curata dallo IAAD (Istituto di arte applicata e design) di Torino. Il progetto si inserisce all’interno della campagna di sensibilizzazione Etnopoli (2005) ideato dal Network per lo sviluppo della comunicazione sociale della Regione Piemonte. Finalità di Enopoli è la valorizzazione della diversità e del dialogo interculturale. Lo IAAD prende parte all’azione del Network con un progetto in cui il tema interculturale è analizzato attraverso il linguaggio artistico del design. L’iniziativa si realizza nella giornata di sabato 11 giugno 2005: sessanta giovani designer IAAD, ospitati in una ventina di negozi del centro città, sono stati chiamati a realizzare in loco alcune tavole concettuali aventi come argomenti la democrazia culturale e l’intercultura. Obiettivo generale del progetto era “comunicare l’intercultura”: sensibilizzare la cittadinanza sulle realtà migratorie, promuovere il dialogo tra le culture, contrastare il pregiudizio. Prima di realizzare le tavole concettuali, i designer dello IAAD hanno partecipato a cinque incontri preparatori con i rappresentanti di associazioni e comunità straniere di Torino. Gli argomenti affrontati: le migrazioni internazionali, l’esclusione e l’inclusione sociale, il rapporto media-immigrazione. La risposta del pubblico è stata decisamente significativa, per il numero di persone che hanno guardato le opere esposte ma anche per il generale interesse dimostrato: spesso, i passanti hanno interagito con i designer ponendo domande, interrogandoli sul significato della rappresentazione. Spunti di riflessione: Nell’ottica della ricerca Interculture map, Design e intercultura presenta notevoli punti di interesse. In primo luogo, il coinvolgimento di un soggetto, lo IAAD, ancora “nuovo” per quanto riguarda la progettazione di iniziative interculturali. L’Istituto – membro del Network – ha offerto un contributo comunicativo originale alla campagna Etnopoli. L’insolito e innovativo connubio design-intercultura – finora mai proposto – va letto proprio come la volontà di sperimentare linguaggi e tecniche alternative, non convenzionali. Rappresentare la democrazia culturale, l’intercultura tramite manifesti e tavole concettuali – tutte di alta qualità estetica – può rappresentare un’eccellente strategia divulgativa. L’immediatezza dell’immagine, infatti, favorisce una trasmissione diretta del messaggio e favorisce la riflessione su di esso. Altro punto di forza dell’iniziativa è la partecipazione – in tutte le fasi di sviluppo del progetto – dei rappresentanti della popolazione immigrata, risorsa giudicata indispensabile per realizzare prodotti comunicativi (e interculturali) coerenti, validi. Il rapporto con il territorio cittadino è stato alla base del progetto: l’utilizzo delle vetrine come atelier di realizzazione grafica ha permesso ai passanti non solo di vedere all’opera un giovane designer, ma anche di comprendere – forse con maggiore lucidità – i significati che stanno dietro al termine-ombrello “intercultura”. Inoltre, un’opera artistica realizzata da uno studente che utilizza un linguaggio-immagine incisivo – in linea con l’attuale trend della multimedialità – risulta di sicuro accattivante. Soprattutto per il pubblico dei più giovani. L’intercultura – la veicolazione dei suoi significati e obiettivi – oggi, può avvalersi di nuovi supporti tecnologici e comunicativi. E dunque, sotto questa prospettiva, la grafica pubblicitaria può rappresentare un efficiente modalità di comunicazione orientata anche al sociale. Link: Regione Piemonte – Network per lo Sviluppo della Comunicazione Sociale IAAD – Istituto d’Arte Applicata e Design
3.2 Pratiche di educazione interculturale L’educazione è stato il primo settore a cui si sono interessate le pratiche interculturali. L’“educazione interculturale” si sviluppa, infatti, a partire da quel filone di interventi scolastici denominato “educazione allo sviluppo”, in auge già nei primi anni ’80. I temi trattati riguardavano lo squilibrio nord-sud, la mondializzazione dell’economia e della politica, i diritti umani, la tutela ambientale. Successivamente – a seguito del consolidarsi dei flussi migratori degli anni ’90 – si è palesata l’esigenza di un significativo ripensamento della società e, soprattutto, della scuola fino a quel momento «orientata nei valori, nei linguaggi, nelle pratiche educative in senso prevalentemente monoculturale». Si cominciano quindi a escogitare – anche a livello ministeriale – azioni di educazione interculturale: all’inizio per favorire l’inserimento di allievi stranieri nella scuola e, in seguito, «per proporre un approccio educativo di tipo universalistico rivolto sia agli stranieri che agli autoctoni». Gli obiettivi che generalmente presentano i progetti di educazione intercultuale possono individuarsi nei seguenti punti: - obiettivo cognitivo: fornire occasioni di conoscenza e informazione su temi quali le migrazioni, le società multiculturali, i diritti umani; - obiettivo socio-educativo: favorire l’instaurarsi di relazioni positive tra adolescenti autoctoni e stranieri in contesti multiculturali (scuola, associazionismo, quartieri, etc); - obiettivo integrativo: interventi finalizzati all’inserimento scolastico di alunni stranieri; - obiettivo sociale: contrastare le situazioni di marginalità ed esclusione sociale tra i minori stranieri. Le modalità d’azione dell’educazione interculturale comprendono: interventi negli istituti scolastici (laboratori, workshop, visite guidate a mostre o iniziative culturali) da parte di enti pubblici e associazionismo; azioni educativo-aggregative presso quartieri multiculturali, centri aggregativi, associazioni; interventi integrati di contrasto al drop out scolastico (attività di doposcuola, animazione, orientamento scolastico-lavorativo presso associazioni multiculturali). I casi studio che seguono illustrano alcuni progetti di educazione interculturale realizzati in regione.
Pratica interculturale 5: Centro interculturale – Laboratori didattici Descrizione dell’iniziativa/progetto: Il Centro interculturale del comune di Torino offre dal 1996 alle scuole medie superiori della provincia sette laboratori didattici a carattere interculturale. Le proposte formative si strutturano con 2 incontri di tre ore l’uno presso la sede del Centro. I sette laboratori si focalizzano sui seguenti argomenti: le migrazioni; i diritti umani; le minoranze; il dialogo interreligioso; culture e società del Maghreb; la globalizzazione economica; Torino multiculturale. Finalità generali delle proposte formative sono: offrire un’occasione di conoscenza e approfondimento delle tematiche individuate; contrastare stereotipi e pregiudizi diffusi tra gli adolescenti. La metodologia utilizzata dai formatori – alcuni di essi sono stranieri – è di tipo interattivo (roleplay, brainstorming, simulazioni) Spunti di riflessione: Un primo elemento di forza è la continuità temporale dei laboratori: con undici anni di attività, la proposta formativa del Centro Interculturale si conferma ben strutturata e consolidata. L’aspetto di maggior interesse va comunque individuato nella metodologia utilizzata: apprendimento attraverso giochi di ruolo e simulazioni, coinvolgimento emotivo sono gli elementi attorno a cui sono stati progettati i sette laboratori. Obiettivo delle attività è sì fornire conoscenza – ma anche – e soprattutto di de-strutturare lo stereotipo e l’atteggiamento razzista. Il contesto in cui si svolgono i laboratori – le aule del Centro arredate con strumenti, immagini, strumenti da utilizzare durante le attività – costituisce un altro elemento di forza. Uscire dalla scuola, ed entrare in un luogo in cui si fa ancora “didattica” ma con un approccio più informale; essere accolti da un formatore/formatrice giovane (e, per questo, in grado di interagire in modo più spontaneo e accattivante con l’adolescente), può sovente risultare un elemento decisivo per trasmettere i contenuti dei laboratori. Link: Comune di Torino – Centro Interculturale
Pratica interculturale 6: Provaci ancora, Sam! Descrizione dell’iniziativa/progetto: Il progetto, nato a Torino nel 1989 su un protocollo di intesa tra il Comune, le scuole medie inferiori, i C.T.P., l’associazionismo, la Compagnia di San Paolo, ha come obiettivo la prevenzione della dispersione scolastica nelle scuole medie inferiori. Provaci ancora, Sam! si articola su due moduli: la prevenzione e il recupero. L’iniziativa interpreta la dispersione scolastica come fenomeno multidimensionale, che riguarda sia il mondo scuola che quello extrascolastico e cerca di integrare tra loro le due realtà. Originariamente il progetto era indirizzato ai soli adolescenti italiani. Con il consolidarsi dei fenomeni migratori (ricongiungimenti familiari, minori non accompagnati, generazione 1.5), il “Provaci ancora, Sam!” si è nel corso degli anni sempre più indirizzato nei confronti degli alunni stranieri delle scuole medie. Nel corso del 2005, infatti, i ragazzi stranieri inseriti nei progetti di prevenzione e recupero hanno raggiunto l’89%. Le problematiche che incontrano questi adolescenti sono molteplici: scarso inserimento e basso profitto scolastico; esclusione sociale e isolamento; percorsi di droping out e bullismo. Il progetto Sam! prevede – fin dalla sua nascita – l’attivo coinvolgimento di educatori (peer educators) provenienti da diverse associazioni interculturali (laiche e non). Il loro ruolo è centrale nella realizzazione delle seguenti azioni: sostegno alle didattiche, gestione di attività ludico-aggregative extrascolastiche, orientamento scolastico/lavorativo, attività di ri-motivazione. Oltre agli educatori delle associazioni, le altre professionalità coinvolte nel progetto comprendono: dirigenti scolastici, corpo docente, referenti dei Servizi Educativi e Sociali, orientatori, mediatori interculturali. Provaci ancora, Sam! si è da sempre caratterizzato come ricerca-azione allo scopo di offrire un approccio flessibile ai nuovi input e esigenze del mondo scuola. Spunti di riflessione: Provaci ancora, Sam! è un progetto di ormai lunga durata: dal 1989 ad oggi si conferma come valida azione nel contrasto al drop out e come attento ricettore dei nuovi scenari scolastici (in primis quello relativo alla presenza dei minori stranieri). Un elemento di immediato interesse è l’interpretazione data al fenomeno della dispersione scolastica. Questa è concepita – coerentemente – con un’accezione olistica, pluridimensionale: le sue cause non riguardano soltanto la scuola, ma anche «i luoghi di vita», la socializzazione dell’adolescente. Anello di congiunzione tra scuola-extrascuola è dato dall’apporto delle associazioni, considerato l’elemento forte dell’intero progetto. Le associazioni coinvolte nel Sam! (22 nell’a.s. 2005/06), nella maggioranza dei casi, sono promotrici di azioni di dichiarato stampo interculturale: animazione e interventi socio-educativi in aree urbane multiculturali, insegnamento L2, doposcuola, percorsi di integrazione socio-culturale, orientamento scolastico/lavorativo. Il Dossier statistico Caritas/Migrantes 2005 afferma, in relazione al minore straniero: «la maggior parte delle iniziative si concentrano sostanzialmente nei due ambiti dell’emergenza e del sostegno scolastico, lasciando scoperta l’intera area dell’extrascuola, del tempo libero, dell’aggregazione informale tra coetanei, dello scambio e dell’incontro interculturale. Sono ancora scarse le occasioni di ritrovo e di svago a disposizione dei giovani extracomunitari, a cui sono destinate troppo spesso iniziative calate dall’alto, orientate quasi esclusivamente al recupero dello svantaggio scolastico». Sotto questa prospettiva, il progetto Provaci ancora, Sam! non si esaurisce all’interno dell’istituzione scolastica; al contrario, la componente extrascolastica è considerata essenziale alla riuscita dell’azione (di prevenzione piuttosto che di recupero). In particolare, nei confronti dei minori stranieri, il progetto – grazie al ruolo svolto dall’associazionismo – può risultare particolarmente efficace. Da un lato, assicura un’attività integrativa di supporto scolastico (affiancamento del peer educator alla didattica, sostegno al percorso curriculare con attività di doposcuola e insegnamento italiano L2); dall’altro offre opportunità ludico-aggregative e la possibilità di interagire positivamente con il territorio cittadino. Con questa duplice azione (formativa e aggregativa), il Provaci ancora, Sam! può rappresentare un’iniziativa di assoluto rilievo nel sostenere i ragazzi stranieri a sviluppare autentici percorsi di integrazione sociale. Link: Comune di Torino – Formazione e scuola ASAI – Associazione Animazione Interculturale
Pratica interculturale 7: Programma di educazione e sensibilizzazione della comunità regionale Descrizione dell’iniziativa/progetto: L’Ufficio pace-cooperazione-solidarietà internazionale della Regione Piemonte ha inserito all’interno del Programma di educazione e sensibilizzazione della comunità regionale una serie di iniziative dedicate all’educazione interculturale rivolte a tutte le scuole medie superiori del territorio regionale. Il programma ha previsto la collaborazione degli altri due enti locali: la provincia di Torino attraverso il Ce.Se.Di (Centro servizi didattici) e il comune di Torino attraverso il Centro Interculturale. Il progetto va a inserirsi nel quadro di una politica di collaborazione con le istituzioni locali e con il mondo della scuola per attività comuni riguardo la Legge Regionale 67/95 (Sostegno alle iniziative di cooperazione decentrata degli Enti locali piemontesi). I progetti inseriti all’interno di tale cordata si caratterizzano come interventi tesi a promuovere e stimolare rapporti strutturali di collaborazione e partenariato tra le realtà piemontesi e quelle dei Paesi in via di sviluppo e dei Paesi in via di transizione, utilizzando il metodo della cooperazione decentrata. Obiettivo del “Programma di educazione e sensibilizzazione della comunità regionale” è la realizzazione di una rete di collegamento tra l’istituzione scolastica, l’associazionismo, gli Enti locali, l’università. Le attività di educazione interculturale che sono state realizzate durante il triennio 2004-06 hanno proposto diverse iniziative: workshop e laboratori didattici; rassegne cinematografiche e seminari; mostre e visite guidate. Un progetto interessante che si inserisce all’interno del programma è il percorso residenziale di educazione interculturale presso il centro di Pracatinat. La proposta – della durata di una settimana, rivolta alle scuole della regione (classi di terza media e del biennio superiore) – si articola su due diversi moduli: 1. «La residenzialità permette di affrontare le problematicità legata all’identità e alla differenza. Sono proposte esperienze (giochi di simulazione e di ruolo, ricerche sul campo, visioni di documentari) che consentano di riflettere su di sé, sulla relazione con le differenze (culturali, sociali, di genere, di specie), sui conflitti che possono nascere in contesti multiculturali». 2. «La residenzialità diventa occasione perché gli studenti diventino gli attori di una ricerca sul territorio, come progettisti e ricercatori. Le questioni da affrontare sono di tipo reale (le migrazioni, le trasformazioni delle aree alpine in occasione delle Olimpiadi, l’accoglienza di gruppi multietnici, l’animazione interculturale). I metodi appresi durante il soggiorno (intervista, mappatura, elaborazione di un prodotto multimediale) possono essere trasferiti sul proprio territorio, collegandosi ai progetti locali in atto». Spunti di riflessione: Il Programma di educazione e sensibilizzazione della comunità regionale presenta, secondo la nostra prospettiva, due elementi di notevole interesse per quanto riguarda i progetti di educazione interculturale. In primo luogo, la compartecipazione dei tre diversi Enti locali: la regione Piemonte con l’ufficio Pace-cooperazione-solidarietà internazionale; la provincia con il Centro servizi educativi; il comune con il Centro interculturale. Il partenariato ha permesso all’iniziativa di rivolgersi a un bacino d’utenza vasto, a dimensione regionale (scuole medie e bienni delle scuole superiori). Questa sinergia ha di riflesso consentito una maggior strutturalità dell’iniziativa. In secondo luogo, il percorso residenziale di educazione interculturale a Pracatinat può risultare un progetto interessante. Il soggiorno – di un’intera settimana – permette al gruppo classe di affrontare in modo intensivo e coinvolgente i due percorsi tematici proposti: il lavoro sull’identità e sulla differenza; la relazione con l’alterità; le realtà migratorie; la relazione interculturale. Il soggiorno è stato pensato proprio per garantire una miglior ricettività degli argomenti affrontati. Uno degli elementi di maggior criticità delle iniziative di educazione interculturale si evidenzia, infatti, nella sporadicità e nella non esaustività dei laboratori e dei workshop, che generalmente vengono realizzati su incontri da 2/3 ore ciascuno. La settimana “interculturale” a Pracatinat, invece, nasce con l’intento di offrire un percorso didattico-formativo più sostanzioso: per la durata, per le possibilità d’approfondimento, per le attività di ricerca sul campo (si veda a tal proposito il secondo modulo). Link: Agorà – Regione Piemonte Centro di Pracatinat
Pratica interculturale 8: Open011 – Casa della mobilità giovanile e dell’intercultura Descrizione dell’iniziativa/progetto: Open011 - Casa della mobilità giovanile e dell’intercultura di Torino è una struttura – foresteria e centro culturale – progettata nel 2005 dalla Cooperativa sociale D.O.C. al fine di accogliere gruppi di giovani provenienti da varie città europee ed extraeuropee. Open011 nasce dalla riconversione di un’ex fabbrica su un’iniziativa voluta dalla Città di Torino e coordinato dalla Divisione gioventù e cooperazione internazionale, Settore politiche giovanili. L’obiettivo del centro è quello di sviluppare e facilitare il dialogo tra le culture. La struttura – dotata di 34 accoglienti camere, di un centro multimediale, di una zona polivalente, di bar e ristorante – promuove e organizza iniziative ed eventi culturali (seminari, spettacoli di danza e musica, mostre, corsi di formazione). Finalità principale di Open011 è quella di offrire momenti di conoscenza, socialità, cultura sia per adolescenti ma anche per adulti. Attraverso Open011, la Cooperativa sociale D.O.C. – attiva ormai dal 1988 nell’ambito del turismo responsabile – organizza e gestisce soggiorni vacanza per minori in età scolare e per adolescenti; promuove scambi internazionali giovanili; viaggi di istruzione; attività didattiche di Educazione alla pace e di solidarietà internazionale. Il Settore studi e ricerche D.O.C., inoltre, ha realizzato alcune ricerche in ambito sociale e organizzato convegni ed eventi culturali. Spunti di riflessione: Open011 - Casa della mobilità giovanile e dell’intercultura è una realtà ancora giovane e – forse – ancora poco conosciuta tra le realtà attive in ambito interculturale. Rappresenta, in ogni caso, un’iniziativa decisamente originale: la sua principale attività è legata al turismo sociale (la foresteria per giovani europei ed extraeuropei). Affianco a ciò, la Cooperativa lavora attivamente anche sul versante sociale, educativo, culturale. Interessante è anche l’operazione di riqualificazione e trasformazione urbanistica condotta dal Comune di Torino: la dismessa fabbrica “Elii Zerbini” è oggi la struttura Open011. Link: Open011 – Casa della mobilità giovanile e dell’intercultura
Pratica interculturale 9: Progetto “I colori dell’acqua – Mediateca per l’intercultura” Descrizione dell’iniziativa/progetto: Il progetto “I colori dell’acqua – Mediateca per l’intercultura” è un’iniziativa attuata sulla città di Novara da tre associazioni che lavorano in ambito interculturale: Abacashi; Formedianet; Vedogiovane. Obiettivo dell’iniziativa è la realizzazione – presso il Centro interculturale della Provincia di Novara – di una “mediateca per l’intercultura”: centro di documentazione (riviste, libri, materiali audio e video). Accanto a ciò le azioni del progetto prevedono anche la compilazione di una ricerca-azione relativa alle pratiche di mediazione interculturale utilizzate all’interno delle scuole del novarese e l’attuazione di percorsi di formazione interculturale rivolti a insegnanti e studenti. Spunti di riflessione: Il progetto è, nell’ottica di Interculture map, un’iniziativa interessante, poiché va a proporsi in un contesto sociale, il novarese, in cui «non esiste un soggetto, né tanto meno una rete, che si occupi in modo sistematico di intercultura, costruendo un solido punto di riferimento per tutti coloro che intendono valorizzare la multiculturalità». L’idea alla base de “I colori dell’acqua” è quella di diffondere – tramite la partnership delle tre associazioni – l’atteggiamento e le pratiche interculturali nell’educazione scolastica e, più in generale, nel mondo dei servizi. Obiettivo generale dell’iniziativa è infatti la costruzione di una rete (scuole, servizi sociali, enti locali, associazionismo) che valorizzi le risorse del territorio per la promozione dell’intercultura. Link: Progetto “I colori dell’acqua – Mediatica dell’intercultura”
3.3 Media ed editoria multiculturale Nel corso degli ultimi anni il settore dei media e dell’editoria multiculturale ha fatto registrare un discreto incremento delle iniziative proposte. Soprattutto grazie all’utilizzo – sempre più diffuso – delle nuove tecnologie: nascono allora riviste cartacee e online, siti tematici, blog e forum di discussione che hanno come argomenti cardine la multiculturalità, le pratiche interculturali, l’inclusione sociale. I media multiculturali, ad oggi tuttavia, sembrano non ricevere ancora una propria legittimazione e riconoscimento. E questo avviene su due fronti: sia istituzionale (difficoltà nel reperire contributi e finanziamenti) che mediatico (scarso inserimento di giornalisti stranieri all’interno dei media mainstream). I media orientati all’interculturalità – afferma il COSPE nella ricerca Media e multiculturalità (www.mmc2000.net) – possono «offrire un servizio di interesse pubblico fondamentale e che, in quanto tali, dovrebbero entrare a far parte integrante del sistema mediatico nazionale ed europeo». Diverse realtà attive in questo settore sono quindi costrette a ricorrere a collaborazioni di puro volontariato. E ciò – ovviamente – non può loro garantire continuità e solidità delle iniziative. Nella regione Piemonte, in ogni caso, si segnalano alcuni progetti di media interculturali di ormai comprovato successo: per la continuità temporale, per lo strutturale appoggio offerto dagli Enti locali. Gli obiettivi che generalmente presentano i progetti legati ai media interculturali possono individuarsi nei seguenti punti: - obiettivo informativo: fornire informazioni utili al lettore straniero (normative, sanatorie, etc); - obiettivo sociale: segnalare interventi sul territorio a favore della popolazione migrante; - obiettivo culturale: reportage e servizi sui paesi d’origine dei migranti. I media interculturali, infine, possono distinguersi in due macrocategorie: - media rivolti a una specifica comunità straniera (per esempio il giornale bilingue Noua Comunicate dedicata alla popolazione rumena del Piemonte); - media “trans-comunitari” rivolti alle comunità straniere maggiormente rappresentate sul territorio. I casi di studio che seguono illustrano alcune realtà di media interculturali attive sulla regione Piemonte.
Pratica interculturale 10: Di tutti i colori – Esperienze, opinioni, proposte per una società multiculturale Descrizione dell’iniziativa/progetto: Il giornale Di tutti i colori nasce nel 2003 a Bra, provincia di Cuneo. L’iniziativa prende avvio da un accordo di collaborazione tra alcune associazioni multiculturali attive sul territorio provinciale. Il gruppo redazionale annovera una quindicina di collaboratori (volontari) ed è composta da cittadini italiani e stranieri. Finalità generale del giornale Di tutti i colori è la promozione della «completa acquisizione dei diritti dei migranti», nell’ottica di un dialogo compartecipato e costruttivo tra Italiani e stranieri. Le notizie presentate dalla rivista tendono a privilegiare il contesto locale e provinciale; non mancano tuttavia informazioni e articoli di commento sui principali avvenimenti in materia di immigrazione provenienti dal resto della regione e dall’Italia in generale. E poi previsto uno spazio dedicato ai lettori (domande, osservazioni, commenti) a cui un esperto del gruppo redazionale da risposta (sia nel versione cartacea che web). La sezione “Storie senza confine” è invece destinato alla raccolta di testimonianze, racconti, poesie e riflessioni scritte e inviate dai cittadini stranieri. “Scaffale multiculturale” – presente nella sola versione web – propone recensioni di libri, riviste, materiali multimediali che affrontino i temi dell’intercultura. Infine, la sezione “Il punto” segnala iniziative e progetti attivi in provincia a favore della popolazione migrante. Spunti di riflessione: La rivista – seppur sia realizzata sul contributo volontaristico dei suoi collaboratori – si presenta ricca di sezioni tematiche e di iniziative. Interessante sotto questa prospettiva, lo spazio dedicato al lettore (“L’esperto risponde”): gli argomenti e i quesiti – come si legge nella versione web – sono numerosi e spaziano tra temi davvero eterogenei: dalle normative in materia di immigrazione a gli iter burocratici; dal riconoscimento dei titoli di studio alle politiche sindacali; dal ricongiungimento familiare ai progetti dell’associazionismo migrante. Le “Storie senza confine” appare invece una sezione orientata – forse – più al pubblico italiano: l’intento vuole essere quello di sensibilizzare il lettore e far conoscere – attraverso le testimonianze di cittadini stranieri – le realtà dell’emigrazione/immigrazione: i rifugiati politici, gli approdi in Europa, l’azione dei missionari cooperanti, la nostalgia per il paese d’origine. Il mensile Di tutti i colori ha una tiratura di 2000 copie ed è distribuito presso le scuole di lingua, le associazioni multiculturali, gli Enti locali. L’attenzione alla realtà locale consente al giornale di diventare strumento utile al migrante che risiede nella provincia di Cuneo. Un mezzo che risponde a due precise esigenze. In primo luogo quella informativa: conoscere e capire cosa avviene in materia di immigrazione nel contesto provinciale (normative, provvedimenti, progetti socio-culturali). In secondo luogo quella espressiva: raccontare, testimoniare in prima persona – attraverso la sezione “Storie senza confini” – la migrazione (l’attuale scarso riconoscimento dei diritti, la solitudine, l’integrazione, l’esclusione). La mission del giornale, infine, «battersi per la completa acquisizione dei diritti dei migranti» sottolinea l’impegno “politico” del mensile. L’ideale intercultuale rischia, come spesso avviene, di rimanere tale, di risultare – agli occhi del cittadino straniero – pura astrazione, se non ridondante paternalismo. L’attenzione che, invece, il giornale dedica agli aspetti socio-politici (i diritti, le politiche integrative e tutto ciò che rientra sotto il termine di “cittadinanza attiva”) risulta, sotto questa prospettiva, centrale, di grande importanza per il migrante (e per la sua famiglia). Link: Di tutti i colori – Esperienze, opinioni, proposte per una società multiculturale
Pratica interculturale 11: Atlante Immigrazione Descrizione dell’iniziativa/progetto: Atlante Immigrazione è un’iniziativa realizzata dalla Provincia di Torino. Si tratta di un servizio telematico – estremamente ricco e approfondito – rivolto alla popolazione migrante in primis ma anche a tutte quelle figure professionali che, a viario titolo, si occupano di immigrazione. L’homepage del portale è articolata in diverse sezioni, alcune redatte e curate da organismi specializzati e da alcuni uffici degli enti locali. La voce “AtlanteInforma” segnala le notizie e gli eventi - su scala nazionale - riferiti alle realtà migratorie. “Politiche Legislative”, curata dall’ASGI (Associazione studi giuridici immigrazione), illustra provvedimenti e normative nazionali in materia di immigrazione extracomunitaria. All’interno del “Bollettino Migraction”, realizzato dal CeSPI (Centro studi di politica internazionale), sono consultabili alcuni working papers inerenti le politiche migratorie europee. La sezione “Statistica” riporta i dati dei flussi migratori nel contesto provinciale. L’analisi quantistica è curata dall’Osservatorio interistituzionale sugli stranieri in Provincia di Torino. Sono inoltre consultabili – sempre all’interno dell’homepage – due utili vademecum. Il primo – “Manuale lessico per il mediatore culturale” – realizzato dall’Associazione culturale Harambe e dalla Provincia di Torino, riporta parole ed espressioni del linguaggio della pubblica amministrazione spiegate e tradotte in nove lingue. Il secondo – “Le parole dell’impresa” – redatto da CCIAA (Camera di commercio industria artigianato e agricoltura) – riferisce la terminologia utilizzata nel mondo dell’impresa, spiegata e tradotta. Infine, l’ultima sezione dell’homepage è dedicata alle “Segnalazioni”: dai corsi ai seminari, dalle mostre alle pubblicazioni. Attraverso i link laterali, poi, – anch’essi decisamente ricchi – si possono trovare ulteriori informazioni e approfondimenti. La sezione “La rete” segnala i siti di istituzioni e organismi italiani attivi in ambito interculturale. I diversi web citati sono organizzati nelle seguenti voci: culture, educazione, informazione online, istituzioni, normativa, osservatori, progetti, servizi anagrafici, studi. Tramite il link “Banca dati”, si accede a documenti inerenti la legislazione nazionale, le competenze istituzionali, gli enti locali, i servizi. La sottovoce “Ricerca per argomenti” si segnala per la vastità di informazioni relative al mondo dell’immigrazione: documenti, permessi, ricongiungimenti, riconoscimento ed equipollenza dei titoli di studio, asilo politico, sindacato, accoglienza, espulsione, assistenza sanitaria, etc. La sezione “Ricerca” permette di reperire – tramite centinaia di keywords – le informazioni e gli articoli dedicati a un argomento specifico. Il link “Il Fenomeno” permette di consultare oltre ai rapporti e dossier statistici (Caritas-Migrantes e Osservatorio interistituzionale della Provincia) anche studi e ricerche sulle migrazioni internazionali (“Indagini di carattere generale”; “La partecipazione al sistema economico-produttivo”; “L’integrazione sociale”; “Le politiche”). Infine, “E-mail”, per comunicare direttamente con i responsabili del web Atlante Immigrazione. Spunti di riflessione: La denominazione Atlante Immigrazione pare decisamente coerente: il web realizzato dalla Provincia di Torino, infatti, raccoglie al suo interno davvero un’infinità di informazioni: gli aspetti giuridici; il mondo dei servizi; le notizie d’attualità; il quadro statistico; le politiche migratorie europee; le iniziative culturali; la spiegazione e la traduzione (nove idiomi) dei linguaggi burocratici della pubblica amministrazione e dell’impresa; le ricerche sui fenomeni migratori. L’attivo coinvolgimento di soggetti di comprovato spessore nell’ambito della ricerca (ASGI; CeSPI) e di specificità istituzionale (CCIAA), garantisce al web Atlante Immigrazione rigore scientifico e assoluta professionalità nei servizi offerti. Il sito è pensato in primo luogo per un’utente straniero (che possegga tuttavia già una buona conoscenza linguistica). Le informazioni che si possono rintracciare spaziano tra gli ambiti che maggiormente interessano il migrante: le normative, le risorse del territorio, i servizi. Chi poi, a vario titolo, lavora a contatto con la popolazione migrante (insegnanti, mediatori interculturali, personale della pubblica amministrazione, operatori sociali) ha modo – attraverso Atlante – di approfondire le proprie conoscenze sull’argomento. Lo stesso ricercatore sociale ha a disposizione – grazie alle rubriche curate da ASGI e CeSPI – interessanti materiali sui quali lavorare: la giurisprudenza nazionale ed europea inerente i flussi migratori, gi aspetti demografici ed economici in Italia e in Piemonte, le politiche integratorie attuate sulla Provincia di Torino. Infine, il mediatore interculturale – figura professionale non ancora riconosciuta dall’istituzione, ma che ad oggi palese la sua indispensabilità all’interno dei servizi – può usufruire di un vademecum estremamente utile nel suo lavoro presso la pubblica amministrazione. Un servizio dunque, quello del progetto Atlante Immigrazione che si vuole rivolgere a un’utenza allargata, non settoriale (o per soli migranti o per soli addetti ai lavori). Che fa quindi dalla sua eterogeneità contenutistica il suo indubbio punto di forza. La scelta di utilizzare la tecnologia Internet – piuttosto che il classico rapporto cartaceo – permette non solo di organizzare (a un costo piuttosto contenuto) una quantità davvero rilevante di materiali, ma anche di aggiornarsi periodicamente, di essere sempre puntuale nel veicolare le informazioni, le risorse del territorio. Un aspetto quest’ultimo assolutamente rilevante se si intende lavorare a favore della popolazione migrante. Link: Provincia di Torino – Atlante Immigrazione ASGI – Associazione Studi Giuridici Immigrazione CeSPI – Centro Studi di Politica Internazionale Associazione Harambe CCIAA – Camera di Commercio Industra Artigianato Agricoltura di Torino
Pratica interculturale 12: Popoli News – Periodico di cultura e informazione multietnica Descrizione dell’iniziativa/progetto: Popoli News è il nome di una rivista mensile ideata e realizzata dall’Associazione italo-egiziana Cleopatra di Torino. Il giornale, apolitico e laico, è nato nel 1997 come bollettino scolastico della scuola araba Il Nilo. Oggi – grazie al coinvolgimento di giornalisti stranieri e rappresentanti dell’associazionismo migrante – è diventata una rivista con una tiratura di 10.000 copie distribuita gratuitamente in tutte le province della regione Piemonte. Le venti pagine di Popoli News offrono al suo lettore informazioni riguardanti la situazione migratoria in Italia, oltre che notizie provenienti dai paesi maggiormente rappresentati dagli attuali flussi migratori. Finalità generale dell’iniziativa è dunque quella di offrire alla popolazione migrante uno strumento immediato di informazione in relazione sia al contesto italiano (in particolar modo regionale) sia al paese d’origine. I servizi e gli articoli che compongono la testata sono redatte in cinque diversi idiomi e suddivisi in altrettante sezioni: italiana, rumena, latinoamericana, cinese, araba. Le prime quattro pagine sono sempre dedicate alla realtà migratoria in Italia: società, politiche migratorie, attualità le tematiche più frequenti. L’articolo di fondo – spesso redatto dal direttore della rivista – analizza in modo più approfondito uno specifico evento (politico o sociale) riguardante la popolazione immigrata in Piemonte. Le pagine che poi seguono la sezione italiana diventano vere e proprie “micro-riviste” a sé stanti, con una loro prima e ultima pagina: così, oltre il Popoli News italiano, ve n’è uno rumeno, uno latinoamericano, uno cinese e uno arabo. Le “micro-riviste” oltre a riportare notizie dai paesi d’origine, illustrano – in lingua – alcuni servizi e iniziative promosse da istituzioni e privato sociale a favore della popolazione migrante. Non mancano inoltre, informazioni utili – e facilmente comprensibili – su leggi, normative e provvedimenti attuati in materia di immigrazione. Il gruppo di redazione è composta dai presidenti delle comunità straniere maggiormente radicate sul territorio, dal rappresentante del Coordinamento dei cittadini immigrati (che raccoglie diciotto diverse etnie), dai responsabili di alcune associazioni straniere e – ovviamente – dal gruppo di giornalisti (una ventina in tutto). Popoli News, infine, si è recentemente dotata di una versione web. Il sito ricalca nelle sue linee generali l’impostazione tradizionale cartacea. Spunti di riflessione: Un primo aspetto di interesse che suscita l’iniziativa Popoli News è la continuità e la crescita del progetto: avviato nel 1997 in una scuola araba si è oggi – a distanza di dieci anni – sviluppato in modo davvero sostanziale. Non solo per il numero delle copie pubblicate e per l’estensione geografica della sua distribuzione (le principali province piemontesi), ma anche per la collaborazione che riesce – ormai da alcuni anni – ad intrattenere con alcune istituzioni. Tra queste: il Gabinetto del Sindaco, l’Assessorato Comunale all’Istruzione, l’Agenzia delle Entrate, la Questura di Torino. Altro elemento di forza offerto dal periodico è la sua esplicita mission. Nelle parole del direttore, l’egiziano Ibrahaem Younes: «informare il migrante, essergli utile»: uno strumento, quindi, di immediata fruibilità, agganciato al quotidiano dell’immigrato. Un giornale per stranieri redatto, in prevalenza, da stranieri in cui poter reperire informazioni sull’Italia e sui meccanismi istituzionali che regolano i flussi migratori. In cui poter leggere suggerimenti – scritti nella propria lingua madre – su come, per esempio, affrontare “da informati” le pratiche burocratiche. L’utilizzo di quattro idiomi, oltre l’italiano, permette di allargare il bacino di utenza e di rivolgersi – tramite un unico giornale – a diverse comunità. Spesso, le testate redatte in Italia da giornalisti immigrati, tendono a privilegiare un particolare gruppo comunitario (si veda per esempio la rivista Noua Comunicate, un giornale esplicitamente pensato per la comunità rumena di Torino). Il giornale Popoli News al contrario - attraverso l’intuizione delle “microriviste” – permette un approccio “trans-comunitario”: attento cioè, a dedicare spazi informativi, tra loro equivalenti, alle quattro maggiori comunità presenti in regione. L’esperienza di Popoli News si segnala quindi come particolarmente interessante per quanto riguarda l’efficacia comunicativa. Possiamo individuare tre ragioni che rendono la rivista in questione un esempio di valida pratica “interculturale”: 1. L’attenzione nel rivolgersi a più comunità straniere, senza privilegiarne una particolare; 2. L’utilizzo dei principali idiomi dei migranti (soprattutto per quel che concerne la presentazione di leggi e normative in tema di immigrazione); 3. L’utilizzo di un “linguaggio esperienziale” condiviso: se a scrivere su e di immigrazione sono gli stessi stranieri (giornalisti e/o rappresentanti di comunità), i messaggi trasmessi potranno avere un impatto immediato sul lettore, che forse, giudicherà più autentiche e consapevoli le analisi presentate. L’attenzione al contesto locale, infine, si traduce in un ulteriore punto di forza dell’iniziativa. Capire cosa offre la città, quali servizi sono attivi, quali iniziative i propri connazionali propongono alla cittadinanza risultano – probabilmente – argomenti di forte interesse per il migrante; piuttosto che un giornale che dedicato alla questione migratoria in Italia. Link: Popoli News – Periodico di cultura e informazione multietnica
Pratica interculturale 13: Media e comunità immigrate nella provincia di Torino Descrizione dell’iniziativa/progetto: Il progetto nasce nel 2005 dalla partnership di soggetti istituzionali e non: la Provincia e il Comune di Torino, il Centro Interculturale, l’Associazione Mamre onlus, l’Associazione Piemondo. Media e comunità intende analizzare – mediante una piattaforma web – come il tema dell’immigrazione venga presentato dalla stampa nazionale e locale. Il monitoraggio avviene mensilmente e i risultati sono pubblicati sul web e attraverso una newsletter. Le testate nazionali analizzate: La Stampa; La Repubblica; Il Giornale. Quelle locali: Il Corriere di Chieri; Il Corriere di Moncalieri; La Nuova Periferia; La Sentinella del Canavese; La Valsusa; L’Eco del Chisone; Luna Nuova. La finalità generale dell’iniziativa è dunque quella di contrastare la diffusa tendenza a presentare le realtà migratorie in maniera distorta e superficiale, spesso stereotipata. Il servizio ha dunque l’obiettivo di promuovere una riflessione critica rispetto alle modalità con cui ci si riferisce alla popolazione straniera attraverso i mezzi di comunicazione, «allo scopo di individuare nuove modalità che permettano di evitare distorsioni che possano produrre ed accentuare il radicarsi di stereotipi e pregiudizi». Affianco al servizio di rassegna stampa, il progetto prevede anche uno spazio d’approfondimento – tramite interviste e reportage – dedicato alle maggiori comunità residenti in Torino e provincia: cinese, marocchina, peruviana, rumena, senegalese. Infine, Media e comunità segnala – all’interno della sezione “news” – alcuni iniziative e progetti interculturali attivi sul territorio provinciale di particolare interesse per la popolazione straniera. Spunti di riflessione: Media e comunità si segnala come un progetto finora unico nel contesto regionale. L’équipe di giornalisti stranieri coinvolti nel progetto propone un servizio innovativo e di grande interesse per la ricerca Interculture map: il tema della presentazione e rappresentazione mediatica del migrante diviene un aspetto centrale per quanto concerne la convivenza sociale e le politiche integratorie. Il web realizzato attraverso il progetto Media e comunità può diventare uno strumento estremamente utile sia per gli operatori del campo, sia per la cittadinanza nel suo complesso. Il tema della rappresentazione mediatica è diventato oggi un argomento particolarmente importante «poiché attraverso le notizie (e le loro presentazione) si costruiscono le opinioni, si formano le coscienze, si rafforzano (o si smontano) pregiudizi e stereotipi, che possono sfociare in comportamenti differenziali quando non discriminatori». Attraverso il progetto Media e comunità si offre dunque uno strumento di analisi critica di alcuni quotidiani in relazione alle tematiche migratorie. La metodologia utilizzata si basa su due tipi di ricerca: - quantitativo (numero di articoli inerenti l’immigrazione proposti dalle testate individuate; le comunità straniere maggiormente citate; il numero delle fonti citate); - qualitativo (tipologia degli articoli; collocazione tematica; tipologie delle fonti utilizzate dai redattori; temi e argomenti degli articoli). L’analisi consente dunque di «sia gli aspetti formali della presentazione delle informazioni (collocazioni nelle pagine del giornale, presenza o meno di supporto grafico, numero di righe e colonne dedicate, etc.) sia gli aspetti sostanziali (fonti utilizzate, tematiche trattate, etc.)». Svariate ricerche su questo argomento – su tutte citiamo “Tuning into diversity” del COSPE – evidenziano come spesso nel rapporto tra il mondo dei media e i fenomeni migratori sia riscontrabile un forte «deficit conoscitivo della stessa materia, che può incidere sul contenuto dell’informazione trasmessa al lettore». La ricerca condotta attraverso il progetto Media e comunità rappresenta un’opportunità preziosa per chi ha la volontà di analizzare criticamente il mondo dei mass media in relazione all’immagine che questi offrono delle minoranze etniche. Gli obiettivi finali di una tal iniziativa divengono quindi quelli di creare e sviluppare «un dibattito utile a migliorare i rapporti tra i gruppi culturali presenti in provincia e gestire meglio scontri e conflitti promuovendo così una migliore qualità di vita per tutti». Link: Media e Comunità Immigrate nella provincia di Torino
3.4 Qualità della vita Un settore – ormai per tradizione – decisamente attivo in ambito interculturale è quello legato alla cosiddetta “qualità della vita”. Nella regione Piemonte, i progetti e le iniziative proposte su quest’area, particolarmente delicata, sono davvero numerosi e, sovente, reiterati negli anni. Gli interventi proposti, sia dagli Enti Locali che dall’associazionismo, tendono a seguire tre principali linee guida: - iniziative volte alla tutela dei diritti; - azioni a favore di categorie deboli (vittime della tratta, richiedenti asilo politico, minori non accompagnati); - percorsi di integrazione socioculturale. I progetti e le iniziative realizzate in questo ambito, possono essere individuati nelle seguenti macrocategorie: 1. Salute 2. Mondo del lavoro 3. Partecipazione e Rappresentanza 4. Accoglienza e Reinserimento sociale 5. Educazione e Formazione I casi studio che seguono illustrano alcuni progetti interculturali di particolare rilievo nella regione Piemonte.
Pratica interculturale 14: Centri ISI – Informa Salute Immigrati Descrizione dell’iniziativa/progetto: I Centri ISI, distribuiti su ormai tutto il territorio piemontese, vengono istituiti nel 1996 a seguito di una delibera della Giunta regionale (n.56-10571). Finalità generale dell’iniziativa è garantire il diritto alle cure mediche per tutti gli immigrati stranieri privi del permesso di soggiorno. I Centri ISI (attualmente arrivano a dodici in tutto il Piemonte) – inizialmente concepiti in via del tutto sperimentale – rappresentano oggi un importante punto di riferimento per la popolazione irregolare. L’utente straniero che per la prima volta si rivolge a un Centro ISI, ha diritto a ricevere il codice regionale STP (Straniero temporaneamente presente). Tale documento – valido su tutto il territorio nazionale – è una sorta di “tesserino sanitario sostitutivo”. Il codice STP «identifica l'assistito per tutte le prestazioni sanitarie previste dalla legge e consente ai medici la prescrizione di farmaci acquistabili presso le farmacie convenzionate, addebitando allo straniero il solo costo del ticket, a parità di trattamento con i cittadini italiani». L’utilizzo del documento STP permette quindi al migrante senza permesso di soggiorno (e dunque non iscritto al Servizio sanitario nazionale) di rivolgersi alle strutture ISI, senza che il loro accesso comporti alcun tipo di segnalazione alle autorità giudiziarie. L’azione degli ISI, oltre a concentrarsi sulla prestazione di cure ambulatoriali ed ospedaliere, è anche «connessa in particolar modo alle seguenti iniziative: • interventi di promozione ed educazione alla salute; • interventi di miglioramento della qualità dei servizi; • interventi di formazione del personale; • interventi di formazione specifica e di mediazione culturale; • interventi diretti ad affrontare problematiche specifiche (ad esempio, disagio psichico, dipendenze, cronicità, tutela del minore e della maternità)». A seguito degli esiti positivi riscontati nella fase sperimentale, in cui «i Centri ISI hanno dimostrato la loro validità nell’agevolare l’accesso al Servizio sanitario sia per gli aspetti terapeutici che per quelli preventivi (e spesso anche burocratici grazie alla presenza dei mediatori culturali), con delibera di Giunta regionale, il 20/12/04 è stato dichiarato il loro passaggio a regime». Spunti di riflessione: L’ormai definitiva istituzione dei Centri ISI – come struttura specifica e complementare a quella dell’Azienda sanitaria locale – rappresenta una tappa fondamentale per la tutela sanitaria della popolazione immigrata. Come si è già detto, gli ISI sono stati progettati proprio per consentire e garantire all’immigrato privo di permesso di soggiorno (passibile quindi, di illecito amministrativo) del diritto a beneficiare – attraverso il codice STP – di «una completa assistenza proteistica-integrativa-riabilitativa» (DGR n.6, 06/2006). L’importanza dei Centri ISI si palesa considerando il numero degli utenti che sono transitati presso tali strutture: nel corso del 2005, nella sola provincia di Torino (dotata di sei Centro ISI), hanno richiesto assistenza medica 44 mila immigrati. Le strutture ISI risultano importanti anche considerando un aspetto di tipo qualitativo. Nella proposta del Piano Socio-sanitario regionale 2006-2010, viene infatti rilevato «un progressivo depauperamento del cosiddetto “effetto migrante sano”, fatto condizionato in primo luogo dall’anzianità della storia migratoria. Al prerequisito della buona condizione fisica, che ha caratterizzato gli ingressi per quasi tutti gli anni ’90, assistiamo ora a un processo sensibilmente modificato e differente. Da un lato la lunga esposizione a condizioni sociali precari ha finito per indebolire il patrimonio di salute di partenza, dall’altro lato, l’intensificarsi dei ricongiungimenti familiari e degli sbarchi di profughi hanno fatto venire meno li principio della selezione alla partenza, nel senso che chi raggiunge il proprio familiare o fugge da contesti sociali estremi può non avere quel buon patrimonio di salute tipico dei primi flussi». Il depauperamento della salute – stando alla ricerca Stranieri e salute realizzata nel 2005 dall’Osservatorio interistituzionale sugli stranieri in Provincia di Torino – è dovuto a una serie di fattori e concause: • Problemi di importazione: caratteristiche ereditarie (legate all’origine etnica e quindi molto variabili) ed esposizione nel paese d’origine (malattie infettive) • Problemi di adattamento (problemi di salute mentale e ricadute somatiche, problemi comuni a tutti coloro che vivono una trasformazione repentina e radicale della propria storia di vita: un lutto, la perdita del lavoro, etc) • Problemi acquisiti: esposizione nel paese ospite e fattori che condizionano l’accesso ai servizi (discriminazione, disuguaglianze, problemi condivisi anche dai cittadini del paese ospite che si trovano a vivere in condizioni di svantaggio) I Centri ISI, dunque, all’interno della ricerca Interculture map, si segnalano per i motivi quantitativi e qualitativi che abbiamo ora indicato, una realtà di assoluta rilievo per quanto concerne le iniziative interculturali legate alla qualità della vita. Link: Centri ISI – Informa Salute Immigrati
Pratica interculturale 15: Centro Mamre – Centro interdisciplinare di ricerche e cure in etnopsichiatria Descrizione dell’iniziativa/progetto: Il Centro Mamre – attivo a Torino dal 2003 – nasce con l’obiettivo di un sostegno psicologico a persone e famiglie immigrate. L’équipe di lavoro del Centro è composta oltre cha da psicoterapeuti e psicologi, anche da antropologi, etnopsichiatri, mediatori culturali. Il servizio gratuito proposto da Mamre, si basa su colloqui individuali, familiari o di gruppo. Finalità degli incontri è individuare i conflitti e rielaborarne il significato; riflettere e intervenire sulla perdita di riferimenti affettivo-simbolici, seguiti alla migrazione. Ambito in cui il Centro Mamre è particolarmente attivo è quello familiare, soprattutto in relazione ai conflitti di coppia e ai conflitti intergenerazionali. Un apposito gruppo di psicologi – specializzati in problemi dell’età evolutiva – si occupa di seguire adolescenti (spesso non accompagnati). Vengono poi svolte delle sedute di gruppo – composte da persone di diverse nazionalità – per favorire il superamento di reciproci pregiudizi e stereotipi. Gli obiettivi che si cerca di raggiungere attraverso il sostegno psicologico, possono sintetizzarsi nei seguenti punti: • «identificare i problemi e acquisire una comprensione che ottimizzi la presa in carico; • esplorare e modificare le problematiche individuali e familiari, attraversi una chiarificazione assistita dai mediatori interculturali; • promuovere il benessere attraverso la prevenzione del disagio e dell’esclusione sociale; • aiutare il contesto locale a azioni positive e valorizzare le identità culturali; • dar voce alla molteplicità delle culture». La metodologia di lavoro si basa sul principio del «decentramento del pensiero e della nosografia psichiatrica occidentale». La lingua adottata nelle sedute terapeutiche è – generalmente – quella parlata dal paziente. Diviene, per questo motivo, indispensabile l’affiancamento e la collaborazione del mediatori interculturale. L’accoglienza della persona o della famiglia, avviene su segnalazione di Enti pubblici o Istituzioni private; per quanto riguarda invece i minori, i referenti sono la scuola, la famiglia, le comunità o il Tribunale dei minori. Il Centro Mamre offre anche una psicoterapia specifica alle donne vittime della tratta. Persone che vivono in un forte disagio psicologico e sociale. Il sostegno psicologico offerto loro agisce su due versanti: da un lato «la ricostruzione identitaria, con particolare attenzione ai linguaggi non verbali e ai simbolismi culturali», dall’altro «l’attivazione di progetti futuri (inserimento sociale, lavorativo, scolastico)». Il Centro Mamre è anche luogo di ricerca e formazione: vengono organizzati seminari e corsi di formazione nelle seguenti discipline: Psicologia, Etnopsicologia, Antropologia medica, Mediazione interculturale. Spunti di riflessione: La scelta dell’emigrazione può esporre a forti sofferenze, a forme acute di disorientamento e disagio psico-sociale. Vivere e confrontarsi con una realtà che poco si conosce – spesso ostile e destabilizzante – può tradursi in evidente malessere. Anche lo scarto tra le aspettative della partenza e il confronto con la realtà dell’arrivo può mettere in crisi la tenuta psicologica. Il ricongiungimento familiare, poi, – magari dopo anni di separazione – è un evento che, a volte, può generare problemi: non riconoscimento dei ruoli; ridefinizione dei rapporti; conflitti interfamiliari. La tratta, l’essere venduta come merce tra un paese e un altro, è per una donna un’esperienza di una violenza devastante. Il Centro Mamre lavora per queste persone – che hanno scelto o che hanno subito l’emigrazione – possano ritrovare barlumi di sé, riappacificare rapporti che nel nuovo paese si sono modificati. Mamre rappresenta, nel contesto regionale, una delle rarissime esperienze attive nell’ambito dell’etnopsicologia e della psichiatria transculturale. L’elemento cardine su cui poggia il suo modus operandi richiama da vicino la metodologia applicata da Tobie Nathan al Centro Deveraux di Parigi: l’attenzione, la continua ricerca – cioè – di percorsi psicoterapeutici adeguati, coerenti con il sistema familiare, simbolico e culturale del paziente. Senza “imporre” – aprioristicamente – gli approcci e le metodologie elaborate dalla psicologia e psichiatria occidentale. Al contrario, uno dei presupposti del lavoro svolto dall’equipe Mamre è proprio quello di «raggiungere la profondità della storia del paziente, esplorandone le dinamiche collettive, familiari, generazionali, simboliche e culturali». Link: Centro Mamre
Pratica interculturale 16: Associazione Tampep onlus Descrizione dell’iniziativa/progetto: L’Associazione Tampep nasce a Torino nel 1993 e lavora in coordinamento con Tampep International Foundation. Finalità generale dell’associazione è la promozione di «azioni e politiche che rispettano i diritti e la dignità di persone immigrate, socialmente discriminate ed emarginate, incluse le persone che si prostituiscono». Tampep coopera con associazioni e organizzazioni internazionali nei paesi d’origine dei migranti per contrastare i sistemi di coercizione e di sfruttamento delle persone adulte e dei minori vittime della tratta e dell’abuso sessuale. Nella sua azione di assistenza alle vittime della tratta, gli interventi di Tampep prevedono: - tutela della salute (informazione e prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili attraverso la diffusione di materiali specifici); - informazione e orientamento all’accesso ai servizi sociali e sanitari; - informazione e assistenza giuridica; - unità di strada e lavoro sul campo; - accoglienza in termini di sostegno morale e concreto alle persone immigrate, anche minorenni, con relativa tutela giuridica, per facilitarne l’integrazione anche attraverso soluzioni residenziali; - orientamento ai percorsi formativi e al lavoro; - raccolta di dati informativi sul target group e costante monitoraggio sul territorio. L’azione di Tampep per l’assistenza alle vittime si basa sull’Articolo 18 del Testo unico sull’immigrazione del 1998. Essendo estremamente difficile per un immigrato irregolare legalizzare la propria posizione, l’Articolo 18 prevede un’eccezione per le donne vittima della tratta. La legge, infatti, permette loro di ottenere un permesso di soggiorno temporaneo e di lavorare in Italia, dopo aver completato un percorso di protezione sociale. Tampep ha in questi anni avviato tre specifici progetti: 1. Antares: progetto di ricerca-azione sulla prostituzione straniera a Torino e provincia. Finalità generali: migliorare le condizioni di salute e l’integrazione sociale delle prostitute; aggiornare i dati sulle donne che lavorano sulla strada; istituire contatti bilaterali con i loro paesi di origine. 2. Equal life: progetto di sostegno e inserimento delle donne vittime della tratta. Finalità generali: facilitare e migliorare l’integrazione delle vittime della prostituzione forzata nella società e nel mercato del lavoro, attraverso percorsi formativi. Il progetto, inoltre, si propone di sviluppare linee guida di buone pratiche per assistere queste donne in Italia. 3. Alnima: progetto di assistenza nei paesi d’origine. Finalità generali: migliorare le condizioni di vita di immigrati irregolari rimpatriati in Marocco, Albania e Nigeria. Il progetto utilizza assistenza ad attività di formazione al lavoro e di microcredito alle persone rimpatriate con lo scopo di aumentare le loro possibilità di inserimento nei loro paesi di origine. Gli interventi dell’Associazione Tampep onlus sono coordinati dal Comitato per i Diritti Civili delle prostitute. Spunti di riflessione: Da una ricerca compiuta dal Gruppo Abele, su commissione del Ministero della Sanità Italiana, si stima che in Italia vi siano tra le 15.000 e le 20.000 persone straniere che si prostituiscono, delle quali oltre la metà risiede nelle regioni del nord. Il 10% di queste persone è vittima del traffico e dello sfruttamento a fini sessuali. Nel capoluogo piemontese si registra una netta prevalenza di donne nigeriane (76,3%), seguono le albanesi (18,4%) e quelle provenienti dall’Est Europa (5,3%). La fasce d’età maggiormente rappresentata sono 22-25 anni (47,4%) e 18-21 anni (31,6%). Tali soggetti – prosegue la ricerca – rappresentano una popolazione estremamente debole e marginale sul piano socio-sanitario per almeno due ordini di motivi: 1. Il loro stato di salute è fortemente condizionato dalle particolari situazioni in cui si svolge il loro lavoro. Tali situazioni le espongono a rischi di varia natura (contrazione di malattie infettive sessualmente trasmesse, violenze, etc) ed a forme di malessere psicosociale (orari pesanti, condizioni climatiche a cui molte donne non sono abituate, senso di colpa e vergogna per il tipo di lavoro svolto, condizioni di sfruttamento) 2. Le concrete possibilità di tutela della loro salute e di soddisfazione di determinati bisogni socio-assistenziali sono spesso compromesse dalle difficoltà di accesso e/o di uso delle rete dei servizi. Tali difficoltà sono dovute prevalentemente a «fattori di carattere socio-culturale (la condizione giuridica di “irregolare”, la scarsa conoscenza dell’organizzazione e delle procedure di accesso e di uso dei servizi del nostro Paese, le difficoltà di comunicazione, l’appartenenza a culture che esprimono differenti modelli di malattia, salute e cura) rendono problematico non soltanto l’incontro tra la loro domanda di salute (quando vi è) e l’offerta dei servizi, ma anche il riconoscimento di alcuni stati di malessere e disagio come un “bisogno di salute” – una malattia – che può essere affrontato ricorrendo ai servizi». Elemento che caratterizza l’attività del Tampep è proprio quello legato alla tutela della salute, all’informazione e all’orientamento ai servizi socio-sanitari. Questa azione viene svolta tramite il lavoro e l’aggancio sulla strada tramite la distribuzione di materiale informativo plurilingue (opuscoli, vademecum). Anche l’aspetto giuridico (consulenza, assistenza, tutela, percorsi di residenza protetta) rappresenta un elemento forte dell’operato dell’Associazione. Usufruendo dell’Articolo 18, il Tampep opera anche per il recupero psicologico e il reinserimento sociale: sostegno e aiuto morale, orientamento e accompagnamento formativo e lavorativo. Oltre a queste azioni d’assistenza compiute in Italia, Tampep lavora anche sul versante prevenzione. Distribuisce materiali informativi, organizza, in partenariato con associazioni locali e organismi internazionali, incontri e momenti di sensibilizzazione sul fenomeno della prostituzione. È questo senza dubbio, un aspetto davvero centrale nella lotta al tratta e allo sfruttamento sessuale. Non solo quindi un’azione per far fronte all’emergenza, ma anche un lavoro “a monte”, nel paese d’origine. Link: Associazione Tampep onlus - Torino
Pratica interculturale 17: Progetto CO.ME – Tutti i colori del mercato – Parità di accesso al lavoro Descrizione dell’iniziativa/progetto: Il Progetto Co.Me è stato realizzato nel 2004 dalla Provincia di Torino in partnership con svariati soggetti: l’associazionismo (mediazione interculturale, centri culturali, associazioni lavoratori); cooperative sociali; agenzie per lo sviluppo; Confederazione artigianato e Piccole medie imprese; agenzie ed enti di formazione; Pastorale migranti; Comunità montane Alte e Bassa Valle di Susa; Prefettura di Torino; sindacati (CGIL, UIL, CISL); Comune di Torino (Settore Lavoro e Settore Stranieri); Comune di Moncalieri. Il progetto è stato inserito dalla Regione Piemonte all’interno dell’iniziativa regionale Valorizzazione Occupabilità, con la quale sono state sostenute otto iniziative progettuali, «ritenute idonee a produrre esiti positivi sul territorio in termini di nuova occupazione per soggetti svantaggiati». Gli obiettivi che il Progetto Co.Me ha cercato di raggiungere si possono sintetizzare nei seguenti punti: • Creazione di una rete accreditata di servizi per l’inserimento professionale di cittadini non comunitari • Definizione di un modello integrato di servizi e delle relative procedure • Interventi per l’inserimento occupazionale regolare dei cittadini non comunitari • Sostegno ad attività imprenditoriali dei cittadini non comunitari attraverso il microcedito Visto il carattere sperimentale del progetto, i destinatari dell’iniziativa sono stati individuati in una quota pari a 200 unità. Il Progetto Co.Me ha coinvolto lavoratori stranieri disoccupati in cerca di lavoro, stranieri a rischio di perdita del permesso di soggiorno per mancanza di lavoro, stranieri sotto protezione sociale (Articolo 18), stranieri in ricongiungimento familiare. Le principali attività proposte dall’iniziativa si sono focalizzate su tre specifici interventi: 1. Creazione della rete di servizi integrati per l’inserimento occupazionale e sociale: coinvolgimento degli attori del territorio per sviluppare un modello integrato di servizi per mettere in rete i servizi erogati sul territorio. Questa fase ha portato alla progettazione di procedure di servizio comuni a tutte le strutture sul territorio. 2. Interventi per l’inserimento lavorativo regolare e prevenzione del lavoro sommerso: azioni rivolte sia verso le imprese che verso i cittadini non comunitari in cerca di occupazione al fine di coniugare domanda e offerta di lavoro, individuando specifici percorsi di inserimento occupazionale “praticabili”. 3. Promozione dell’imprenditorialità extracomunitaria: oltre all’inserimento nelle aziende, il progetto prevede anche forme di promozione del lavoro autonomo ed autoimprenditorialità attraverso l’attuazione di un fondo di finanza destinato ad erogare microcrediti. Tale intervento si collega al Progetto SEFES, finanziato dalla Commissione Europea nell’ambito del programma “Agire locale per l’impiego” di cui la Provincia di Torino è partner. Il Progetto Co.Me ha interessato tutta l’area della provincia di Torino, ma si è anche esteso alle comunità montane dell’Alta e Bassa Val Susa (in occasione dei Giochi Olimpici 2006) e al Comune di Moncalieri in considerazione dell’alta presenza della popolazione non comunitaria. Spunti di riflessione: Il mercato del lavoro italiano – come molti altri settori della società – riflette l’ormai strutturalità dei flussi migratori. Nonostante ciò, esistono evidenti problematiche che impediscono un’efficace inserimento occupazionale dei cittadini stranieri non comunitari. Affianco a tale situazione, si rileva la consistente – e permanente – piaga del lavoro sommerso. Secondo i dati rilevati dalla Guardia di Finanza, in Italia «nei primi otto mesi del 2006, si sono registrati 4.063 casi di immigrati nel sommerso; nel 2005: 5.810; nel 2004: 5.912». Il Progetto Co.Me rappresenta un tentativo per contrastare questi due situazioni. Si tratta – come abbiamo già ricordato – di un progetto realizzato in via sperimentale, che quindi ha potuto rivolgersi a un numero tutto sommato ristretto di beneficiari (200 persone). È questa, un’iniziativa che invece potrebbe potenzialmente coinvolgere una popolazione molto più ampia. Gli aspetti di maggior rilievo evidenziati dal Progetto Co.Me sono, in ogni caso, svariati. In primo luogo, l’ampio coinvolgimento di soggetti attivi sul progetto: dai tre Enti locali all’associazionismo, dai sindacati alle agenzia di formazioni, dalla cooperative sociali alla Pastorale migranti, alle comunità montane. L’eterogeneità delle competenze e dei ruoli ha permesso all’iniziativa di proporre interventi ad ampio raggio e strutturali. Tra questi, si segnala l’azione progettuale di mettere in rete i diversi servizi per l’inserimento occupazionale attivi sul territorio. Obiettivo – del coerente con l’iniziativa è stato quello di ideare e realizzare un modus operandi comune e condiviso tra tutti i servizi che lavorano sul versante dell’occupabilità e dell’inserimento lavorativo. Un secondo elemento di interesse del Progetto Co.Me riguarda l’istituzione di un fondo di finanza – basato sul sistema del microcredito – per sostenere e sviluppare l’imprenditorialità extracomunitaria. L’azione è stata pensata proprio per contrastare una delle maggiori barriere alla creazione d’impresa da parte degli immigrati: la forte difficoltà ad accedere al credito tradizionalmente inteso. In terzo luogo, si segnala come attività centrale del progetto, gli interventi legati all’inserimento di lavoratori extracomunitari all’interno delle aziende del territorio. Su questo versante si è operato «partendo dall’analisi della domanda di lavoro per individuare le potenzialità occupazionali espresse dal territorio e accostarle all’analisi dei requisiti e delle competenze professionali dei beneficiari». Si sono realizzate in questo modo «azioni di mismatch» tra domanda e offerta di lavoro. Infine, ultimo aspetto di forza evidenziato da Co.Me è il suo collegamento con la progettualità elaborata a livello europeo. La Provincia di Torino attraverso il Progetto Co.me - per quanto concerne la strategia del microcredito – ha potuto infatti avvalersi del collegamento al progetto europeo SEFES, iniziativa che prevede il finanziamento di interventi legati allo sviluppo dell’imprenditoria immigrata. Link: Progetto Co.Me – Tutti i colori del mercato Progetto SEFES – Sud Europe Financement Economie Solidaire
Pratica interculturale 18: Progetto Excalibur Descrizione dell’iniziativa/progetto: Il Progetto Excalibur realizzato dal Comune di Asti nel 2002, si inserisce all’interno dell’iniziativa europea Equal («promozione di un mercato del lavoro democratico e lotta contro le discriminazioni nel mondo del lavoro legate al sesso, handicap, età, etnia, deficit di formazione». Excalibur è stato elaborato su tale programma. La sua finalità generale è quella di contrastare il razzismo sul mondo del lavoro e – più in generale – le discriminazioni nell’accesso al mercato occupazionale da parte degli immigrati extracomunitari. L’iniziativa è partita da un’analisi della situazione del territorio e dalle problematiche ad esso connesse. Si sono così individuate – in via preliminare – alcune evidenti criticità: • problemi degli immigrati: integrazione; questione lavorativa; • problemi sociali: conflittualità sociale; reciproca diffidenza; • problemi delle imprese: difficoltà nel reperire manodopera per attività lavorative poco qualificanti e appetibili; esigenza di interlocutori che sappiano dialogare, che conoscano regole di comportamento, che siano consci di diritti e doveri. Gli obiettivi che il Progetto Excalibur si è prefisso di raggiungere si possono sintetizzare nei seguenti punti: • Realizzazione di un corso di formazione per 400 immigrati residenti nella provincia di Asti • Inserimento in stage aziendali di 200 immigrati, tra i 400 precedentemente formati • Attività di sensibilizzazione rivolta a 100 imprenditori • Attività di sensibilizzazione rivolta a 200 cittadini • Diffusione dei risultati del progetto a livello nazionale e internazionale Il corso di formazione rivolto ai migranti è stato realizzato dallo I.A.L. di Asti e dal C.T.P. della città. Il percorso – strutturato su 120 ore complessivo – ha offerto alcune nozioni di base: lingua italiana (30 ore), informatica (30 ore), elementi di legislazione italiana (20 ore), orientamento lavorativo (20 ore), laboratorio informatico e utilizzo dell’italiano (30 ore). Il corso di formazione è stato preceduto da appositi test motivazionali e valutativi della conoscenza della lingua italiana. A ogni partecipante è stato poi corrisposta la somma di € 250 come rimborso spese ed incentivo a partecipare con continuità al corso di formazione. L’attività di sensibilizzazione rivolta agli imprenditori si è strutturata in un percorso formativo atto a fornire una maggior conoscenza delle culture dei migranti. Obiettivo dell’iniziativa è «la riduzione della tensione che in alcuni ambienti di lavoro sussiste per la presenza dell’immigrato e che può portare al rifiuto dello stesso o ad una non corretta collocazione sotto il profilo professionale». L’attività di sensibilizzazione rivolta ai cittadini si è infine tradotta nella realizzazione – in collaborazione con l’Università di Asti – di un percorso formativo modulare. Il programma del corso è stato strutturato nel seguente modo: • Corso di relazioni etniche presso la Facoltà di Scienze Politiche come materia integrante il corso di laurea in servizio sociale. • Corso organizzato presso l’Università di Asti rivolto a quaranta tutor dell’Università. • Quattro corsi di aggiornamento rivolti a docenti delle scuole dell’obbligo e superiori di Asti e Canelli. Filo rosso del percorso è stato la pratica interculturale. • Tre corsi di intercultura e laboratori didattici presso le scuole elementari di Asti. • Corso di intercultura per i dipendenti del Comune di Asti in servizio presso i Settori Servizi Demografici e Servizi Sociali. Excalibur è stato realizzato dalla collaborazione tra il Comune di Asti e una pluralità di soggetti (18): Ente di formazione; C.T.P.; associazioni datoriali; consorzi; cooperative sociali. La città di Asti, attraverso il progetto europeo Excalibur, ha infine stipulato un accordo di cooperazione con altre quattro città europee impegnate in analoghe iniziative: Stoccolma, Brema, Zwolle e Rotterdam. Spunti di riflessione: Un primo elemento di rilievo dell’iniziativa Excalibur è quella di inserirsi all’interno del programma europeo Equal. Ciò ovviamente ha conferito al progetto un maggior peso specifico e strutturalità. Inoltre, ha permesso alla città di Asti di avviare rapporti di collaborazione e confronto con altre realtà europee che promuovono simili iniziative. Importante è poi stata la fase preliminare del progetto: lo studio e l’analisi del territorio e del contesto sociale in cui il progetto è stato realizzato. Questa fase ha permesso di conoscere più in profondità le esigenze dei destinatari di Excalibur. Il progetto, infatti non si è concentrato su un solo soggetto (i lavoratori immigrati). Al contrario – ulteriore punto di forza – si è rivolto anche al mondo dell’imprenditoria e dell’impresa (corso di formazione e attività di sensibilizzazione per gli imprenditori). Anche la società civile – terzo soggetto coinvolto – ha potuto beneficiare dell’iniziativa. Studenti universitari di scienze politiche, insegnanti e studenti delle scuole dell’obbligo e superiori, dipendenti comunali, sono stati infatti coinvolti in corsi sulle pratiche interculturali e sul tema delle migrazioni. Assolutamente importante è stato poi il coinvolgimento (e la formazione) degli imprenditori. Questi, infatti, rappresentano gli attori principali nel decidere la vita e le condizioni lavorative dei cittadini immigrati. Dunque, ideare un progetto che contrasti la discriminazione nell’accesso al mondo del mercato, senza rivolgersi anche al “datore di lavoro”, rischia di perdere in efficacia. Ulteriore aspetto di rilievo di Excalibur è rappresentato dalle materie inserite nel corso di formazione per i migranti: affianco all’italiano L2, sono stati importanti anche l’insegnamento dell’informatica (strumento ormai indispensabile nell’ambito del lavoro qualificato) e le nozioni base di diritto del lavoro (presentazione dei diritti/doveri del lavoratore dipendente). Interessante è anche stata la modalità di iscrizione al corso di formazione: attraverso il test motivazionale e il rimborso spese si è cercato di incentivare – responsabilizzando – il cittadino straniero a una frequentazione continua e partecipata dei diversi moduli del percorso. Infine, ultimo elemento di forza del progetto Excalibur è stato il consolidarsi di una rete di soggetti – coinvolti nell’iniziativa – vasta e diversificata per ruoli, competenze: pubblica amministrazione, enti di formazione, associazionismo, Università. Link: Progetto Excalibur
Pratica interculturale 19: Progetto Naufragus Descrizione dell’iniziativa/progetto: Il Progetto Naufragus è un’iniziativa proposta dalla Cooperativa sociale – Progetto tenda. La Cooperativa, attiva a Torino dal 1999, è stata fondata da un gruppo di operatori sociali. La sua principale area di intervento è quella «dell’accoglienza a donne e minori stranieri in difficoltà: isolati sul piano relazionale e soggetti a conseguente deprivazione da un punto di vista materiale». Tenda si propone di favore l’inserimento dei migranti in forti difficoltà (donne sole, minori, vittime di tratta, richiedenti asilo politico). Destinato a quest’ultima categoria è stato realizzato il Progetto Naufragus. Gli obiettivi dell’iniziativa consistono nel: • sostenere e sviluppare percorsi individuali per il raggiungimento dello status di rifugiato politico; • supportare il percorso di integrazione sociale, lavorativa, abitativa. La Cooperativa sociale Progetto Tenda ha messo a disposizione una comunità per dieci donne, sole e con bambini. Affianco a ciò ha realizzato uno Sportello informativo, di orientamento e di accompagnamento rivolto ai richiedenti asilo e rifugiati. Il Progetto Naufragus fa parte del “Servizio centrale del sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati” realizzato dal Ministero dell’Interno, dall’ANCI (Associazione nazionale comuni italiani) e dall’UNHRC (Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati) Spunti di riflessione: Secondo una ricerca realizzata dall’UNHRC, nel 2006 vi sarebbero in Italia circa 20.000 immigrati richiedenti asilo politico. Al richiedenti asilo politico, lo Stato italiano rilascia un permesso di soggiorno non valido per lavoro, ma che «concede solo il diritto di permanere sul territorio nazionale, di usufruire dell’assistenza sanitaria e dell’istruzione scolastica per i minori. Successivamente alla richiesta d’asilo le prefetture erogano un contributo di prima assistenza pari a circa 800 € (versato non sempre e spesso con mesi di ritardo). L’iter della richiesta d’asilo si conclude con un’audizione presso la Commissione centrale per il riconoscimento dello status di rifugiato. I tempi d’attesa per la convocazione attualmente vanno dai 15 ai 24 mesi circa, a fronte dei 45 giorni previsti dalla normativa. Le audizioni non sono in alcun modo controllabili in itinere e i richiedenti asilo non possono avere una persona di fiducia che li accompagni. Il numero dei Commissari e del personale della Commissione è ridicolmente insufficiente e, l’unico rappresentante ACNUR cui viene dato il diritto di assistere alle audizione, ha semplicemente potere consultivo; inoltre i mezzi tecnici sono obsoleti o inesistenti». (www.meltingpot.org). Oltre a tali problematiche, il richiedente asilo in Italia si deve anche confrontare con l’assenza di una legge strutturata. Ciò, ovviamente, non fa altro che incrementare il numero di “clandestini” alla mercé del mercato del lavoro nero e alla perdita di qualsiasi diritto. Meno del 10% dei richiedenti asilo in Italia riceve un esito positivo in Commissione. Il restante 90% viene rifiutato. Il Progetto Naufragus è un piccolo tentativo di migliorare la condizione del rifugiato. La comunità messa a disposizione dalla Cooperativa può assicurare un posto letto a un numero irrisorio di persone. Lo sportello informativo e gli interventi per promuovere l’integrazione possono invece costituire servizi importanti per chi “è ultimo tra gli ultimi”. Link: Progetto Tenda
Pratica interculturale 20: Vivere in Piemonte – Guida ai servizi per i cittadini stranieri Descrizione dell’iniziativa/progetto: Vivere in Piemonte è il titolo di una guida realizzata nel 2005 dalla Regione Piemonte – Direzione politiche sociali. Stampata in 65.000 copie e distribuita in tutte le province della regione, la guida si propone come strumento di informazione e di aiuto all’accesso dei servizi. Le 135 pagine di Vivere in Piemonte sono state tradotte in nove lingue, decise in base alle maggiori presenze linguistiche presenti sul territorio. La guida ha l’obiettivo di ricostruire il percorso ideale che il migrante deve compiere dal suo ingresso in Italia all’acquisizione della cittadinanza. Le undici sezioni di Vivere in Piemonte affrontano infatti tutti gli aspetti connessi all’immigrazione: dall’ingresso e soggiorno ai documenti; dall’assistenza medica al lavoro alla famiglia; dalla tutela giuridica ai minori alla scuola; dal riconoscimento di rifugiato alla cittadinanza. Nella parte finale della guida è poi consultabile un opuscolo con gli indirizzi degli enti istituzionali che – provincia per provincia – offrono servizi alla popolazione straniera. Il volume è distribuito in tutta la regione presso consolati, enti locali, associazioni culturali, biblioteche, C.T.P. Vivere in Piemonte è inoltre consultabile nella versione web, ospitata dal sito dell’Osservatorio interistituzionale sugli stranieri in Provincia di Torino. Spunti di riflessione: La guida Vivere in Piemonte rappresenta uno strumento efficace d’informazione e di conoscenza dei servizi presenti sul territorio provinciale. Sono molteplici, infatti, gli aspetti di interesse. In primo luogo, l’idea di ripercorrere le tappe che vanno dall’ingresso in Italia all’acquisizione della cittadinanza. Molto diretta ed efficace è poi la modalità con cui vengono trasmesse tutte le informazioni: chi ha lavorato alla realizzazione del progetto ha infatti scelto la domanda come strumento esplicativo. "Dove si richiede il permesso di soggiorno?", "Come lo si rinnova?", "Chi può chiedere il ricongiungimento familiare?" Un metodo semplice, immediato e preciso. La traduzione in albanese, arabo, cinese, francese, inglese, spagnolo, russo e rumeno, garantisce a tutte le etnie di poter usufruire immediatamente della guida. L’utilizzo infine del web – tradotto anch’esso nei nove idiomi – permette di consultare Vivere in Piemonte anche a coloro che sono sprovvisti della versione cartacea. Link: Vivere in Piemonte
3.5 Università e ricerca Le società multiculturali – e le pratiche interculturali – sono oggi, più che mai, un ambito di indagine in continua crescita ed espansione. I corsi di laurea delle facoltà umanistiche in special modo, propongono molteplici corsi e seminari legati a tali tematiche, seguendo – ovviamente – approcci molto diversi tra loro: sociologico e antropologico, pedagogico e psicologico, economico e giuridico. Affianco alle università, si assiste anche al consistente sviluppo di centri studio che propongono e realizzano progetti di ricerca sulle migrazioni internazionali, sulla comparazione delle politiche migratorie, sulle diverse modalità di cooperazione decentrata, sul transnazionalismo. Università e centri studio sembrano seguire – nella realizzazione dei loro progetti di ricerca – due linee guida: • Teorico/conoscitivo: corsi di laurea, cicli di seminari, ricerche nazionali e internazionali • Pratico/operativo: master post lauream, scuole di specializzazione, corsi ad alta formazione I casi studio che seguono illustrano due realtà particolarmente significative attive sul contesto piemontese. Il primo segue il filone teorico/conoscitivo, il secondo quello pratico/operativo.
Pratica interculturale 21: Università di Torino – Dipartimento di Scienze antropologiche, archeologiche e storico territoriali (SAAST) Descrizione dell’iniziativa/progetto: Il Dipartimento SAAST è stato istituito nel 1982 da un’équipe di docenti e ricercatori attivi nell’ambito degli studi dell’Antropologia (culturale e fisica), dell’Archeologia e della Geografia. Principale attività del Dipartimento SAAST – oltre l’organizzazione di congressi, convegni ed eventi – è la realizzazione di progetti di ricerca nell’area antropologica (dodici docenti coinvolti), nell’area archeologica (undici docenti coinvolti) e nell’area geografica (tre docenti coinvolti). L’attività di ricerca nel settore antropologico è, ad oggi, quella più strutturata e ricca di iniziative: • Progetto di ricerca sull’area africana. Missione etnologica italiana in Africa Equatoriale: il progetto di ricerca prese avvio nel 1979, con i primi studi antropologici realizzati presso la popolazione dei BaNande situata nella regione dei Grandi Laghi (sud-est ex Zaire). Nel 1992, la missione etnologica si estende anche alla zona del Burundi: viene firmato nel 1993 un accordo di cooperazione tra l’Università di Torino e l’Università di Bujumbura. L’ultima fase del progetto di ricerca (1999) ha esteso ulteriormente l’area di indagine etnologica alla Tanzania settentrionale e a diverse regioni del Camerun. Le pubblicazioni che si sono realizzate a seguito delle diverse ricerche sono segnalate in: www.missioneetnologica.unito.it/pubbli.htm • Progetto di ricerca sull’area americana. Si sono realizzate le seguenti pubblicazioni: Testi originali delle religioni mesoamericane; Testimonianze ottocentesche inedite sugli indigeni del Caguetà e del Putumayo (Amazzonia colombiana); Dalla vita alla morte nelle culture mesoamoericane. • Progetto di ricerca sull’area europea. All’interno del programma “Etnologia e tradizioni popolari (feste, abitazioni, società pastorale) è stata realizzata una ricerca triennale dal titolo Pastorizza transumante in area alpina e mediterranea. Lo studio ha affiancato ricerche sul campo con indagini d’archivio della letteratura antropologia e geografica. La ricerca «si è concentrata soprattutto sullo studio dei percorsi transumanti dei pastori della Valle Gesso e di altre valli delle Alpi Piemontesi, con l’intento di mettere in luce similarità e differenze con altre forme di vita pastorale in area alpina a mediterranea». • Progetto di ricerca sull’area dell’Oceania: ricerche etnologiche sul campo in Polinesia e in Melanesia. • Progetto di ricerca Beni culturali, musei, catalogazione e multimedialità. L'obiettivo del progetto è la creazione di strumenti multimediali e ipertestuali per l'ordinamento e la memorizzazione di oggetti d'interesse etnografico. L’unità operativa è impegnata in un ulteriore progetto: il programma di ricerca interuniversitario per l’elaborazione di un archivio multimediale della ritualità tradizionale. L’attività di ricerca nel settore archeologico si articola sulle seguenti iniziative: - Progetto di ricerca Vicino e Medio Oriente: scavi arechologici in Iraq (località di Nimrud, Kifrin, Hatra, Seleucia al Tigri) e Turkmenistan (località di Nisa Partica) - Progetto di ricerca Egitto: scavi archeologici a Behrein, zona del delta del Nilo, Isola di Nelson - Progetto di ricerca Mondo Classico: scavi archeologici in Calabria, Sicilia e Basilicata. - Progetto di ricerca Medioevo: scavi archeologici in Calabria L’offerta didattica avanzata del Dipartimento SAAST propone dottorati di ricerca in Scienze antropologiche; Archeologia e una Scuola di Specializzazione in Archeologia. Il Dipartimento organizza durante l’anno accademico diversi convegni e seminari. Spunti di riflessione: Le attività e i progetti di ricerca del Dipartimento SAAST rappresentano, in ambito regionale, una realtà particolarmente significativa. Per il numero di docenti coinvolti, per l’eterogeneità delle ricerche, per le aree geografiche studiate. In particolar è il settore antropologico quello più ricco di iniziative: tutti i continenti – esclusa, tuttavia, l’Asia – sono stati interessati da progetti di ricerca etnologica ed etnografica. Parimenti attivo è poi l’ambito archeologico: seppure le spedizioni coprano soltanto tre zone, le pubblicazione che ne sono scaturite sono davvero numerose e articolate. Interessante, infine, è il progetto legato alla multimedialità: uno strumento comunicativo divenuto oggi fondamentale anche per le discipline umanistiche e per gli studi museali. Link: Dipartimento di Scienze Antropologiche, Archeologiche e Storico Territoriali
Pratica interculturale 22: Etnica – Master "Management interculturale" Descrizione dell’iniziativa/progetto: Etnica è un centro studi di Biella che – primo in Italia – ha sviluppato le teorie sul Marketing interculturale e sul Welcome banking. Una delle principali attività di Etnica è dunque la realizzazione Master in Management interculturale. Il centro studio, attivo dal 2002, si avvale di un network di ricercatori e professionisti impegnati in: marketing-management interculturale, editoria multiculturale, comunicazione interculturale, commercio equo, finanza etica, microcredito, welcome banking. Etnica è attiva su tutto il territorio nazionale e collabora con banche, imprese, enti pubblici e associazionismo interessati a «valorizzare i migranti come clienti e collaboratori e ad avviare una relazione proficua con le comunità migranti». La finalità del Master in Management Interculturale, realizzato a partire dal 2005, è quella di dotare gli imprenditori e i manager di strumenti per «valorizzare le identità dei migranti all’interno delle banche, delle aziende, delle imprese sociali, delle ASL e degli enti locali per progettare, distribuire, comunicare prodotti, servizi ed eventi welcome». Destinatari dell’iniziativa (a numero chiuso e pari a 40 corsisti) sono studenti universitari provenienti da qualsiasi corso di laurea e migranti laureati di prima e seconda generazione. Le lezioni, della durata di quattro ore, hanno cadenza settimanale. Il Master si articola su due moduli: base (120 ore) e facoltativo per la creazione d’impresa interculturale (30 ore). Le lezioni del modulo base affrontano i seguenti argomenti: • Sociologia ed economia della migrazione • Legislazione dell’immigrazione • Marketing etnico, welcome marketing e marketing interculturale • Diversity management e mediazione interculturale • Rendicondazione sociale e di genere • Commercio equo e turismo responsabile • Microcreditito, finanza etica ed agevolata • Laboratorio di progettazione interculturale Le lezioni del modulo facoltativo per la creazione d’impresa affrontano i seguenti argomenti: • Diritto e organizzazione delle cooperative • Pianificazione e controllo • Rapporto con gli entri provvidenziali, locali ed erariali • Laboratorio di creazione d’impresa Le diverse lezioni prevedono il coinvolgimento di docenti universitari, esperti in Marketing e comunicazione interculturale, esperti in Diversity management, professionisti aziendali, avvocati e imprenditori etnici. Il Centro Studi Etnica ha inoltre promosso il primo festival dell’economia interculturale, che si terrà a Milano dal 12 al 20 ottobre 2007. Spunti di riflessione: L’iniziativa proposta da Etnica si rivela particolarmente interessante nella prospettiva della ricerca Interculture map. Un primo elemento di interesse è l’assoluta novità dell’iniziativa. Praticare l’intercultura, attraverso un approccio economico – manageriale – costituisce ad oggi un’iniziativa unica nel suo genere. Una strategia, cioè, finalizzata a favorire la nascita, lo sviluppo di imprese e cooperative migranti e/o multietniche e, nel contempo, proporre modelli economici e aziendali non solo sostenibili, ma anche in grado di sviluppare le opportunità del multiculturalismo. Interconnessa a questo primo aspetto di interesse vi è la deontologia di Etnica e della sua proposta: il Master, infatti, si basa su tre valori cardine: «la solidarietà, la valorizzazione delle identità e la sostenibilità economica». L’economia interculturale può diventare oggi un aspetto importante della società: la popolazione straniera in Italia ha infatti un tasso di incidenza pari al 12%. Studi e ricerche socioeconomiche rivelano quanto questo «target di mercato sia promettente, ma paradossalmente risulti il più trascurato». Il Master in Management Interculturale si propone quindi come opportunità in cui le identità vengono valorizzate e responsabilizzate fino a diventare creatività e innovazione sociale, economica, artistica e scientifica. Un altro aspetto interessante dell’iniziativa è l’apertura del Master a tutti i corsi di laurea delle università. Un segno questo,– crediamo – importante nel considerare l’economia e l’impresa interculturale un settore ricettivo, permeabile a diverse conoscenze e discipline, sia umanistiche che tecnico-scientifiche. Infine, altro aspetto forte dell’iniziativa proposta da Etnica, è l’organizzazione del primo festival dell’economia interculturale. Città in cui verrà realizzato l’evento: Milano, cuore finanziario d’Italia. Un’idea senza dubbio interessante per far conoscere pratiche interculturali – ed economiche – finora innovative e all’avanguardia. Link: Etnica – Master Management Interculturale
Bibliografia ASAI – Associazione Animazione Interculturale, Diversi volti, tante storie: i ragazzi dell’ASAI, 2003 Associazione Piemondo, Associazione Mamre, Provincia di Torino – Solidarietà Sociale, Centro Interculturale – Comune di Torino, Media e comunità immigrate in Provincia di Torino. Materiale del progetto di ricerca, Torino 2005 D. Baqué, Pour un nouvel art politique: De l'art contemporain au documentaire, Flammarion, Paris 2006 E. Brighenti (a cura di), Ricomincio da me. L’identità delle scuole di seconda occasione in Italia, IPRASE Trento – Istituto Provinciale per la Ricerca, l’Aggiornamento e la Sperimentazione Educativi, 2006 S. Caprifoglio, La comunicazione sociale tra approccio comunicativo e di marketing (tesi di laurea), 2003 Caritas/Migrantes, Immigrazione Dossier Statistico 2006 – XVI Rapporto, IDOS Centro Studi e Ricerche C. D. Città di Arezzo, Centro Interculturale – Comune di Torino, CBAI – Centre Bruxellois d'Action Interculturelle, Université Catholique de Louvain-la-Neuve, ACCEM, Universidad de Sevilla, L'educazione interculturale: un cantiere d'Europa. Progetto Socrates/ Comenius, risultati del progetto, 2004 Centro Interculturale – Comune di Torino, Animatori Interculturali. Un’esperienza di formazione, 2000 Centro Interculturale – Comune di Torino, «Identità e Differenza», 2003-2004 Centro Interculturale – Comune di Torino, Passaggi e soste. Intercultura: spazi e limiti dell'incontro, Atti del VI Incontro Nazionale dei Centri Interculturali, 2004 Centro ISI, Carta dei servizi, 1999 Cicsene, Pianeta Possibile, Centro Interculturale – Comune di Torino, Educazione Interculturale. Materiali e proposte di attività per i giovani, 2001 M.E. Coffano, L. Mondo, M. Del Savio, Stranieri e salute, 2005 Comune di Venezia – Assessorato Politiche Sociali, Servizio Immigrazione e Promozione dei Diritti di Cittadinanza – Cooperativa Cogess – Opere Riunite Buon Pastore Schio – Associazione Il Mondo nella città, I richiedenti asilo in Italia: tra diritto e realtà, (in www.meltingpot.org/articolo3066.html), 2004 Confindustria – Centro Studi, Stranieri e mercato del lavoro, Mensile di analisi e documentazione n. 0, 2006 P. Coppo, G. Cardamone, S. Inglese, Etnopsichiatria: un manuale per capire, un saggio per riflettere, Il saggiatore, Milano 1996 COSPE, Media e Immigrazione in Italia Rapporto sulla Settimana Europea di Monitoraggio dei Media in Italia, Firenze 2003 A. Dal Lago, Non Persone. L’esclusione dei migranti in una società globale, Feltrinelli, Milano 1999 Fondazione Censis, Cospe Italia, Stoa Olanda, GREEM Istituto di ricerca sulla relazione tra infanzia e media, Dipartimento di Scienze Sociali Applicate – Università di Bradford, Tuning into diversità. Immigrati e minoranze etniche nei media, 2002 Fondazione IDIS – Città della Scienza, Young: Integrated Action to combat school trauancy and child labour, Rapporto di ricerca, 2003-2005 Fondazione Michelangelo Pistoletto – Cittadellarte, «Journal», n.10, 2006 Istituto d’Arte Applicata e Design, Design e Intercultura a Torino (materiale promozionale), 2005 M.T. Martinengo, Alla Croce Morelli dove convivono ventidue nazioni, «La Stampa», 23 marzo 2005 Materiali di lavoro, Provaci ancora, Sam!, Edizioni 2003, 2004, 2005 P. Meroni, Opinione pubblica europea e Islam: il ruolo dei media (tesi di laurea in Sociologia), 2005 Ministero della Sanità, Gruppo Abele, Immigrazione e prostituzione in Italia, 2005 Ministro degli Interni, Testo Unico sull’Immigrazione – Articolo 18, 1998 A. Morrone, M. Mazzali, Le stelle e la rana. La salute dei migranti: diritti e ingiustizie, Franco Angeli, Milano 2000 T. Nathan, La follia degli altri: saggi di etnopsichiatria, Ponte alle grazie, Milano 1990 Network per lo sviluppo della comunicazione sociale, Campagna di sensibilizzazione “Etnopoli” (materiale promozionale), 2005 Network per lo sviluppo della comunicazione sociale, Seminario Intercultura: le parole per dirlo. Alla ricerca di un territorio linguistico da condividere (sintesi degli interventi), 2005 M. Pistoletto, Progetto Arte, 1994 Provincia di Torino, Osservatorio Interistituzionale sugli stranieri in Provincia di Torino, 2005 Regione Piemonte, Testo della delibera regionale n.56-10571, 1996 Regione Piemonte, Vivere in Piemonte. Guida ai servizi per i cittadini stranieri, 2005
Note 1 - R. Ricucci e A. Bergamaschi, Piemonte – Rapporto Immigrazione 2006, in Caritas Migrantes, Dossier statistico Immigrazione 2006, Centro studi e ricerche IDOS, Roma 2006, pag. 346. 2 - Ivi., p. 346. 3 - Ibid. 4 - Ibid.
|
|
|
|